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🍒🍒A NATALE NON REGALARE UNO SMARTPHONE MA UN LIBRO!

🍒🍒A NATALE NON REGALARE UNO SMARTPHONE MA UN LIBRO!

14 Dicembre 2022 Redazione SoloTablet
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Il nostro cervello non è nato per leggere. Nell’evoluzione della capacità della nostra mente di apprendere, leggere non è qualcosa di naturale. Ce lo ha spiegato molto bene Maryanne Wolf in Proust e il calamaro. Ai bambini bisogna leggere ad alta voce fin dai primi mesi di vita, anche prima che nascano. Il libro non esclude lo smartphone ma un libro è meglio!

Chi (me)ne regala uno?

 

🍒 TUTTI NAVIGATORI, NAVIGANTI ONLINE

Più che lettori siamo diventati tutti grandi navigatori. Non esploratori o viaggiatori dentro i meravigliosi spazi terrestri che ci ospitano, ma semplici naviganti di mappe digitali online, impegnati a muoverci (per modo di dire, e con le sole mani) dentro bacini (acquari mondo, dighe) acquiferi recintati. Percepiti senza confini ma con pareti rigide, seppure trasparenti, insormontabili, come lo erano quelle del Truman Show filmografico.  

“Biologicamente e intellettualmente, la lettura permette alla specie umana di OLTREPASSARE l’informazione data per produrre pensieri innumerevoli, bellissimi e meravigliosi” – Maryanne Wolf 

Impegnati come siamo a navigare non ci si rende conto di essere stati tutti trasformati in audience, pesci (I pesci siamo noi), target, marketing e commerciale. Tutti trattati e usati come semplici prodotti, merci. Sfruttati per la capacità di produrre dati che poche aziende tecnologiche private possono archiviare, analizzare e usare a loro beneficio, grazie agli algoritmi e alle intelligenze artificiali da esse prodotti e posseduti. Con l’effetto di trasformarci tutti a piacimento in tante entità calcolabili, misurabili, modellabili e controllabili, anche emotivamente.

 

🍒🍒 LA SCARSA CONSAPEVOLEZZA CHE È IN NOI 

Pochi sembrano comprendere veramente il cambiamento in corso. Non tutti sembrano essere consapevoli delle trasformazioni in atto, pochi sono forse (auto)coscienti mentre le subiscono. Molti ne accettano gli effetti in modo passivo, complice, senza farsi molte domande, che pure tutti dovrebbero porsi. La trasformazione non è digitale ma reale, incide nella mente e nella carne di chi la subisce, li trasforma pian piano in semplici macchine, automi, meta-umani, nuovi esseri umani ibridati tecnologicamente, pronti ad accettare di funzionare invece di esistere. 

La complice simbiosi con le macchine nasce dall’aver aderito acriticamente all’ideologia tecnologica che celebra il progresso senza limiti, l’era digitale come libera, emancipatrice e ricca di nuove opportunità. La complicità si fonda su un baratto. Libertà e identità individuali scambiati con i regali e le gratificazioni che la tecnologia elargisce. In apparenza tutti gratuiti, in realtà pagati a caro prezzo con la rinuncia alla propria privacy, con l’esposizione continua (mail, telefonate, notifiche, videocamere, ecc.) a messaggi marketing e commerciali. Non esiste senza chiudere gli occhi sullo sfruttamento che sta alla base del modello di sviluppo delle aziende tecnologiche nell’era della globalizzazione. Prodotti a basso costo, che ci vengono proposti a prezzi quasi regalati, ma anche quelli super costosi come iPhone o Samsung Galaxy, hanno un prezzo elevato in termini di risorse (materie rare, energia, acqua, filiera logistica, ecc.) ma soprattutto di sfruttamento, schiavitù e povertà delle persone che li producono. La mancata consapevolezza si sposa con la scarsa conoscenza, con tanta e colpevole insensibilità nei confronti delle disuguaglianze crescenti che stanno facendo ammalare il mondo. 

🍒🍒 LA CONSAPEVOLEZZA CHE SERVE 

La consapevolezza è un viaggio da intraprendere liberamente, anche quella che aiuta a riflettere diversamente e criticamente sulla tecnologia e su come viene utilizzata. L’uso che se ne fa si traduce in comportamenti, atteggiamenti e abitudini che, nel momento in cui se ne avesse maggiore comprensione e (auto)coscienza, potrebbe portare a trasformazioni reali, profonde, con effetti sul nostro stare al mondo e sulle nostre relazioni, sulla nostra vita individuale e sociale, privata, lavorativa e professionale. I primi comportamenti su cui riflettere sono quelli che ci hanno reso prigionieri di schermi e dispositivi tecnologici.  Le nostre relazioni con essi sono binarie, impulsive (stimolo-impulso, 0-1, vero-falso, MiPiace-NonMiPiace, ecc.), irriflessive, così rapide da impedire ogni tipo di lentezza, attesa, durata, riflessione o pensiero critico. Come se chi si ferma è perduto! E se fosse vero il contrario? 

Riflettere, cercare di analizzare e comprendere a fondo i propri comportamenti e il modo con cui si interagisce con il mezzo tecnologico dovrebbe rivelare alcune verità importanti: abbiamo perso l’abitudine a dialogare, ad articolare pensieri complessi, a gestire in forma dialogica conversazioni che altri vogliono conflittuali e praticano con aggressività; ci siamo convinti di poter esprimere le nostre opinioni su qualsiasi cosa perché, grazie a un motore di ricerca e ai social,  crediamo di avere tutte le informazioni che ci servono; non comprendiamo che l’informazione non è tutto, non è nulla se non produce nuove conoscenze e conoscenza, a nulla serve il surplus informativo se non da forma anche a un surplus cognitivo, a sapere e saggezza; diamo scarsa importanza al ruolo che gli algoritmi e le camere dell’eco della piattaforme social hanno assunto nell’alimentare conformismo e omologazione, pregiudizi, verità alternative, false verità, ecc., tante nuove realtà che stanno rendendo il mondo meno comprensibile e abitabile; accettiamo passivamente di essere stimolati costantemente, privati del tempo e dell’attenzione che ci servirebbero per dedicare concentrazione, scelte e motivazione alla ricerca di  senso e significato, a cogliere le contraddizioni insite nelle narrazioni online e le lor falsità, a ricercare le fonti di ogni notizia o informazione per verificarne la fondatezza e/o per falsificarle. 

Il fatto che non si eserciti il proprio essere coscienti e liberi di scegliere per interrogarsi, che ci si lasci sequestrare l’attenzione, non è per stupidità, ma per una crescente incapacità a reagire, a comprendere, a resistere, a prestare maggiore attenzione alla vita incarnata fuori dallo schermo e alle persone che dietro i loro schermi stanno cercando di entrare in contatto e di interagire con noi.  

🍒 UN AUGURIO PER IL NUOVO ANNO 

Il disincanto tecnologico è in atto, la consapevolezza in aumento. Ne sono protagonisti molti cittadini attivi della Rete, in particolare i più giovani. La maggiore consapevolezza porta a scelte e comportamenti diversi, che non sono senza effetti sul mondo delle piattaforme digitali. Forse non è un caso che Facebook sia in declino e Meta destinata a potenziali aborti, Twitter nel caos, Instagram sofferente, ecc. È come se molti si stessero rendendo conto che i social media, nel momento in cui diventano dominanti, non sono propriamente lo strumento ideale per lavorare, giocare, informare e comunicare, socializzare, relazionarsi, innamorarsi, ecc. Alla base emerge forse la percezione che le mutazioni invisibili (per alcuni inevitabili) in corso, prodotte dalla tecnologia, non siano necessariamente qualcosa di positivo (ho migliaia di contatti ma nessun amico vero) ma debba essere oggetto di una riflessione critica che ne sveli l’inganno. 

Il 2023 potrebbe riservarci delle belle sorprese!

Altro che Metaverso! 

🍒 I MIEI SUGGERIMENTI DI LETTURA 

Alcuni suggerimenti out of the box, in realtà tutti interni alla rete dei misi contatti:

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