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( ͡° ͜ʖ ͡°)( ͡° ͜ʖ ͡°) Silenzio, lentezza e Coronavirus

( ͡° ͜ʖ ͡°)( ͡° ͜ʖ ͡°) Silenzio, lentezza e Coronavirus

28 Febbraio 2021 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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L’epidemia ha effetti collaterali, non soltanto di carattere sanitario. Il primo è il silenzio che tutti abbiamo sperimentato, nel confinamento di un anno fa, in spazi abitati piccoli e grandi. Il secondo è la #lentezza che, in un periodo di grandi accelerazioni, ci ha rinchiuso in casa, tutti in #smartworking, #DAD, connessi a uno schermo, praticamente fermi, con il sedere incollato a una seduta qualsiasi.

Silenzio e lentezza sono stati la reazione, più o meno forzata, al collasso che era in arrivo ben prima del contagio e prima che il coronavirus riprogrammasse il cervello di (quasi) tutti. 

Il silenzio è stato espressione di paura e rassegnazione ma come negare che molti lo abbiano riscoperto e apprezzato? Ci è servito a capire che nulla sarà più come prima e a prepararci alle tendenze emergenti in formazione. 

La lentezza, pur praticata sempre connessi e in modo forzato, ci ha permesso di capire che non è necessario andare di corsa, neppure di accelerare, che è tempo al contrario di decelerare e frenare. 

Il contagio non ha terminato la sua corsa, anzi lui sì continua la sua accelerazione. A noi non resta che interrogarsi su cosa accadrà domani e quando l’epidemia avrà forse trovato la sua fine. 

Una prima risposta ce ‘abbiamo già ed è tutta nelle immagini di questi giorni, con vie dello shopping, bar e parchi pieni di gente. 

E’ una risposta che ci dice che non abbiamo capito niente. 

E allora torniamo pure a correre e a far rumore!

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