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2017: l'anno del grande balzo all'indietro

2017: l'anno del grande balzo all'indietro

01 Gennaio 2017 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Il grande balzo in avanti (大躍進, 大跃进, Dàyuèjìn) segnò una delle stagioni della Cina comunista di Mao Zedong con un piano economico e sociale che dal 1958 al 1960 si pose l'obiettivo di mobilitare la popolazione cinese per una grande riforma del paese in grado di trasformarlo da sistema prevalentemente agricolo a uno moderno e industriale. Da allora di balzi in avanti la Cina ne ha fatti parecchi, tutti con risultati diversi dal disastro economico causato dal primo grande balzo. Nel 2017 tutti, compresa la Cina, dovranno confrontarsi con un potenziale grande balzo all'indietro.

Come ogni anno a fine anno si sprecano oroscopi e previsioni, entrambi usati per esorcizzare un futuro non prevedibile e del quale non si vuole vedere le potenzialità negative. Astrologi, visionari, oracoli mediatici, aruspici e creativi vari si esercitano nell'elaborare le loro visioni e teorie, dando loro una colorazione ottimistica o pessimistica a seconda della percezione della realtà e della destinazione d'uso del loro lavoro creativo.

2016 un anno veramente moscio

Alla fine di un anno che in Italia ha visto la scomparsa di grandi figure di riferimento come Umberto Veronesi, Carlo Azeglio Ciampi, Gian Luigi Rondi, Anna Marchesini, Gianmaria Testa, Gianroberto Casaleggio, Marco Pannella, Bernardo Caprotti, Dario Fo, Ida Magli, Paolo Poli, Victor Uckmar, Paolo Prodi, Paolo De Benedetti, Enzo Maiorca, Cosimo Quarta, Giorgio Albertazzi, Umberto Eco, Armando Di Pasquale, Ettore Scola, Franca SozzaniMarcello De Cecco (e ad inizio 2107 è scomparso a 84 anni anche il grande linguista Tullio De Mauro), e all'estero quelle di Leonard Cohen, Péter EsterházyPrince, Gato Barbieri, Muhammad Ali, Keith Emerson, Anthony Smith, Hilary Putnam, David Bowie, Pierre Boulez, Paul BleyErnst Nolte, Fidel Castro, può risultare difficile immaginare un 2017 senza il loro contributo umanistico e scientifico che hanno garantito la salute della cultura, della scienza, dell'economia e della società italiana.

Sotto l'aspetto politico, per chi ha fatto la scelta del NO, il 2016 sarà ricordato positivamente per il referendum costituzionale che ha marcato la fine di una riforma raffazzonata e veramente poco radicale rispetto ai bisogni di cambiamento che l'Italia ha da tempo,  ma anche quella di un approccio politico giovanilistico, rampante e superficiale quale quello del Renzismo o Blairismo all'amatriciana. Dalle bollicine renziane siamo ora passati alle mille sfumature di grigio del nuovo presidente del consiglio che è destinato a marcare con la sua durata o caduta il 2017 in arrivo. La scena internazionale nel 2016 è stata anche peggiore, soprattutto per la diffusione della violenza terroristica, per la tragedia immane della guerra in Siria e per l'avanzata delle destre populiste in tutto il mondo, compreso gli Stati Uniti.

Considerando le tante promesse di rinnovamento e cambiamento che il 2016 non ha saputo mantenere, l'anno che si sta chiudendo si è dimostrato un anno moscio in termini di risultati concreti e premonitore di ciò che ora arriverà. Un viatico non positivo per un 2017 che non sembra presentarsi sotto i migliori auspici. Le numerose scadenze elettorali europee che interesseranno Olanda, Francia, Germania e Italia non lasciano intravedere orizzonti sereni e meno che mai un anno di grandi balzi in avanti.

Secondo molti intellettuali quella che sta emergendo è la fine di un'epoca, quella caratterizzata dalla globalizzazione ma che in realtà era iniziata per il mondo occidentale nel lontano periodo dell'illuminsmo. Un'epoca che ha visto diffondersi e crescere la democrazia intesa come maggiore libertà e maggiori consumi, crescita esocnomica, sociale e personale. Alla fine dei tempi (citazione dal titolo di un libro del filosofo sloveno Slavoj Žižek) di quest'era considerata felice, nonostante i molti periodi bui che l'hanno attraversata, oggi i più giovani, soprattutto quelli pagati a voucher, sanno che saranno più poveri dei loro genitori e che dovranno affrontare il rischio che sempre esiste ad ogni passaggio critico, sull'orlo del caos e in situazioni di complessità e criticità elevata.

2017 il ritorno al conservatorismo

Tutto oggi lascia prevedere un grande ritorno al conservatorismo coniugato in varie forme, a partire dal nazionalismo risorgente, dal populismo dilagante, dal protezionismo  delle merci e delle identità, dal razzismo sdoganato come politicamente corretto. Se tutti questi ismi si manifesteranno assisteremo ad un 2017 tutto giocato in difesa.

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Un ripiegamento frutto della paura che le cose possano andare peggio di quanto non stiano già andando! Un ripiegamento che ha avuto la sua massima espressione di testimonianza con la vittoria di Trump con un messaggio protezionistico e centrato sul ripristino del passato rurale e industriale degli Stati Uniti.

La grande stanchezza e il galleggiamento

Il balzo all'indietro che ci aspetta nel 2017 è frutto di una grande stanchezza che si è impossessata di un numero crescente di persone che non vedono da tempo risposte concrete ai loro bisogni e alle loro aspettative di cambiamento reale e che non si sentono piùrappresentate. E' una stanchezza cronica, che non sa dove trovare l'energia per una ricarica che possa determinare una ripartenza. Si manifesta in una resistenza passiva, ma ancor più in un galleggiamento continuo, nella speranza che il mare rimanga calmo e non si presentino all'orizzonte tsunami improvvisi capaci di movimentare le acque.

La stanchezza è frutto di molta frustrazione, di un bisogno impellente a chiudersi su se stessi e a erigere muri di difesa e di tanta semplificazione e superficialità.  Tutti comportamenti che nascono dal non sentirsi più rappresentati da elite politiche ignoranti e autoreferenziali ma anche dal non vedere alcuno sbocco possibile alle varie forme di lotta e di resistenza messe in opera.

Stanchi come siamo ci rivolgiamo alle tecnologie e alle loro qualità taumaturgiche in termini di socialità, relazioni e conversazioni ma la superficialità a cui queste tecnologie e le nostre pratiche quotidiane ci hanno abituato non fanno altro che acuire il senso di stanchezza aggiungendovi anche tanta noia e infelicità. Frequentando i mondi digitali si ha l'impressione di vivere immersi nella innovazione e nel nuovo mentre in realtà si è semplicemente intrappolati nelle novità  senza alcuna profondità, esperienziale, emozionale e cognitiva.

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2017, in retromarcia avanti tutta

Il 2017 rischia di essere un anno in retromarcia e con gli occhi piantati negli specchietti retrovisori del proprio autoveicolo.

Sarà uno sguardo pieno di nostalgia, rassegnazione e rimpianto, uno sguardo quasi bloccato nel suo rivolgersi all'indietro e potente nel non volere tornare a guardare in avanti. Lo sguardo puntato verso il passato rischia di trasformarsi politicamente nella restaurazione e nella conservazione. Bruciata in un lampo l'esperienza giovanilistica di chi raccontava di volere cambiare tutto, ora il rischio è che tutto ricominci a tornare indietro. E' già successo in passato e sembra che si stia ripetendo anche oggi!

Il grande balzo in avanti voluto dal partito comunista cinese alla fine degli anni cinquanta fu un grande fallimento che portò alla morte decine di milioni di cinesi. Il piano venne ritirato dopo soli due anni ma le conseguenze furono pagate per molti anni a seguire.

Il grande balzo all'indietro che potrebbe caratterizzare il 2017 non è legato ad alcun piano. Sembra il risultato di una progressiva evoluzione, sembra emergere con forza da una serie di eventi, più o meno casuali e contingenti, e da tendenze, più o meno percepite e profonde, che si stanno aggregando a formare un unico grande verso (anche nel significato di URLO, quello di Munch?). Una destinazione quasi obbligata e che, se fosse raggiunta, potrebbe causare effetti duraturi e conseguenze indesiderate per tutti.

L'augurio per il 2017 non è che si possa evitare il balzo all'indietro ma che duri poco!

 

 

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