Commentando il passo biblico in cui si parla della creazione dei due luminari, il Sole e la Luna, rispettivamente chiamati "grande luminare" e "piccolo luminare", e proprio per spiegare la motivazione di tale ultima definizione attribuita alla Luna, in una parabola ebraica si dice che, proprio lei, la Luna chiese a Dio: " è possibile che due re debbano indossare la stessa corona?". Anche la Luna pretendeva la sua corona! Lei stessa era regina potente come il sole! Ma, per tale mancanza di umiltà, si narra che Dio decise di ridurne le dimensioni e la luminosità. Luna rimase sconsolata: era quel piccolo luminare, la cui luce accompagnava, riflettendo, quella del sole, insieme al quale, era membro responsabile di una comunità celeste. Luna era disperata e si sentiva sola: senza quella corona cosa mai avrebbe potuto fare ed essere? Perché poi?
Sole, il re luminoso e potente, e Luna, piccola ribelle collaboratrice del re, sono dunque coloro che sembrano gestire una comunità di cui contemporaneamente sono anche membri insieme a pianeti diversi, a Terra, ricca e complicata personalità da curare nelle sue tempeste e nelle sue fragilità, e a tanti esseri umani intrecciati ad esigenze diverse, sogni e speranze, sacrifici e sorrisi. Una comunità dunque che ha in sé unici che vengono a trovarsi l'uno accanto all'altro, i cui gomiti si toccano, alle volte fino a spingersi, a provocarsi, dimenticando sempre di accarezzarsi: questa è dunque una comunità in cui ognuno vuole essere in realtà un re, dove nessuno guarda l'altro, nessuno sente la preziosità del suo ruolo, dell'importanza del confrontarsi, del crescere e del cambiare insieme. Una comunità in cui ognuno si sente re, e in cui tutti dimenticano qualcosa di fondamentale. Questa è l'immagine della nostra società, di ogni insieme di persone che, facendo gruppo per qualsiasi motivo o ambito, dimenticano il vero senso di essere e farsi "comunità" e quindi la vera vocazione umana.
La parabola ebraica continua poi dicendo che Dio vedendo la Luna così triste, ma nel contempo combattiva nel suo chiedere spiegazioni, decise di assegnarle un ruolo speciale: sarebbe stata presente sia di giorno che di notte, la sua luce e le sue fasi avrebbero scandito mesi e festività, tra meraviglia e costante mistero. Intesa come anima e missione, la sua luce dunque sarebbe stata identica a quella del sole per l'eternità: l'avrebbe accompagnata, incarnata, riflettuta e sostenuta.
La piccola e fragile luna diviene elemento speciale di quella comunità in cui tutti vogliono essere re. Elemento di contraddizione che insegna la grandezza della piccolezza. Questa parabola insegna infatti il valore della piccolezza, l'importanza di incarnare come modalità d'essere nelle nostre comunità quella della luna in tutte le sue fasi fino al plenilunio. La luce della luna, l'apprendere ad esistere altrimenti da lei, infatti, può rinnovare mentalità, comunità ed azione.
Nella parabola, diminuendo dimensioni e luminosità della luna, Dio ha introdotto invece la grandezza della piccolezza: la mentalità contemporanea solitamente ragiona nella direzione del più forte e del più bravo, per interesse e per guadagni personali, costruendo comunità, gruppi di persone che pretendono successo e potere da re di un regno sconosciuto ed inesistente se non nelle loro scuse, nel loro gridare per non ascoltare se stessi guardando gli altri che li sono accanto. Comunità di re che hanno dimenticato di farsi Luna, di saper reinventare la propria umanità a partire dalla luce piccola ma dirompente dell'umiltà.
Tu possiedi le stelle?
Quante lune silenziose ma reclamanti anima e giustizia ci sono nelle nostre comunità? Ci abbiamo mai fatto caso? Quanti Soli che, appesantiti dalle loro false ed inutili corone, fanno affievolire il proprio calore vitale d'umanità? Quanti altri elementi, esseri umani, pianeti vaganti tra sogni e disperazioni, affogati nel dimenticatoio di se stessi o abbagliati dalla luce di un sole che non vuole riscaldare ma solo divorare? Quante rivalità, quante indifferenze, solo per una corsa alla corona? Quante solitudini, quanti gridi? Quanti elementi ed esseri umani che come "sole" hanno bisogno del satellite "luna" e quante persone "luna" che hanno bisogni di veri "soli" d'esistenza senza corona se non calore d'umanità reale?
La luna e il suo illuminare nella e per la grandezza della piccolezza può salvarci. Come? Apprendendo da lei il suo modo di essere e le sue fasi. Difatti, la luna riflette la luce del sole, insegnando l'ESSERE TRA, il perdersi per rinascere, l'ascolto reciproco e la vicinanza per fornire meraviglia ed essere carezza reciproca, il mistero di una esistenza che si sacrifica, che si spende e quindi, che si fa grande a partire dalla piccolezza della sua fragilità.
In particolare, voglio concentrare la riflessione sulla fase del plenilunio. Esso è il momento in cui vediamo la Luna in tutta la sua dimensione, piena perché illuminata dal sole, immersa tra realtà ed immaginazione. Una fase che si dice fornisca energia, rinnovamento all'essere, cambiamento e crisi, inizio e fine, momento per riscoprirsi, ripensarsi ed agire.
Il Plenilunio è dunque il momento per riscoprire le nostre identità nel mistero e nella bellezza, illuminati da una comunità di elementi che apprendono dalla luna che si è veri re solo nella piccolezza, nell'umiltà di essere sguardi e voci, nella fragilità della propria piccola luce, unica e speciale che se unita a quella altri, se capace di riflettere l'altrui per cambiarlo e nel contempo per rinascere insieme nelle proprie anime, può dar vita a mentalità rinnovate ed azioni pensate. La luce della luna piena ci trasmette il vero senso della comunità e dell'agire: un fare che muove dall'interno, da un'anima re perché sguardo responsabile di una comunità di esseri umani che fanno della propria piccolezza la grandezza per essere e per fare. Una comunità dove nessuno vuole essere re, ma costruttore di nuova esistenza.
è la luce del plenilunio che dobbiamo incarnare: quella che fa della sua piccolezza, della sua umiltà, della sua luminosità delicata, carezza che cura e che fa rinascere gli altri nei loro sogni di esistenze da reinventare e che rinasce essa stessa per mezzo di essi e del calore umano vero che, solo rinnovati, sanno produrre!
Alla luce della luna piena ci riscopriamo re delle nostre piccolezze, membri e artefici di comunità che nascono nel plenilunio, abbandonando cioè corone di arroganza e di prepotenza e tornando ad essere uomini licantropi che, nel perdersi per riaversi, nell'abbandonare il piedistallo del proprio io e tuffandosi nel noi, si tramutano per reinventare insieme, se stessi e l'intera società. Grazie alla luna ognuno diviene sole, non re, ma fonte di energia e luce che illumina se stesso e gli altri, riflettendosi e ritrovandosi in essi.
Dunque, stasera alziamo la testa al cielo e guardiamo la luna, sussurriamole parole, sogni o angosce...lei saprà indicarci la luce di un plenilunio di un'esistenza che rinasce grazie alla grandezza della piccolezza.