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Solitudine 🍒 🍒

Solitudine 🍒 🍒

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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solitùdine s. f. [dal lat. solitudo -dĭnis, der. di solus «solo»]. – 1. La condizione, lo stato di chi è solo, come situazione passeggera o duratura; anche, condizione di chi vive solo, dal punto di vista materiale, affettivo e sim. 2. Luogo solitario, disabitato. (Estratto dall’Enciclopedia Treccani)

Che cos’è la solitudine? A questa domanda si può rispondere in un’infinità di modi, poiché ciascuno di noi la rappresenta in modo differente sulla base delle proprie opinioni e delle proprie esperienze.

Nell’immaginario collettivo, però, questo termine sembra essere legato in particolare alla figura del vecchio eremita barbuto che, incurante del mondo esterno, trascorre la sua lunga e misteriosa esistenza in grotte dimenticate scavate nel fianco di cime impetuose o in aspri deserti assolati.

Dunque, la solitudine nutre il genio illuminato, il quale a sua volta è fonte di conforto spirituale e di saggi consigli per coloro che trovano il coraggio di sfidare loro stessi e di abbeverarsi alla fonte del suo sapere.

Tuttavia, una sera di fine estate ebbi finalmente modo di conoscere davvero l’angosciante significato della parola “solitudine”.

Si era in quel periodo dell’anno dove la retroguardia dell’estate ingaggia battaglia con l’avanguardia dell’autunno, scuotendo le vaste immensità del cielo in uno scontro mozzafiato che rende l’aria carica di elettricità e di profumi.

Io mi trovavo con un mio amico di vecchia data al solito pub dove trascorrevamo gran parte del nostro tempo libero, annegando i discorsi piĂą impegnativi in fiumi di ottima birra artigianale.

La conversazione, che aveva iniziato ad assumere toni particolarmente accesi e goliardici, ad un tratto si fece più seria e, non so bene come, ci trovammo improvvisamente a discutere sul significato reale della parola “solitudine”.

Io esposi quanto scritto anche qui in precedenza e mi dilungai, sulla scia di un febbrile entusiasmo, a descrivere la mia teoria sul saggio eremita e sui suoi preziosi consigli, non mancando di elogiare anche la solitudine dell’intellettuale emarginato, escluso per propria scelta da un mondo chiassoso fatto di frenesia e di cupidigia.

Parlai a lungo e il mio compagno molto cortesemente stette ad ascoltare ogni singola parola. Ma quando ebbi finito l’accorato discorso e il fiato per pronunciarlo, egli mi posò una mano sulla spalla e mi invitò gentilmente ad uscire fuori all’aperto per prendere un po’ di aria fresca.

Mentre le ombre della sera si allungavano, l’amico si accese lentamente la pipa e dopo aver tirato qualche profonda boccata mi invitò con un gesto della mano a guardare in una direzione ben precisa.

Proprio lì, dinanzi ai miei occhi, vi erano altri avventori del locale, presumibilmente un gruppo di amici usciti fuori anche loro per godere dell’aria frizzantina della sera. Osservandoli con maggior attenzione, potei notare come fossero tutti presi a controllare i loro dispositivi elettronici, senza neanche scambiarsi una parola l’uno con l’altro.

Decisamente incuriosito, siccome quella era una scena a me nota poiché fin troppo comune nella società odierna, mi voltai verso il mio amico e lo fissai per qualche istante con aria interrogativa, non sapendo minimamente a cosa intendesse alludere.

Con tutta la calma del mondo, egli emise nuovamente un paio di sbuffi di denso fumo grigiastro e poi disse: «Gli esempi che hai citato prima a sostegno della tua tesi sono ottimi, ma vorrei sottolineare come essi appartengano a un modo decisamente troppo poetico o letterario di intendere la solitudine. A mio avviso, invece, vi è una differenza significativa tra l’abbracciare questo stile di vita di propria spontanea volontà, quindi con cognizione di causa, e trovarsene al contrario inconsciamente coinvolti. Secondo me, è esattamente in questa seconda accezione del temine che si annidano le sfumature più inquietanti della parola “solitudine”».

Qui il mio amico fece una breve pausa e tirò una profonda boccata dalla pipa, come a schiarirsi meglio le idee, poi proseguì nel suo discorso: «Immagina per un istante di essere un anonimo individuo in mezzo a una moltitudine di altri esseri umani; insomma, un “uomo della folla”, tanto per citare Poe. Essere circondati dai propri simili è una condizione sufficiente a soddisfare i bisogni della maggior parte di noi, ma non posso fare a meno di domandarmi come facciano queste persone a vivere inconsapevoli della reale solitudine nella quale sono totalmente immerse. Trascorrere tutta la propria esistenza sprofondando in quel putrido pantano fatto di suoni, luci e rumori assordanti che la società vuole spacciare per “felicità” oppure per “socialità”; intanto si impara lentamente a sfruttare il prossimo e a consumarlo fino al midollo, per poi gettarlo via come se fosse una lattina vuota in un mucchio di vecchi rifiuti indesiderati. Infine, ci si spegne divorati dai dogmi del consumismo imperante e dalla tristezza di non aver potuto sfruttare il pianeta per un altro giorno in più; mentre a quel penoso capezzale non si presenta nessuno a piangere l’imminente dipartita se non la Nera Signora in trepidante attesa di potersi cibare con le carni e lo spirito del moribondo».

Ancora una volta il mio compagno si fermò per aspirare altro fumo dalla pipa, infine con un amaro sorriso concluse: «Ecco, questo insomma è per me il vero e tremendo significato della parola “solitudine”; e di certo converrai con il sottoscritto che si tratta di un qualcosa molto più subdolo e diffuso della tua idea romantica di solitudine illuminata».

Completamente basito di fronte alla cruda verità di questo ragionamento, non seppi in nessun modo come replicare, anche se in fondo al cuore sentivo che non potevo che essere d’accordo con lui.

Autore

Michele Mattei

Nato a Tivoli nel 1994, dopo il diploma di maturità scientifica si è laureato in Comunicazione Pubblica e d'Impresa e in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo presso la facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".

Appassionato di storia e aspirante giornalista, svolge attualmente attivitĂ  di consulenza presso clienti pubblici e privati.

 

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