PERFEZIONISMO

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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perfezionismo s. m. [der. di perfezione]. – 1. In psichiatria, tendenza nevrotica (generalmente di tipo ossessivo) che impedisce sovente all’individuo di attuare cose relativamente semplici perché il suo narcisismo e la sua autocritica, unitamente a uno scarso senso della realtà, spostano costantemente tale attuazione verso obiettivi ideali irraggiungibili. 2. Con sign. più generico, aspirazione a raggiungere, nel proprio lavoro o nella propria attività, una perfezione ideale non facilmente attuabile: il suo p. è esasperante; la direttrice ci ossessiona con un p. d’altri tempi.

[per·fe·zio·nì·ṣmo]

Viviamo in un periodo dove la maggioranza sembra alla ricerca della perfezione: tutti perfetti esteticamente, perfetti lavorativamente, perfetti nelle relazioni, nell'immagine pubblica (anche sui social), perfetti con noi stessi, ecc.

Il web fa la sua parte, in questa ricerca maniacale del perfezionismo dilagante, mettendo in tavola un confronto interpersonale continuo che spinge le persone a sentirsi in dovere di dare e mostrare sempre di più, sempre di più, fino a cadere in un labirinto dove trovare uscita e entrata diventa sempre più complicato.

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Definiamo come "perfezionista" una persona che si dedica assiduamente allo studio, allo sport, al lavoro o ad una qualunque attività che diventi sua ragione di vita.

Subito questa condizione può essere scambiata per una risorsa, ma piano piano il perfezionismo inizia a mostrarsi come quello che è: un problema, portando all'insoddisfazione e compromettendo la possibilità di avere una vita normale.

Il perfezionista infatti è ossessionato dai suoi obbiettivi al punto da arrivare a perdere la capacità di notare i bisogni degli altri e di farli propri. In questa perdita di empatia se gli altri vengono visti come impedimento o ostacolo alla realizzazione del proprio obiettivo possono addirittura essere messi da parte e ignorati, come fossero oggetti che creano disturbo.

Standard di comportamento eccessivamente elevati possono influenzare le abitudini, il modo di mangiare, i rapporti affettivi e gli interessi personali, ma possono anche essere accompagnati da una gamma di disturbi psicologici propriamente detti, tra cui: depressione, ansia, D.O.C., attacchi di collera, disturbi dell’alimentazione.

Le cause e le concause che spingono le persone ad essere perfezioniste risiedono in una fase dell'apprendimento fatta di regole e standard rigidi: regole su se stessi, sugli altri e convinzioni su come ci si debba o non ci si debba comportare e mostrare. Si struttura partendo dall’esempio dei genitori, ma anche da quello proveniente da altre figure di riferimento.

Il genitore interiorizzato concorre a guidare il comportamento nell'adulto, facendo sorgere sensi di colpa e di inadeguatezza nel momento in cui non vengano soddisfatte le regole assorbite.

Anche la convinzione interiorizzata di essere inadeguati o incompetenti si forma a partire da un'educazione basata su critica o ipercritica, o in situazioni dove le figure di riferimento possono aver esercitato un eccessivo accudimento.

Oltre a ciò il perfezionismo può scaturire anche come reazione alla deprivazione emotiva da parte di una o più figure di riferimento (partner inclusi) dove il raggiungimento di standard ideali e impossibili può essere interpretato come un modo di divenire e sentirsi "degni" dell'amore che non si è ricevuto in passato.
Piu si è perfetti più si riceverà amore e attenzione: è un modo che l’individuo trova per urlare “io esisto”.

Quando il perfezionista vede che questo tipo di comportamento viene premiato riceve un rinforzo che lo porta a riproporlo sempre più, contribuendo a peggiorare la sua condizione.

Infatti abituare se stessi e gli altri a standard eccessivi porta anche la minima "imperfezione" ad essere "tallone d’Achille": nel momento in cui il perfezionista propone risultati "normali", o peggio, un "errore", viene immediatamente criticato con ferocia.

Anche interiormente non mancano i punti deboli: il perfezionista tende ad attribuire ogni fallimento a cause esterne, siccome la "perfezione no può fallire". In queste strutture mentali le critiche sono poco ben accette, tranne in casi sporadici in cui a rivolgerle è eventualmente l’oggetto d’amore del momento: in questo caso la critica verrà vista in modo dualistico come un asse su cui poggiano da un lato l’apprezzamento e dall’altro la sofferenza di non essere ancora perfetti e di essere ancora criticabili.
La ricerca infinita di accontentare questa immagine ideale, infine, costringe il soggetto in un ruolo che dovrà essere mantenuto senza interruzione, per sempre, nel tentativo di essere accettato e apprezzato.

Ma davvero esiste la perfezione o è solo una delle tante illusioni che creiamo per riempire il vuoto lasciato dal non esserci sentiti amati dal “caregiver”?

Autrice

Sonila Gruda

Nata a Scutari, città al nord dell'Albania.

Sono una psicologa, e attualmente lavoro presso una RSA a Genova dove mi occupo di Alzheimer.

Con la passione della scrittura ho sempre cercato di approfondire i miei interessi e portare a tutti contenuti attuali e interessanti, legati anche ma non solo alla psicologia e alla ricerca scientifica.

Sono impegnata in attività di content writer, web journalist, traduttrice ed interprete.

Le mie attuali aree di interesse e di esplorazione sono le neuroscienze, il disegno, la domotica, la fotografia, intelligenza artificiale, e ogni area legata alla psicologia.

 

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