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🍒🍒ChatGPT, IA, AMBIENTE, ESTRATTIVISMO…

🍒🍒ChatGPT, IA, AMBIENTE, ESTRATTIVISMO…

29 Maggio 2023 Redazione SoloTablet
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Il meme virale del momento si chiama ChatGPT. Tutti ne parlano, molti la usano, anche per passare esami scolastici o pubblicare articoli, alcuni ci costruiscono successi personali, i piĂą non comprendono di cosa si tratti e non si interrogano sulle sue potenziali conseguenze future. Eppure interrogarsi sulle soluzioni di intelligenza artificiale potrebbe essere molto utile, oltre che intellettualmente interessante.

🍒DI COSA PARLIAMO 

La narrazione sulla ChatGPT e sull’AI è indicativa di come si vive oggi il rapporto con la tecnologia. Una relazione passiva, complice, non paritaria e soggiogata dallo storytelling imposto dalle tecnocrazie che sulla tecnologia stanno costruendo il loro dominio del mondo. Il loro, non quello dei milioni di persone che le tecnologie le usano. Loro andranno su Marte, vivranno in resort survivalisti in Nuova Zelanda o in bunker climatizzati nel deserto del Nevada, gli altri continueranno a conversare sui social e a raccontarsi storie, mentre il pianeta inaridirà. 

Le tematiche relative alla IA su cui soffermarsi sono innumerevoli a partire dalla parola intelligenza con la quale la definiamo. Problematico è anche il termine artificiale perché il Novecento ha messo in discussione la separazione tra naturale e artificiale, ogni ecosistema complesso è un intrico di relazioni non di separazioni. L’IA non è neutrale, non è indipendente e neppure autonoma, è il risultato delle forze in campo e della divisione del lavoro del mondo capitalistico attuale. Il machine learning andrebbe demistificato, soprattutto nelle sue capacità intelligenti. ChatGPT non può essere la chiave interpretativa di ciò che sta succedendo, contano molto di più gli strumenti e i meccanismi a cui l’intelligenza artificiale sta dando forma, capaci di operare sulla realtà in termini di sorveglianza e controllo, di algoritmi predittivi, di condizionamenti dei governi nazionali, di influenza sulla politica, su conflitti e guerre. Conta la sua incidenza nella proliferazione di verità false o alternative, di perimetrazione cognitiva e di cattura dell’attenzione, il suo ruolo mitopoietico che costruisce narrazioni da molti conformisticamente adottate come le uniche possibili perché veritiere. Narrazioni, strumenti, ChatGPT, ecc. che però funzionano solo e soltanto grazie a immensi dataset di dati che qualcuno ha preparato per le IA che li rendono operativi. 

Questi argomenti fanno parte delle riflessioni che si trovano sui media. Ciò che non viene mai toccato e che per me è un oggetto interessante di riflessione è cosa fa funzionare le IA e qual è l’impatto sul sistema mondo. Un tema critico in un periodo nel quale tutti sembrano interessati al tema dell’ambiente (e la natura?). 

Parlo dell’estrattivismo dei dati, del consumo di risorse dall’impatto importante sul sistema terra dovuta alla richiesta di capacità computazionale, dell’espropriazione operata sui mercati del lavoro in cui opera, della materialità e pesantezza delle infrastrutture che servono per far funzionare e progredire le numerose intelligenze artificiali che stanno colonizzando il mondo umano e la terra. 

L’essere distratti su questi temi significa, secondo me, non avere capito nulla della rivoluzione tecnologica in corso e in particolare degli sviluppi intrapresi dall’intelligenza artificiale. Altro che digitalizzazione e smaterializzazioni dell’eistenza, la tecnologia è pesante, si materializza in data center giganteschi, cavi sottomarini, infrastrutture possenti, ecc. Persino i BIT di Negroponte non sono digitali ma pesanti, come un atomo! 

🍒ESTRATTIVISMO 

Per funzionare la tecnologia odierna ha bisogno di immense risorse, di apparati, piattaforme e infrastrutture globali. Ne ha bisogno perché l’IA ha fame di dati, da archiviare, leggere, analizzare e interpretare. Oltre ai dati l’IA ha bisogno di innumerevoli risorse materiali non rinnovabili e di forza lavoro. Le risorse materiali sono quelle che vengono estratte in miniere e territori depredati per soddisfare il bulimico appetito delle tecnocrazie dominanti che guidano lo sviluppo delle IA. La forza lavoro è quella di popolazioni indigene spesso schiavizzate per sostenere i modelli di business che producono i ricavi e i profitti delle società estrattiviste.  Da queste attività rimangono gli scarti. Ambientali dovute a inquinamento, deforestazione, sterilità, uso abnorme di acqua, ecc. Umani in termine di sfruttamento ed espropriazione di intere comunità e popoli della terra. Lo sfruttamento non è solo quello nelle miniere e nelle cave di terre rare con persone impegnate nelle attività di discarica e gestione dei rifiuti tossici, è opera di colonizzazione e espropriazione, interessa anche il lavoro di fabbricazione e quelle digitali con milioni di individui impegnate a dare a tutti l’impressione che ciò che si vede e si usa sia opera al 100% di macchine intelligenti perché dotate di capacità di apprendimento. Basterebbe interrogarsi sulle migliaia di lavoratori, pagati un dollaro al giorno, che passano il loro tempo a cliccare su contenuti Facebook che possono essere pubblicati oppure no. Sfruttamento è anche l’appropriazione di dataset pubblici che vengono trasformati nel loro essere entità informative di valore (meta) in proprietà privata. 

Di tutto questo, salvo rare eccezioni, ma bisogna trovarle perché non si trovano facilmente nello storytelling mainstream (qui prenderò una multa Rampelli!), non si parla. Per me è il punto cruciale per una riflessione critica sulla tecnologia e sui suoi effetti sul sistema mondo. Parlarne significa prendere posizione su temi cruciali quali il prezzo ecologico delle trasformazioni tecnologiche in atto, della disparità di trattamento di lavoratori, raccontati come liberi, in realtà resi schiavi (lo sono anche molti lavoratori della GIG economy) dai sistemi di sfruttamento intensivo necessari alla macchina tecnologica. L’ingiustizia che ne deriva va ad aggiungersi alle molte ingiustizie e disuguaglianze della nostra epoca e di cui ci dimentichiamo fuggendo, nella vita che qualcuno ha definito pomposamente onlife. 

Ciò che dovrebbe più di altro attirare curiosità e attenzione poi è l’opacità che si nasconde dietro molte narrazioni sull’IA. Noi di come queste IA vengono progettate, pensate, costruite, formate, fatte funzionare e gestite non sappiamo praticamente nulla. Come le hanno chiamate gli studiosi, sono delle black box (altra multa!), scatole nere che nascondono la loro realtà e si nascondono agli utenti finali. Cosa ne sappiamo ad esempio delle attività estrattive, dei commerci e delle filiere he le rendono possibili, dei basini di rifiuti tossici che producono, delle condizioni di lavoro dei lavoratori, ecc.? Nulla, a noi interessa che ChatGPT ci permetta di superare un esame di giurisprudenza, ci faccia divertire e ci permetta di pubblicare post “intelligenti” da spacciare per nostri. Nessuna curiosità sulle scatole nere? 

🍒SU COSA RIFLETTERE 

Se si volesse trovare il tempo, se si fosse alla ricerca di conoscenze e non di sole informazioni, se si volesse apprendere, così come oggi le macchine stanno facendo, se si volessero costruire narrazioni alternative, le riflessioni da fare sarebbero molteplici. Tutte dovrebbero partire dalla capacità di elaborare pensiero, di entrare empaticamente in contatto con gli altri, con la natura (l’ambiente) e il nostro pianeta Terra.

Provo a indicarne alcune.

  1. Come resistere, demistificare, rendere trasparenti narrazioni che tendono a offuscare il pensiero e a manipolare cognitivamente le menti?
  2. Come trovare canali di informazione alternativi utili ad acquisire le conoscenze che ci mancano e che non si trovano usando Google Search o ChatGPT?
  3. Come dotarsi di strumenti di autodifesa per proteggere la nostra privacy (la censura non serve a nulla), a diventare consapevoli e quindi a esercitare la nostra “censura” determinata dalle conoscenze e dalla conoscenza maggiore acquisita?
  4. Quali strumenti o pratiche umaniste esercitare per resistere al potere della tecnologia?
  5. Come reagire all’inquinamento dei dati, alla propaganda e alla propagazione di false verità?
  6. Come esigere delle leggi in difesa del cittadino?
  7. Come costruire una epistemologia diversa rispetto a quelle oscure dominanti?
  8. Come usare a proprio vantaggio la potenza attuale della tecnologia per affrontare problemi esistenziali per la specie umana come il riscaldamento planetario e la crisi ambientale?
  9. Che ruolo hanno le IA nel determinare il futuro del mondo del lavoro?

L’elenco potrebbe continuare, ma ciò che mi interessa è evidenziare come ognuna di queste domande possa servire a sviluppare un approccio e un pensiero critico, utile per diventare consapevoli della realtà in cui si è immersi, per potere fare delle scelte responsabili e prendere delle decisioni, anche etiche quando servono.

Bibliografia

  • Kate Crawford, NĂ© intelligente nĂ© artificiale. Il lato oscuro della IA, Il mulino edizioni, 2021
  • Matteo Pasquinelli
  • Helen Nissenbaum
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