I primi nativi digitali sono giunti alle superiori quest’anno.
Nel bagaglio delle competenze chiave UE 2020, infatti, si introducono “legittimamente” le competenze digitali per i futuri apprendimenti.
Nel primo gruppo ( “Nativi digitali. Marc Prensky: ‘It’s time to adapt’” la Redazion, “Born digital 2.0” di Paolo Ferri , “Nativi digitali puri e nativi digitali spuri” di Paolo Ferri) si introduce il dibattito in corso sull’identità del nativo digitale che, sempre più, distingue le “scelte” del nativo – indotte dai “nuovi bisogni” – da quelle del “migrante”.
È cruciale quindi la relazione del nativo con il migrante perché questa determina la natura dell’ambiente e la natura della “dipendenza” o della “interazione” di entrambi dalle tecnologie digitali.
Il secondo gruppo (“E-book, verso l’intelligenza digitale” di Arturo Marcello Allega, “I comportamenti e i consumi tecnologici dei giovani” di Veronica Mobilio, “Il digital storytelling a contenuto storico-scientifico” di Liborio Dibattista e Francesca Morgese, “La libertà di scegliere e le tecnologie digitali a scuola” di Andrea Turchi) di articoli entra nel merito della natura di alcuni stili di apprendimento ‘”tipici” di questa nuova intelligenza, l’intelligenza digitale, che si auto-organizza intorno a nuovi processi.
Si aprono percorsi strutturati sulle connessioni – intelligenza connettiva – dove l’obiettivo formativo è anche la soluzione di un problema.
Interagire con lo strumento digitale diventa essenziale per costruire le proprie esperienze.
Il terzo gruppo ( “Quattro date che hanno sconvolto il mondo” di Arturo Marcello Allega, “A proposito di scuola digitale” di Franco De Anna, “Nativi digitali e “homo diversamente sapiens” di Franco De Anna, “Quale scuola, quale docente nell'era digitale” di Francesco Macrì ) di contributi alla rivista introduce e analizza con cura diversi modelli culturali nel contesto degli standard che hanno coniato quello attualmente in auge nella scuola italiana (e non solo).
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