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NON VOGLIO PIÙ STARE NEL "DESERTO DEI TARTARI"

NON VOGLIO PIÙ STARE NEL "DESERTO DEI TARTARI"

13 Novembre 2014 Redazione Scuola
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Proibire. Sembra essere questo l'ordine imperante nelle scuole che non hanno ancora abbracciato l'apertura alla didattica digitale. Ma lo stesso vale per alcuni educatori che, coinvolti loro malgrado in un progetto digitale, storcono il naso davanti a tablet e smartphone accesi.

Proibire l'uso di qualsiasi dispositivo elettronico che deve essere spento e, secondo molti regolamenti, chiuso nel cassetto della cattedra. Poichè però i docenti non possono e non devono permettersi di eseguire una "perquisizione" a inizio lezione, molto spesso la regola è ignorata.

Se riteniamo la scuola il luogo della formazione e della cultura e se consideriamo che la stragrande maggioranza di preadolescenti e adolescenti oggi possiede uno smartphone ed una connessione internet che regolarmente utilizza per contattare amici, ascoltare musica, vedere video su youtube, interagire sui social, il messaggio che arriva, implicito ma ben chiaro, è: "Con quegli "aggeggi" puoi farci tutto tranne usarli per costruire la tua formazione e la tua cultura".

E a questo punto diventa sempre più difficile dare risposta ad una delle domande più urgenti de nostri alunni: "Perchè vengo a scuola? Cosa c'entra quello che faccio qui dentro con la realtà, con la mia vita quotidiana?".

Io amo il mio lavoro, immensamente, ma a volte mi sono sentita come il soldato Giovanni Drogo, protagonista del capolavoro di Dino Buzzati "Il deserto dei tartari": un uomo che consuma la sua vita in una Fortezza, totalmente impermeabile alla realtà esterna.


Mentre fuori scorre la vita vera, nella Fortezza ci sono solo pochi impercettibili cambiamenti, il tempo sembra fermo, gesti e riti si ripetono in una monotona routine.

Ecco, non mi voglio sentire così, non voglio mai più sentirmi così.

I libri di testo si adeguano, nuovi argomenti vanno a popolare le pagine che propiniamo agli studenti: ultimamente nelle antologie si parla di email  o sms accanto alle famose tipologie testuali del diario o della lettera, nei testi di storia si arriva fin quasi ai giorni nostri e in quelli di geografia si insiste sui problemi ambientali e sulla globalizzazione. Benissimo. Ottimo.

Ma se ne parliamo di argomenti così nuovi e attuali continuando ad usare gli stessi strumenti e gli stessi metodi di un tempo risultiamo davvero poco credibili.

Non voglio che siano solo la lavagna o i libri a rinnovarsi, voglio che sia tutto il sistema.

Voglio io per prima rinnovarmi ed abbattere le mura di questa Fortezza.

Altrimenti l'unico uso che i ragazzi continueranno a fare del loro cellulare a scuola sarà quello di sfidare il divieto per riprendere e ridicolizzare l'ignaro insegnante seduto in cattedra!


Vittoria Paradisi

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