Filosofia e tecnologia /

Oggi abbiamo sempre più bisogno di filosofi, di letterati, di Umanesimo (Sonia Scarpante)

Oggi abbiamo sempre più bisogno di filosofi, di letterati, di Umanesimo (Sonia Scarpante)

30 Marzo 2020 Interviste filosofiche
Interviste filosofiche
Interviste filosofiche
share
La tecnologia non è più neutrale. Oggi è importante non cedere alla seduzione della tecnologia salvaguardando nostri spazi, come è importante non allinearsi alle convenzioni perché “ così fan tutti”.

 

"Diogene […] obiettò una volta che gli si facevano le lodi di un filosofo: “Che cosa mai ha da mostrare di grande, se da tanto tempo pratica la filosofia e non ha ancora turbato nessuno?” Proprio così bisognerebbe scrivere sulla tomba della filosofia della università: “Non ha mai turbato nessuno” (F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III. Schopenhauer come educatore, tr. it. di M. Montinari, in F. Nietzsche, Opere, vol. III, tomo I, Adelphi, pag. 457)."  


Sei filosofo, sociologo, piscologo, studioso della tecnologia o semplice cittadino consapevole della Rete e vuoi partecipare alla nostra iniziativa con un contributo di pensiero? .

Tutti sembrano concordare sul fatto che viviamo tempi interessanti, complessi e ricchi di cambiamenti. Molti associano il cambiamento alla tecnologia. Pochi riflettono su quanto in profondità la tecnologia stia trasformando il mondo, la realtà oggettiva e fattuale delle persone, nelle loro vesti di consumatori, cittadini ed elettori. Sulla velocità di fuga e volontà di potenza della tecnologia e sulla sua continua evoluzione, negli ultimi anni sono stati scritti numerosi libri che propongono nuovi strumenti concettuali e cognitivi per conoscere meglio la tecnologia e/o suggeriscono una riflessione critica utile per un utilizzo diverso e più consapevole della tecnologia e per comprenderne meglio i suoi effetti sull'evoluzione futura del genere umano.

In questo articolo proponiamo l’intervista che Carlo Mazzucchelli  ha condotto con. Sonia Scarpante, scrittrice e docente di scrittura terapeutica.


 

Buongiorno, può raccontarci qualcosa di lei, della sua attività attuale, del suo interesse per le nuove tecnologie e per una riflessione sull'era tecnologica e dell'informazione che viviamo? 

Buongiorno, mi chiamo Sonia Scarpante, sono scrittrice e mi occupo come docente di scrittura terapeutica anche come formazione per educatori e operatori sanitari. Credo che l’era tecnologica si stia impossessando velocemente del “ nostro essere al mondo” e noi uomini ci affidiamo sempre più ad essa uscendone sempre più indeboliti e insicuri dal punto di vista umano. Il rischio di questo processo impositivo è che possa ammaliarci completamente e condurci verso una “ apatia del riconoscimento” dove via via perdiamo il senso di noi stessi e l’importanza dell’alterità come fonte di ricchezza per la crescita.

Per mia esperienza ventennale e personale posso dire che rivolgersi al prossimo in modo aperto e positivo - e questo vale anche per tutte le figure professionali che operano per il benessere sociale – significa credere fermamente nel potere della parola, intesa come strumento imprescindibile per dare o ridare fiducia; vuol dire tornare a guardarsi negli occhi per stimolare nell’altro una o più risposte positive: le stesse terapie fisiche indicate dagli specialisti, onde evitare la cattiva interpretazione dell’intera anamnesi, non possono tener conto della condizione intera del soggetto, della sua storia più intima, del suo carico di emozioni e di conflitti.

La storia dell’altro sa insegnarci molto anche della nostra stessa storia ma abbiamo bisogno del tempo condiviso, dello sguardo dell’altro senza il quale manca l’incontro emotivo.   

Secondo il filosofo pop del momento, Slavoj Žižek, viviamo tempi alla fine dei tempi. Quella del filosofo sloveno è una riflessione sulla società e sull'economia del terzo millennio ma può essere estesa anche alla tecnologia e alla sua volontà di potenza (il technium di Kevin Kelly nel suo libro Cosa vuole la tecnologia) che stanno trasformando il mondo, l'uomo, la percezione della realtà e l'evoluzione futura del genere umano. La trasformazione in atto obbliga tutti a riflettere sul fenomeno della pervasività e dell'uso diffuso di strumenti tecnologici ma anche sugli effetti della tecnologia. Qual è la sua visione attuale dell'era tecnologica che viviamo e che tipo di riflessione dovrebbe essere fatta, da parte dei filosofi e degli scienziati ma anche delle singole persone?  

Oggi abbiamo sempre più bisogno di filosofi, di letterati, di Umanesimo. Oggi è necessario parlare di comportamenti inesatti e di mancanza di etica, quando le condizioni umane lo evidenziano; bisogna tentare di migliorare perché molti aspetti della nostra società ci impoveriscono se non ci sentiamo protagonisti della nostra stessa vita.

Ci vuole coraggio. Non possiamo delegare agli altri le nostre responsabilità se qualcosa non segue il giusto corso, se il comportamento sconfina nell’incoerenza. E’ indice anche di nostra immaturità. C’è molto qualunquismo fra noi e questo non ci forgia, anzi, ci sfibra dentro, annullandoci piano piano come persone. Prendersi cura è anche questo: aiutarsi a capire, cercando di approfondire senza rivalità, compromessi e umiliazioni. Dobbiamo arricchirci, aprendoci senza restrizioni o finzioni. 

Miliardi di persone sono oggi dotate di smartphone usati come protesi tecnologiche, di display magnetici capaci di restringere la visuale dell'occhio umano rendendola falsamente aumentata, di applicazioni in grado di regalare esperienze virtuali e parallele di tipo digitale. In questa realtà ciò che manca è una riflessione su quanto la tecnologia stia cambiando la vita delle persone (High Tech High Touch di Naisbitt) ma soprattutto su quali siano gli effetti e quali possano esserne le conseguenze.  Il primo effetto è che stanno cambiando i concetti stessi con cui analizziamo e cerchiamo di comprendere la realtà. La tecnologia non è più neutrale, sta riscrivendo il mondo intero e il cervello stesso delle persone. Lo sta facendo attraverso il potere dei produttori tecnologici e la tacita complicità degli utenti/consumatori. Come stanno cambiando secondo lei i concetti che usiamo per interagire e comprendere la realtà tecnologica? Ritiene anche lei che la tecnologia non sia più neutrale?   

Sì la tecnologia non è più neutrale. Credo sia importante oggi non cedere alla seduzione della tecnologia salvaguardando nostri spazi, come è importante, ritengo, non allinearsi alle convenzioni perché “ così fan tutti”.

Bisogna superare quel conformismo che toglie molto alla nostra capacità di discernimento. E’ importante farci coinvolgere in esperienze che ci rivelino un tempo “ altro”, che può essere quello dell’accoglienza, della scrittura, della passione amorosa, dell’arte come espressione di sé, dell’impegno politico etico, della fede intima…come ho sempre sottolineato, essere coinvolti in qualcosa che ci trascende ci dà la possibilità di scoprire in noi capacità insospettate. In tal modo impariamo a vivere con maggiore intensità.

Questo filosoficamente si dice “ partecipare a un soggetto”. Allora arriviamo a provare felicità vere ed esaltanti che danno senso alla vita. Talvolta queste esperienze comportano anche grandi tormenti che non possiamo risparmiarci. Ma la meta che possiamo raggiungere non ha eguali.

Secondo il filosofo francese Alain Badiou ciò che interessa il filosofo non è tanto quel che è (chi siamo!) ma quel che viene. Con lo sguardo rivolto alla tecnologia e alla sua evoluzione, quali sono secondo lei i possibili scenari futuri che stanno emergendo e quale immagine del mondo futuro che verrà ci stanno anticipando? 

I possibili scenari li costruiamo noi. Siamo noi gli artefici del nostro destino. Sta a noi renderlo inafferrabile o trasparente ad un tocco vitale. Credo che a questa domanda risponda bene Tiziano Terzani che ha intravisto un mondo “a  misura d’uomo” su cui valga la pena spendersi. Un suo messaggio che deve essere anche nostro. “ Per questo l’arte, quella vera, quella che viene dall’anima, è così importante nella nostra vita. L’arte ci consola, ci solleva, l’arte ci orienta. L’arte ci cura. Noi non siamo quello che mangiamo e l’aria che respiriamo. Siamo anche le storie che abbiamo sentito, le favole con cui ci hanno addormentati da bambini, i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato” Tiziano Terzani   

Secondo alcuni, tecnofobi, tecno-pessimisti e tecno-luddisti, il futuro della tecnologia sarà distopico, dominato dalle macchine, dalla singolarità di Kurzweil (la via di fuga della tecnologia) e da un Matrix nel quale saranno introvabili persino le pillole rosse che hanno permesso a Neo di prendere coscienza della realtà artificiale nella quale era imprigionato. Per altri, tecnofili, tecno-entusiasti e tecno-maniaci, il futuro sarà ricco di opportunità e nuove utopie/etopie. A quali di queste categorie pensa di appartenere e qual è la sua visione del futuro tecnologico che ci aspetta? 

E se la posizione da assumere fosse semplicemente quelle tecno-critica o tecno-cinica? E se a contare davvero fosse solo una maggiore consapevolezza diffusa nell'utilizzo della tecnologia?

 

  * Tutte le immagini sono fotografie di viaggio di Carlo Mazzucchelli (Parco di Yellowstone negli Stati Uniti)

 

 

 

 

 

 

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database