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Serve un approccio pragmatico e utilitaristico. Scuola e tecnologia, parlano gli insegnanti [2].

Serve un approccio pragmatico e utilitaristico. Scuola e tecnologia, parlano gli insegnanti [2].

17 Ottobre 2015 Redazione SoloTablet
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Alla seconda intervista sul tema scuola e tecnologia SoloTablet ha incontrato Giuseppe Corsaro, Insegnante di Lettere alla Secondaria di primo grado: "Gli insegnanti che usano il digitale sono pochi e fra questi ancor meno sono coloro che lo usano in classe per l’attività didattica. E’ necessaria una rivisitazione del ruolo del docente. Non si può introdurre la tecnologia per continuare a fare didattica alla vecchia maniera o esclusivamente per la produttività personale del docente o per gli aspetti amministrativo-burocratici. "

    Se sei un/a insegnante e vuoi contribuire e partecipare all'iniziativa di SoloTablet puoi contattarci a questo indirizzo. Ti verranno inviate le domande utili a comporre l'intervista.

    Per l'anno scolastico 2014 propongo a tutti gli inseganti  il mio ebook 'Tablet a scuola: come cambia la didattica'.


    Cosa pensa delle nuove tecnologie e che tipo di relazione intrattiene con esse nella sua vita individuale e professionale?

      Non mi ritengo un “estremista del digitale”. Uso le tecnologie (non soltanto quelle digitali) con un atteggiamento molto pragmatico ed utilitaristico: se ne vedo una reale utilità ed efficacia per ciò che devo fare, bene… altrimenti ne faccio a meno. Questo vale sia per l’uso privato che per quello professionale.

       

        E’ favorevole all’introduzione di tablet e applicazioni mobili in aula?

          Sì, ma ad alcune condizioni. Il docente medio in Italia non è attualmente ben preparato a questa cosa. Si è fatta poca formazione e in genere anche male (ma gli esempi positivi ci sono).

          Gli insegnanti che usano il digitale sono pochi e fra questi ancor meno sono coloro che lo usano in classe per l’attività didattica. E’ necessaria una rivisitazione del ruolo del docente. Non si può introdurre la tecnologia per continuare a fare didattica alla vecchia maniera o esclusivamente per la produttività personale del docente o per gli aspetti amministrativo-burocratici. Un esempio? E’ sufficiente mettere una LIM in classe se poi viene usata (quando va bene) come semplice proiettore?

          Da questo punto di vista sono stati commessi degli errori in passato. Si sono spaventati gli insegnanti con ore di formazione inutile sui software proprietari dei vari produttori di LIM (in genere farraginosi e non facili da usare) come se l’insegnante dovesse diventare autore totale delle risorse didattiche che gli necessitavano. Si sarebbe potuto invece insegnargli ad utilizzare la LIM con risorse già disponibili (in rete o dagli editori dei testi scolastici) e con tool e attività realmente interattive per lui e per gli alunni. Sarebbe stato preferibile spendere tempo ed energia per fargli conoscere quanti tool ci sono che permettono un uso interattivo e creativo della LIM. Il risultato di questi errori è che ora le LIM (inutilizzate o usate male) sembrano un investimento sbagliato.

          E poi, l’introduzione di una tecnologia in classe deve essere fatta consapevolmente e dovrebbe essere condivisa da tutti gli insegnanti di una classe.

           

          Secondo alcuni la scuola italiana è ricca di risorse, professionalità e competenze ma è mal organizzata e soprattutto incapace di sfruttare le nuove tecnologie. Lei cosa ne pensa? Quali potrebbero essere, secondo lei, le strategie e i programmi da implementare?

          Amministrando il gruppo Insegnanti 2.0 da quasi due anni ormai (insieme alle due colleghe Elisabetta Nanni e Chiara Spalatro) sono costantemente in contatto con le migliori energie della scuola italiana. E’ vero che ci sono ottime professionalità e competenze, anche sull’integrazione delle tecnologie nell’azione didattica. Potrei citare centinaia di esempi. Insegnanti che si sono autoformati e che fanno un uso intelligente ed efficace delle nuove tecnologie nella loro quotidianità in classe. Il guaio è che queste “eccezioni” positive non diventano mai sistema. Con il nostro gruppo qualche effetto benefico in tale direzione si è riusciti ad averlo. La formazione volontaria, informale e tra pari ha prodotto un effetto di “contagio” notevole. A livello istituzionale però finora tutto tace. Gli unici esempi positivi di azioni sistemiche serie, ben strutturate e ben attuate che conosco riguardano due sole regioni: Trentino (Iprase) e Emilia Romagna (Servizio Marconi).

              Sulla formazione degli insegnanti poi qualcuno è partito nella giusta direzione. Oltre i due enti citati prima, sarebbero tanti gli esempi (però isolati) di una formazione efficace. Anche qui, comunque, si fatica a far diventare queste buone pratiche sistema. Indire con i corsi Didatec, l’Università di Genova con EPICT, AICA con Fare didattica nel web 2.0, e pochi altri… Ad oggi però le azioni di sistema in tale direzione sono nulle. Sulla formazione iniziale stenderei un velo pietoso. Su quella in servizio, pure. Sul fatto che neanche i prossimi futuri insegnanti potranno contare su una buona preparazione all’integrazione delle tecnologie in didattica ci sarebbe tantissimo da fare. Ad oggi neanche i CdL più orientati all’insegnamento prevedono corsi per una tale preparazione (fatta eccezione per dei laboratori più o meno validi e quasi tutti facoltativi).

               

                Ha già sperimentato il tablet in classe? Ci potrebbe raccontare qual è stata la sua esperienza personale e didattica?

                  Nella mia scuola tecnologia ce n’è poca (quasi niente dopo gli ultimi furti). Io cerco di sfruttare al massimo quello che ho. Di tablet non ne abbiamo ma ho praticato in alcune occasioni il BYOD facendo usare ai ragazzi i propri dispositivi (netbook, tablet e smartphone). Ho incontrato molte difficoltà. Il regolamento della mia scuola ne vieta l’uso (e quindi ho dovuto ottenere una deroga ed una autorizzazione da parte anche dei genitori). La connessione wi-fi è insufficiente e non c’è una policy che permetta l’accesso autorizzato e controllato di dispositivi personali (e quindi ho potuto far usare solo i dispositivi che hanno connessione propria). Gli altri docenti (non tutti) sono contrari (e quindi ho dovuto difendere più volte questa scelta).

                  I ragazzi hanno apprezzato. Hanno scoperto (con non poca sorpresa) nuovi utilizzi dei loro “totem digitali”. Hanno partecipato volentieri (e tutti!) alle attività didattiche. Sono scattati anche dei meccanismi di tutoraggio spontaneo tra di loro sia sull’uso del dispositivo sia sull’attività didattica specifica.

                   

                    Se ha sperimentato il tablet in classe ci può raccontare alcuni dei progetti realizzati?

                      Abbiamo usato parecchie volte i tablet e i telefonini dei ragazzi per attività di verifica. Con Socrative e con Kahoot anche le verifiche diventano piacevoli (addirittura divertenti). In occasione di un lavoro di storia sullo sbarco in Sicilia, alcuni dei ragazzi hanno portato i loro dispositivi per fare lavoro di gruppo. Altre volte abbiamo usato i tablet per ricerche e per lavori sul blog di classe. In una occasione li ho fatti usare per realizzare brevi filmati, foto e interviste. La classe partecipava ad un concorso ed ha prodotto un video con tali materiali.

                       

                        Come giudica le reazioni degli studenti?

                          Positive. In alcuni casi ho notato un forte cambiamento nell’atteggiamento verso lo studio. Voglio dire che la tecnologia mi ha spesso aiutato a coinvolgere anche i ragazzi meno ben disposti nei confronti delle mie discipline. Inoltre la personalizzazione che mi ha permesso di attuare il digitale ha sicuramente dato una mano a chi era più indietro e liberato energie in chi aveva meno difficoltà. Da ciò è sempre scaturito un sentimento di soddisfazione nei ragazzi (e in me, ovviamente).

                           

                            La tecnologia sta cambiando la scuola così come la vita delle persone. Effetti e risultati non sono facilmente prevedibili, soprattutto dal punto di vista cognitivo e dell’apprendimento di nuove conoscenze. Secondo lei quale futuro ci aspetta?

                              La scuola purtroppo finora non è stata molto disposta a farsi cambiare dalla tecnologia. Quantomeno in misura molto minore rispetto al resto della società. Molta colpa di ciò è da imputare a noi insegnanti. Abbiamo spesso ostacolato (quando non demonizzato) le tecnologie… anche in passato. Abbiamo creduto di poter perpetrare i metodi di insegnamento dei nostri insegnanti. La lezione frontale ha fatto il suo tempo. Tecnologia o no, chi crede di poter insegnare ancora facendo sermoni ex-cathedra sbaglia. Che la tecnologia (alle condizioni di cui ho già parlato) possa essere un’occasione e un’opportunità di rinnovamento da non lasciarsi sfuggire…beh, questo lo sostengo da parecchio tempo. Il futuro (ma già il presente) vedrà una sempre maggiore integrazione della tecnologia digitale nella vita quotidiana e quindi anche a scuola. Chi non lo capisce è fuori dal tempo. Non possiamo resistere. Dobbiamo piuttosto cercare di rendere proficua, utile ed efficace tale evoluzione. Noi insegnanti siamo in prima fila: mettersi in gioco è la parola d’ordine.



                              Profilo professionale e didattico di Giuseppe Corsaro

                               

                              Insegnante di Lettere alla Secondaria di primo grado. Esperto in nuove tecnologie applicate alla didattica.Da molti anni mi occupo di didattica e tecnologia, gestisco il sito scolastico della mia scuola, cerco e seleziono materiali e risorse per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di 1° e 2°grado, e li raccolgo all’interno del portale dell’Istituto Comprensivo Leonardo da Vinci di Mascalucia (CT) nella sezione “Materiali didattici”.

                              Grazie anche all’esperienza di lavoro extrascolastica ho imparato quanto fosse importante trovare e condividere con altri insegnanti le buone pratiche, i progetti, le esperienze, gli esperimenti, le prove i dubbi e le risorse offerte dalla Rete: per fare scuola in maniera innovativa.

                              Essendo anche fondatore e amministratore del gruppo “Insegnanti 2.0 che raggruppa ad oggi 12600 iscritti (in grandissima parte docenti) in una attivissima community professionale su Facebook, ho modo di leggere quotidianamente quanto fatto in molte scuole italiane, e di conoscere, selezionare e provare le esperienze più significative. Gestore di blog professionali dedicati alla didattica supportata dalle nuove tecnologie. Docente in vari corsi per insegnanti.

                              Il mio e-portfolio completo (con pubblicazioni, interviste, ecc…) è online a questo indirizzo http://professorecorsaro.wordpress.com/


                               

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