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Tablet, Facebook e la Socialità Positiva

Tablet, Facebook e la Socialità Positiva

11 Novembre 2014 Paola De Vecchi Galbiati
SoloTablet
Paola De Vecchi Galbiati
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Usare i tablet significa abituare occhi, mente e mani ad un diverso rapporto con le informazioni, i contenuti e le funzioni d'uso... ma siamo sicuri si tratti solo di questo?
Quanto una diversa organizzazione dei dati sta modificando i nostri comportamenti? Quanto questo influisce sulle nostre attitudini, sviluppandole o inibendole? Non risponderemo a queste domande talmente complesse da non avere mai una risposta definitiva, ma con un piccolo esempio vi mostreremo come un "cambio di mentalità" sia già in atto da tempo... ed useremo come "campo di osservazione" Facebook.

Mi capita spesso di leggere commenti a link postati dai miei amici su Facebook che suonano più o meno così:

"bellissimo! te lo rubo!" e subito dopo condividono sul loro muro il suddetto post...

Poi osservo altri amici e vedo un comportamento un po' diverso: "bellissimo! condivido!"....

e compiono la medesima azione: condividono sul proprio muro.

alcuni aggiungono un "grazie a..." citando la fonte, menzionando l'amico da cui hanno copiato il link.

In alcune occasioni inviamo contenuti via messaggio, via email... escludendo di fatto l'accesso a molte persone...

ma ci avete mai fatto caso che questo avviene solo temporaneamente?

Quante volte mi è capitato di vedere in bacheca video, immagini o articoli che avevo già visto e segnalato mesi, anni fa?

e quante volte ho sentito il bisogno di condividere contenuti che altri hanno prodotto e caricato 1, 10, 100 anni fa?

e quanto mi riempie di gioia vedere che qualcuno anche a distanza di tempo condivide i miei contenuti?

 

I comportamenti che mettiamo in atto sono gli stessi: diffondiamo contenuti, aggiungendo informazioni, elaborandole o semplicemente ripetendole così come sono...

Tutti rispondiamo esplicitamente alla domanda sempiterna di Facebook: "A cosa stai pensando?"

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Tutti sembriamo avere le medesime attitudini alla condivisione, ma la realizziamo, descriviamo e misuriamo con diverse metriche, con diversi sistemi di riferimento.

Chi pensa di "rubare" un'informazione, un video, una frase, un'idea... più in generale, chi pensa di rubare un "oggetto culturale" non sa o semplicemente non ricorda che la conoscenza si comporta come una risorsa in grado di riprodursi, come un bene "non escludibile" e "non rivale":

  • la conoscenza è una risorsa non escludibile, poiché una volta che una conoscenza viene condivisa è difficile (inutile, costoso, spesso deleterio) impedirne l'uso e il consumo da parte di chi ne fruisce.
  • la conoscenza è una risorsa non rivale, poiché l'uso e il consumo della conoscenza da parte di una o più persone non impedisce ad altre persone di usare e consumare quella stessa conoscenza.

Le informazioni non si rubano, bensì: o si cerca di nasconderle o le si lascia viaggiare... attraverso di noi, attraverso le nostre azioni volontarie di "Condivisione"...

 

E arriviamo ai TAG, alle menzioni... alla citazione delle fonti.

Il dibattito sulla proprietà intellettuale è molto vivace in tutto il mondo... qui in Italia un po' meno... anche se sono molti i blogger e gli attivisti che cercano con il loro lavoro di diffondere informazioni complete, corrette e chiare su come funzionano le licenze creative commons, su cosa significa open access applicato ai risultati della ricerca scientifica e tecnologica.

Quante volte abbiamo beccato il VIP di turno citare su twitter una frase d'effetto non sua?

Quanto l'appropriarsi di 'suggestioni altrui' fa arrabbiare gli altri?

Perché ci infuriamo quando gli altri usano le informazioni che abbiamo condiviso, escludendoci e rendendoci rivali?

Verifichiamo le fonti, citiamole correttamente, e la conoscenza che vorremo condividere si diffonderà, senza esclusioni, senza rivalità.

 

Così come desideriamo ardentemente che i nostri figli, nipoti, pronipoti custodiscano qualcosa di noi dentro di loro quando noi non ci saremo più, così vogliamo essere ricordati da una platea più ampia, vogliamo che quella piccola parte di conoscenza che abbiamo contribuito a costruire ci venga riconosciuta, vogliamo che una nostra porzione di DNA culturale resti impressa nel Codice Culturale dell'Umanità... Sembra una espressione chiara della nostra ricerca estenuante dell'Eternità...

Cerchiamo di semplificare questa ricerca, senza preoccuparci di "arrivare primi" o di "fregare ed essere fregati".

Un suggerimento: leggete sull'argomento Understanding Knowledge as a Commons di Elinor Ostrom.

 

PdVG

Creative Commons

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