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Alan Turing. L’altro enigma

Alan Turing. L’altro enigma

17 Marzo 2015 Antonio Fiorella
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Il genio della matematica, Alan Turing, in una conferenza recante il sottotitolo “Una teoria eretica” se ne uscì con la frase: “Un giorno le signore andranno a passeggio nel parco in compagnia dei loro calcolatori, e si diranno l’un l’altra: Stamattina il mio piccolo calcolatore ne ha detto una proprio bella!”

Niente male per un’anticipazione, di quasi mezzo secolo, circa l’approdo della tecnologia.

Il film The imitation game ha avuto il merito di riproporre, in libreria, il libro di Andrew Hodges dal titolo Alan Turing - storia di un enigma, edito da Bollati Boringhieri.

Le 700 pagine del libro, fitto di documenti e avanzate teorie matematiche sono lì a testimoniare la genialità del personaggio, l’eccezionalità del periodo storico in cui è vissuto e la sua vita travagliata sfociata nella morte per suicidio.

Alan Turing (1912-1954) è uno dei padri dell'informatica ed è annoverato tra i più grandi matematici del XX secolo. Durante la seconda guerra mondiale fece parte del gruppo di scienziati che lavorarono a Bletchley Park, principale centro di crittoanalisi del Regno Unito. Le comunicazioni tedesche avvenivano tramite una macchina di criptazione denominata Enigma (inventata nel 1918 dal tedesco Arthur Scherbius e via via migliorata). Alan, assieme ad altri scienziati, riuscì a decifrare i messaggi in codice scambiati da diplomatici e militari delle Potenze dell'Asse, dando così un importante contributo alle sorti della II guerra mondiale.

I suoi studi ebbero una grande influenza nel campo informatico, grazie allo sviluppo dei concetti di algoritmo e calcolo. La macchina di Turing ha rappresentato una pietra miliare nella creazione del computer.

Durante gli anni ’30 la distinzione tra bene e male appariva chiara alla generazione di Alan Turing. Per i giovani universitari che frequentavano Cambridge la prima guerra mondiale era stata “una guerra insensata”. Mentre la guerra contro il nazismo fu vissuta come “una guerra civile a livello mondiale”. E se nell’anteguerra i fabbricanti di armi erano stati vilipesi, allo scoppio della seconda guerra mondiale “gli accusatori” divennero essi stessi dei “fabbricanti di armi”.

Arrivato a Cambridge sentì di trovarsi un po’ più a suo agio che nelle public school da cui proveniva, benché non appartenesse a nessuna delle due categorie, gli ‘esteti’ e gli ‘atleti’, che si erano andate formando negli anni. Incerto sin dall’infanzia sui suoi doveri, non gradiva granché la vita sociale, ma faceva intensa attività sportiva. E per un certo periodo frequentò come rematore il club di canottaggio.

Max Newman era uno dei massimi esponenti della topologia (una branca della matematica) quando, nella primavera del 1935, Turing iniziò a frequentare il suo corso sui fondamenti della matematica. E Newman fu il primo a leggere il lavoro di Alan Turing ‘On Computable Numbers’ e a valutare l’importanza potenziale dei calcolatori. Infatti una decina d’anni dopo scrisse una lettera al quasi omonimo americano von Neumann dicendo che con essi si sarebbe potuto “tentare la verifica di problemi matematici […] tanto per fare un esempio, il teorema dei quattro colori”. Proposta che precorreva il futuro e che fu dimostrata realizzabile nel 1976 grazie all’uso del calcolatore.

Le epurazioni di ebrei in Germania accentuò la migrazione di scienziati (soprattutto fisici e matematici) dall’Europa agli Stati Uniti. Il fenomeno assunse quasi un passaggio di consegne del sapere. Pertanto nel 1935 anche Turing attraversò l’Atlantico, come chiunque avesse in animo il desiderio di realizzare qualcosa d’importante.

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Macchine per pensare

Quando nel febbraio del 1937 arrivarono gli estratti di ‘On Computable Numbers’, Turing ne inviò alcuni agli amici personali. Ed ebbe modo di far leggere la pubblicazione a Claude Shannon. Shannon oltre ad aver studiato la matematica si era interessato di neurologia; dal 1936 al ’38 aveva lavorato all’analizzatore differenziale del MIT, ed aveva progettato un dispositivo logico a relè per risolvere un problema matematico. Assieme i due studiosi poterono costatare l’identità delle loro vedute. Entrambi pensavano che non c’era nulla di sacro in un cervello.

“I loro discorsi erano una specie di conferenza di Casablanca, solo che si svolgevano in segreto, e non avevano come fine la preparazione di un assalto all’Europa, ma allo spazio interiore: alla mente umana”. 

Se negli anni trenta era sembrato semplice scegliere tra il bene e il male, negli anni ‘40 lo era meno. Infatti gli Alleati si unirono ai russi per contenere l’espansione nazista e poi sferrare il colpo finale. Nel frattempo una schiera di scienziati si adoperavano per gli uni e per gli altri per accrescere il potenziale di guerra.

Durante la primavera del 1945, mentre Alan Turing lavorava sull’idea di costruire una “macchina universale” creando così le premesse per arrivare alla costruzione di un computer, il matematico americano John von Neumann seguiva un percorso simile. Ma rispetto a Turing era dotato di maggiori qualità imprenditoriali. Andrew Hodges così descrive le attività di quest’ultimo: “von Neumann era stato costretto ad aprirsi a forza la strada attraverso una giungla di approcci tutti diversi l’uno dall’altro, assimilando via via tutte le esigenze della ricerca militare e tutte le risorse dell’industria americana. Il risultato richiamava alla mente la visione della scienza già propugnata da Lancelot Hogben: essere cioè le esigenze politiche ed economiche quelle che determinano il sorgere di nuove idee”.

Le operazioni svolte presso il  centro di crittoanalisi di Bletchley erano ultrasegrete; pochissimi venivano a conoscenza dell’insieme dei dati raccolti. Accanto alla segretezza del lavoro si aggiungeva l’alone di mistero di Alan Turing, personaggio piuttosto riservato da tutti identificato come il ‘Prof’. Essendo svolte alcune delle mansioni anche da personale femminile, poteva succedere che intorno al ‘Prof’ si creassero situazioni di gelosia. Ma il segreto personale di Alan rimaneva occultato.

La guerra aveva dato una forte spinta al mondo scientifico, tecnologico ed industriale. Ed Alan sulla scia di questo processo aveva impresso una accelerazione ai suoi progetti che avevano sullo sfondo la costruzione di una macchina pensante. “Così come la tecnologia vittoriana aveva meccanizzato il lavoro artigiano, il calcolatore avrebbe portato all’automazione delle professioni intellettuali”.

Verso la metà del ‘900 l’Inghilterra aveva metabolizzato la scossa ricevuta da Edward Carpenter, militante socialista e scrittore. Nato nel 1844, come Turing proveniva dal ceto medio-alto. Il suo libro Homogenic Love, uscito nel 1895,  fu il primo a proporre il tema dell’omosessualità nel contesto sociale contemporaneo. Tema fino ad allora trattato soltanto in riferimento al mondo classico greco e latino. Ed in seguito aveva scritto e si era adoperato affinché si promuovessero studi scientifici per approfondire gli aspetti connessi alla psicologia sessuale e alla morale. Il pensiero di Carpenter coincideva abbastanza bene con quello di Turing. Ma una cosa era coltivare queste opinioni in privato, altra cosa osare manifestarle pubblicamente. Neanche la “forza modernizzatrice della guerra” era riuscita a scalfire le fondamenta della moralità corrente. 

Alan Turing viveva distaccato dalla vita sociale, come scienziato e come omosessuale. I salotti, le buone maniere, le formalità erano frivole distrazioni, se non proprio una minaccia alla sua libertà individuale. Per questi motivi prediligeva scrittori quali Jane Austen ed Anthony Trollope: “due classici per lo studio dei doveri e delle gerarchie sociali”. E nonostante le interruzioni che talvolta il suo ruolo richiedeva, e un po’ com’era avvenuto durante gli anni di guerra, Alan non smise mai di lavorare dimostrando di riuscire a trarre profitto dalla situazione del momento.

In Inghilterra negli anni ’50 si sentiva spesso ripetere che le tecniche della psicanalisi erano in grado di reprimere il desiderio omosessuale. Franz Greenbaum, ebreo profugo dalla Germania, non condivideva questa opinione. Alan Turing in una lettera del novembre 1952 scrisse a un amico di aver deciso di fare un altro tentativo, collaborando un po’ di più con lo psichiatra. “Se riuscisse a mettermi in una condizione mentale più rassegnata, sarebbe già qualcosa…”

Purtroppo nell’immediato dopoguerra la minaccia di una guerra atomica, questa volta contro l’Unione sovietica, andava a combinarsi con il retaggio normativo esistente di matrice vittoriana. Date le circostanze, le relazioni personali degli omosessuali erano considerate un pericolo non solo contro la pubblica morale, ma anche contro tutto il sistema. I dogmi del cristianesimo, assemblati alla “caccia al comunista” condotta dal senatore McCarthy (influente personaggio politico dell’alleato americano), conducevano all’equazione: sodomia ed eresia, uguale tradimento. Che contravveniva al sistema della famiglia, “con la sua dipendenza dal sesso come un bene che l’uomo conquista e la donna concede”.

In tale contesto la semplice idea di omosessualità sovvertiva l’ordine esistente.

Così, l’uomo dalla mente straordinaria, capace di violare i codici segreti dei nazisti, lasciava irrisolto l’enigma che, forse, più gli stava a cuore: se la società futura, amministrata da macchine pensanti, risulterà essere più sensibile di fronte ad orientamenti culturali, credenze e sessualità  differenti. Cioè, se sarebbero state capaci, le macchine, di rendere inoffensivi algoritmi pregni di stupidità, ben radicati nel pensiero umano, formatisi in millenni di storia.

AF 

Alan Turing - storia di un enigma, autore Andrew Hodges, editore Bollati Boringhieri

«Una delle migliori biografie d’argomento scientifico che siano mai state scritte».
Uno dei più grandi geni del Ventesimo secolo, questo è stato Alan Turing. Nato a Londra nel 1912, considerato tra i padri della moderna informatica – spiegò la natura e i limiti teorici delle macchine logiche prima che fosse costruito un solo computer – fu un matematico fuori dal comune. Durante la Seconda guerra mondiale mise le sue straordinarie capacità al servizio dell’Inghilterra, entrando a far parte di Bletchley Park, la località top secret della principale unità di crittoanalisi del Regno Unito, e contribuì in modo decisivo alla decifrazione di Enigma, la complessa macchina messa a punto dai tedeschi per criptare le proprie comunicazioni, ribaltando così le sorti del conflitto. Ma la sua fu anche una vita tormentata. Perseguitato per la sua omosessualità, fu condannato alla castrazione chimica. Umiliato, a soli 41 anni, si suicidò in circostanze misteriose morsicando una mela avvelenata con cianuro. Nel 2013, dopo oltre sessant’anni dalla sua morte, la Regina Elisabetta gli ha «concesso» l’assoluzione reale.
Con la verve di una spy story, la biografia di Andrew Hodges, la più completa e accurata mai scritta, ci restituisce l’ambiente e il clima culturale del periodo storico in cui Turing è nato e si è formato, le sue brillanti idee in campo matematico e scientifico, e ci fa conoscere il lato umano e personale di un genio inquieto.

Alan Turing. L’altro enigma

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