5000, 500, 50 in termini di anni rappresentano pietre miliari della storia umana.
Perché dico tutto questo? Perché sono portata per la scrittura, perché essa è elemento essenziale dell'evoluzione e temo di essere portatrice di una missione: quella di calamitare le persone ancorate al patrimonio librario senza eccezioni. Merce rara - le menti con visione olistica, non i libri! Che raggruppate in ambiti d’interesse culturale più facilmente possono essere, non manipolate, bensì mantenute sotto osservazione e oculatamente arginate. Anche così avviene il controllo del contagio di idee rivoluzionarie tra le masse.
Intanto i numeri hanno una origine più antica della scrittura. Antichi reperti (con tacche, incisioni) rivelano che le popolazioni neolitiche avevano elaborato sistemi di numerazione, benché presumibilmente avessero altre funzioni oltre al conteggio. I numeri nello sviluppo del pensiero umano e nelle elaborazioni del raziocinio, oltre che contare, pesano.
Si sono trovate tracce di scrittura cuneiforme tra i reperti storici del popolo dei Sumeri risalenti a circa 3000 anni a.c. Pressoché durante la stessa epoca alcune ricerche indicano la presenza di geroglifici nell'Alto Egitto. Ancora oggi Luxor testimonia lo splendore raggiunto dalla civiltà egizia attraverso monumenti faraonici (è il caso di dirlo!) che sovrastano per imponenza e numero qualsiasi altra città che si affaccia sul Nilo.
Luxor è anche una delle 54 città che andranno a formare Meta Utopia, ma non anticipiamo i tempi.
Intanto, altro inciso, sorge ridondante l’interrogativo: sarà pura casualità che la figura piramidale abbia ispirato per millenni e tuttora contraddistingua il potere assoluto cioè divino e di discendenza divina, potere economico e gerarchie di comando, sistemi aziendali, globalizzazione, il sistema Ponzi, la piramide alimentare, tecniche espositive di influencer, di marketing e di guru sotto tutti i cieli dell’arco terrestre?
Come non ravvisare in ciò un disegno di dominio continuo, sotto svariate forme, subdolo, sfociato di recente (in termini storici) prima nella cosiddetta globalizzazione (che doveva nelle promesse sbandierate ridurre la fame nel mondo) e poi in uno scenario di guerra globale?
Procediamo per tappe: per 5000 anni la scrittura è stata strumento di potere, di registrazione e accumulo di beni, di informazione e comunicazione per le classi regnanti; negli ultimi 500 anni la stampa ha consentito la diffusione del sapere tra il popolo (una breve parentesi in termini storici); ma già a partire dalla fine della seconda guerra mondiale la scrittura, quale veicolo della comunicazione (narrazione), viene offuscata dall’avvento di tecnologie innovative (radio, TV, cinema, giochi e animazione digitale) e degenerative (codici a barre, magnetico, microchip, QR) che progressivamente soppiantano la lettura e la comprensione immediata. La parola orale e l'immagine riprendono il sopravvento sopra lo scritto. Ma parola stessa, quando non viene abusata, corrotta, oltraggiata, si ritrova smarrita se non proprio ridicolizzata (emoticon). Mentre i codici rendono la massa bisognosa di intermediari ossia di strumenti guida per orientarsi.
Durante il Medioevo e il Rinascimento i predicatori hanno utilizzato il potere comunicativo delle immagini. Le chiese sono ricche di statue, quadri e affreschi che trattano i temi del Vecchio e del Nuovo Testamento, una televisione ante litteram per chi non sapeva leggere, la “lingua dei semplici”.
Con la scrittura nasceva la memoria non cerebrale, o per dirla con Borges, la scrittura come protesi della memoria. Il linguaggio orale ha trovato nei segni e nelle immagini un supporto tecnico. Ma nell’era digitale i nuovi media non forniscono più soltanto un ausilio alla conoscenza o un supporto alla elaborazione mentale. I media sono diventati “mezzi di persuasione e strumenti di potere”. Il mercato, la politica si servono della televisione dove la parola ha un “ruolo ancillare”; di fatto hanno relegato la cultura a una funzione subordinata al potere economico e politico dominante.
Quando Nassim N. Taleb, nel libro Il cigno nero foriero di catastrofi inattese, denuncia l’influenza intellettuale di pochissimi, che vede ancora più nefasta della “distribuzione iniqua della ricchezza”, non si sa quanto ciò debba più sorprendere o indignare. È l’obiettivo perseguito dalle élite nel bailamme della civiltà dello spettacolo. Mario Vargas Llosa si rammarica di scoprire come ormai l’unico valore che conta sia di fatto l’intrattenimento. La cultura se non è svago sembra un nulla di fatto; esiste in quanto passatempo.
MetaUtopia, l’ultimo in ordine cronologico dei mondi possibili, è in frenetica attività. In Egitto è in corso la costruzione della città di Luxor, ma non di Alessandria.
L’avvento della stampa segnò una rottura con il monopolio amanuense di trasmissione del sapere spalancando alle genti nuovi orizzonti.
La tecnologia blockchain, la cripto-moneta, il Metaverso riusciranno a dirigere nell’alveo di uno sviluppo armonico l’Utopia che verrà? O le vistose anomalie del mondo reale verranno ad essere riproposte in un susseguirsi di scenari a specchio?