Carezze d'esistenza.

27 Gennaio 2021 Nausica Manzi
Nausica Manzi
Nausica Manzi
share
Emmanuel Levinas e l'insegnamento da trarre nella Giornata della Memoria.

All'interno dei suoi Quaderni di Prigionia, nelle parole di Emmanuel Levinas  emerge forte l'esperienza di quei cinque anni di reclusione nel kommandos, che hanno cambiato profondamente la sua anima e fatto conoscere una realtà il cui significato perduto si poneva sempre altrove. Si è detto tutto e niente dello sterminio degli ebrei e dei campi di concentramento, idea folle ma realizzata, si trovano film su film, se ne parla tanto in tv ma, ogni volta, sentire o leggere le parole di chi ha vissuto o di chi è sopravvissuto a quella strage sconvolge e disarma l'anima ed inaspettatamente la redime attraverso una meraviglia che si dà sia come orrore, per il ricordo di ciò che è stato e per uomini che hanno dimenticato la loro essenza, sia come dolcezza, per essere stata in grado, nonostante tutto, di sollevare i volti sul cielo azzurro al di là del filo spinato e quindi, di far percepire l'esistenza come miracolo. 

-

Shoah significa propriamente olocausto, sacrificio, una definizione che sembra opporsi a una delle tante che Levinas ne dà, come la seguente che, personalmente, trovo straordinaria:  "silenziosa battaglia dell'amore" in cui ogni anima è turbata, "stimolata e gioiosamente esasperata" dalla presenza di un altro, che è " un assolutamente altro". In questo terribile racconto, Levinas concentra la sua attenzione sulla dimensione collettiva, sulla scoperta degli sguardi altrui, sul sentire la fragilità e la forza che essa contiene, inaspettatamente. Chiunque è un essere umano, ebreo o tedesco, chi subisce e chi comanda, e tutti hanno dimenticato la loro radice, volutamente o no, una essenza  che sembra essere scomparsa nel freddo, nell'umidità e nell'assurdità di un pensare senza pensiero che si dava e continua a darsi spesso in un "modo di contare gli uomini senza guardarli". A tal proposito, Levinas parla sempre dell'esperienza del sacrificarsi, inteso come soffrire per e nell'altro, arrivando a sostituirsi all'altro, ad essere da lui preteso, sentirsene responsabile fino all'estremo anche se questi è il nemico. Sacrificarsi vuol dire per Levinas anche tornare a guardare al volto altrui per riscoprirne contenere anche il proprio in tutte le sue rughe d'espressione. Dentro e fuori, nel passato e nel presente, guardarsi dritto negli occhi è l'unica arma per spezzare le catene in cui sono intrappolate le anime.

mia

Nelle sue parole drammatiche e profonde ad emergere è poi il valore disarmante della carezza. La carezza è un modo di avvicinarsi all'altro senza volersene impossessare, un movimento delicato che si intrufola nel dolore e nella perdizione piena dei campi di concentramento, tra vite dimentiche di se stesse, di amore e di luce. Proprio in quei luoghi, quel gesto, secondo Levinas, diviene il mezzo per tornare ad accorgersi del volto umano. La carezza ricorda che ognuno è composto di carne ed ossa, di lacrime e sorrisi, da lontano, senza possesso, essa sa scuotere le anime perché ricorda loro che sono vive. Nel buio profondo di questo pezzo della nostra storia, emerge una luce immensa: quella della vita che sempre combatte sottoforma di una carezza: carezze ribelli, carezze silenziose, carezze sacrificate, carezze dimenticate, carezze da ricordare, carezze da cambiare, carezze da cui prendere esempio, carezze da custodire. 

carezze

Bisognerebbe dunque incarnare la carezza come modo d'essere  e di agire nel mondo: ognuno di noi dovrebbe divenire una carezza d'esistenza.

Oggi nel giorno della memoria, nella giornata in cui si dovrebbe ricordare di parlare sempre della crudeltà a cui l'essere umano può giungere se si dimentica della sua essenza, nel mio piccolo, voglio invitarvi e invitarci a fare memoria di ciò che siamo stati, di ciò che siamo e soprattutto di ciò che potremo essere, di ricordare quindi la nostra anima, ovvero riportare ai nostri cuori l'umanità ferita di cui siamo parte. Come fare tutto questo? Trasformandoci in carezze d'esistenza nel buio di una umanità delirante e da cambiare tra passato, presente e futuro. Dunque, vi lascio tre modi che, indico anche nel mio saggio "Custode di esistenza" e che, a mio parere, sono efficaci per fare memoria e per renderci praticamente ed esistenzialmente delle carezze incarnate giorno dopo giorno:

1) Convertirsi: nel senso di cambiare direzione, di trasformarsi e mutare anche il proprio sguardo, quindi la propria prospettiva sulla realtà. Aprirsi a nuove prospettive, essere consci di essere parte di una collettività e di esserne responsabile perché è solo in essa che prende forma anche la propria personale anima. Convertirsi significa anche mettersi in discussione, tornare ad essere Terzi, guardarsi dall'alto, attraverso l'altro, nell'altro e come questo. Convertirsi per essere sguardo che, con il suo cuore  fragile e per questo forte, sa ridonare respiro ad ogni sofferenza.

2) Per-donare: nel senso di donare per accrescimento, concetto che ha in sé sia l'aspetto del dono che quello dell'accoglienza, perché se dono qualcosa, avvicino qualcuno, distruggo la distanza per vivere di vicinanza. Perdonare significa quindi essere capace di donare e donarsi sempre in misura maggiore, dimenticandosi di quel sé troppe volte messo sul piedistallo, perdendosi per riaversi, facendosi luogo per l'altro.

3) Custodire: nel senso di essere per prima cosa artefice di comunità, ovvero essere un elemento terzo che sa scombussolare un ordine per crearne un altro, internamente ed esternamente, colui che allarga gli orizzonti e che si riconosce nella responsabilità degli altri, con gli altri e grazie ad essi. Custodire è anche essere garante di giustizia, cioè portatore di una dimensione ulteriore e della possibilità di essere e fare altrimenti in ogni ambito della società, dal sociale a quello economico e politico. Custodire è passione di presenza, è vivere uno nell'anima dell'altro come presenza viva, intima più di quanto lo sia la nostra stessa anima, lì dove è imbattibile e nessuno può sfiorarla. Custodire per curare e curarsi.

In questo giorno della memoria quindi ricordiamo di convertirci, di per-donare e di custodire, per divenire, con le nostre stesse vite, delle carezze d'esistenza che possano essere fiori delicati e fragili, ma dai colori accesi, provenienti da un cuore forte e resistente. Che possiamo divenire davvero questo fiore che, con il suo essere dirompente e delicata carezza d'esistenza, sa essere costantemente elemento di contraddizione e rottura dei tanti tipi di fili spinati che, spesso, intrappolano e soffocano le anime!

Facciamo memoria di ciò che è stato per redimerci e per essere altrimenti!

Nausica.

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database


Mobijay

Produzione app per dispositivi mobili

Vai al profilo

Creact

Creact si occupa dello sviluppo di soluzioni mobile, web e desktop. Creact dà vita a...

Vai al profilo

EiS Srl

Operiamo in ambito ICT come System Integrator presentando un’offerta costruita ad...

Vai al profilo

Mobile App

Mobile app offre una serie completa di apps per tablet e smartphone B2B e B2C, la sua b.u...

Vai al profilo