Lo spunto, rubato in rete, che ha originato questa riflessione è legato ad una pratica che è comune a molti, sia giovani che adulti, e trova espressione in molti ambiti professionali e scolastici.
Nello specifico si parla di una insegnante impegnata a tracciare sulla lavagna precise informazioni testuali che gli studenti avrebbero dovuto annotare scrivendo, e di una studentessa che decide di rinunciare agli appunti sostituendoli con uno scatto fotografico dal suo smartphone. Una foto alla lavagna per catturare in forma visuale le note dell’insegnante.
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All'ovvia domanda dell’insegnante su cosa stesse facendo la risposta della studentessa è stata altrettanto chiara e scontata: “Cosa c’è di sbagliato in quello che ho fatto?”. “Non sono capace di leggere le mie note scritte a mano, con una foto sono sicura di comprendere quanto scritto sulla lavagna”.
L’iniziativa della studentessa è pratica diffusa e in continua espansione tra gli studenti di ogni ordine e grado. E’ una pratica che interessa anche documenti come PDF e presentazioni PowerPoint che vengono rese disponibili online agli studenti. E’ una pratica che se esercitata dagli studenti attenti serve a raccogliere informazioni per lo studio e da studenti poco interessati alla lezione si manifesta con foto scattate di nascosto ad amici e compagni di banco e che finiscono nella rivista sfogliabile in cui si è trasformato il loro dispositivo mobile.
L'azione della studentessa è stata presa dall'insegnante ad esempio per una discussione in aula ache si è rivelata più utile di una qualsiasi indagine. Alcuni studenti hanno spiegato che fissare su uno scatto le note della professoressa è un modo per poterle ritrovare in seguito e per non perderle. Può capitare che perdano un quaderno o dei fogli ma mai il loro dispositivo mobile. Altri amano fare del foto per copiare esattamente quanto scritto da qualcun altro, calligrafia, organizzazione delle note, forma, ecc. Altri ancora hanno spiegato il ricorso allo scatto da smartphone per evitare di distrarsi scrivendo appunti su un quaderno.
La pratica di registrare la lezione con dispositivi digitali non è nuova ed è nata dall’arrivo del personal computer e dei primo dispositivi di registrazione. Lo smartphone e il tablet offrono oggi tutte le funzionalità precedentemente sperimentate su dispositivi diversi, integrate in uno solo e inoltre, dispongono di potenti applicazioni capaci di offrire loro nuove e avveniristiche opportunità.
Inesistente nei ragazzi qualsiasi preoccupazione per la violazione della privacy e per il copyright così come irrilevante l’interrogativo su cosa significhi passare dal prendere appunti manualmente a scattare una semplice fotografia.
Prendere appunti è stata considerata per anni una pratica da incoraggiare per la sua validità nella comprensione di ciò che si sta annotando, oltre che in una migliore memorizzazione e archiviazione delle informazioni. Il fatto he sia percepita come obsoleto da parte degli studenti non significa che sia superata. Prendere note fa lavorare il cervello in varie forme, come l’ascolto, la vista, la cinestetica e lo aiuta nel processo di organizzazione, sintesi e memorizzazione dei dati sotto forma di blocchi cognitivi di informazione e conoscenza per un utilizzo futuro.
Lo scatto della foto esclude tutti i passaggi sopra descritti es esercita esclusivamente il polpastrello di una mano.
Per l’insegnate che ha descritto questa esperienza in rete è impossibile sapere cosa gli studenti di oggi stiano perdendo o cosa stiano guadagnando. Si può però attaccare alla testa di ogni studente una serie di elettrodi e monitorare cosa succede nel loro cervello in termini di sinapsi e onde cerebrali quando viene scatta una foto al posto di prendere degli appunti scritti. Un metodo forse ancora poco efficace e inadeguato ma che praticato in aula potrebbe convincere molti studenti a ritornare alle note scritte……