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I suoni del fango

I suoni del fango

29 Agosto 2018 Walter Coda
Walter Coda
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Devastante. Altroché. Musica, parco, buste. Tante buste. Nere, per udire brani di gruppi musicali. E anche quelli che fanno da contorno, come insalate alle big band.

Ovunque fango, liquidi, arti, decibel. La cultura è interessante se oltre all’organizzazione ci inserisci un colpo di scena, un elemento motivazionale che ti porta alla felicità. Tanti corpi creano massa molecolare attiva, una sorta di frastuono dedicato. Arrivato, Mirko è in compagnia di lingue diverse e accenti etnici. Già, perché la diversità è la risorsa che crea ordine e disordine, sviluppa dialoghi infiniti e subisce passive interruzioni quotidiane. Di Brisco si snoda tra onde di materia sinestetica, confonde suono e serenità e la riporta all’intenso profumo delle note del male. Ascolta rock, la musica del diavolo, così dicono, così descrivono. In fondo, per le comunità l’importante è andare avanti a professare inutili preghiere d’amore in luoghi densi di castità, lussuria e autoritarismo sono simpatiche caratteristiche del bene con bande gialle e bianche.

La sera diventa tutto solare e Lino, il fratellone, stupisce tutti: è fermo, immobile ad assistere chitarre e voci scure. I due si abbracciano, il cielo si riscopre terso e il fango assume le forme di un positivo pretesto per condividere la gioia dell’evento.

Affrontare sempre, il sorriso non si arrende mai. 

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