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Elezioni europee, realtà virtuali, tecnologia e politica

Elezioni europee, realtà virtuali, tecnologia e politica

07 Maggio 2014 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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A venti giorni dalle elezioni europee in molti si chiedono chi votare e altrettanti hanno già deciso di astenersi. Difficile dare loro torto, visto che la politica è diventata una delle molte realtà virtuali che possiamo sperimentare ogni giorno su Facebook. Una realtà nella quale tutto può essere detto perché tutto è potenzialmente sia vero che falso. Compresi coloro che lo dicono!

Elezioni europee:  cambiare si può,  basta sapersi informare

Economia e politica sono due mondi che viaggiano insieme. Gli interessi del primo sono diventati quelli del secondo e poco importa se nel processo di assimilazione la Politica (oggi diventata politica) abbia perso il senso del pubblico servizio, abbia dimenticato il rispetto dell’etica, cancellato la meritocrazia insieme al diritto di uguaglianza e reso inutile il rapporto che lega rappresentato e rappresentante.

Economia e politica vanno di pari passo anche nell’uso che sanno fare della tecnologia e dei nuovi media digitali. Un utilizzo intelligente e capace di creare narrazioni che catturano l’attenzione di consumatori ed elettori impedendo loro di riflettere e ragionare su cose concrete come “che cosa me ne viene in tasca se…”, o “cosa posso realmente fare per…”.

Economia e politica sono state molto aiutate dalla tecnologia e oggi sono diventate quasi subalterne e incapaci di produrre livelli di innovazione e cambiamento simili a quelli derivante dalla costante evoluzione tecnologica. Il mondo economico è diventato globale grazie alla tecnologia e alle reti digitali e la politica è in grado di rappresentare e alimentare sé stessa grazie ai nuovi media e sistemi di (dis)-informazione di massa. Nell’uno e nel secondo caso ciò che conta è non rovesciare la logica che pochi guidano e molti altri semplicemente seguono (quasi nel senso di ‘follower’ su Facebook e con lo stesso rischio di essere associati a qualche gruppo estremistico o chiesa ideologica).

Di quanto di più positivo il mondo tecnologico abbia saputo esprimere in termini di creatività, personalità carismatiche e capaci di ottenere risultati, produzione di ricchezza e gioventù, la politica ha finito per sfruttare in modo patologico e con arroganza (nessun riferimento all’uso che di Twitter fa il presidente che cinguetta più volte al giorno) solo quella parte percepita utile a durare e a sopravvivere.

Nella situazione di crisi economica attuale che sta trasformando in inferno la vita di molte famiglie, la Politica dovrebbe farsi carico e sfruttare al meglio la tecnologia per creare nuovi posti di lavoro, per fluidificare i processi della pubblica amministrazione, per facilitare il contatto tra cittadino e istituzioni ma soprattutto per soddisfare i bisogni dei molti cittadini caduti in disgrazia o semplicemente in difficoltà.

Non è quello che sta succedendo, anche se la narrazione quotidiana mira a convincerci del contrario. Non sta succedendo perché nel suo approccio tecnocratico la politica manifesta scarsa compassione e interesse ugualitario e mira semplicemente a costruire una realtà di pura comunicazione che come The Circle (ultimo libro di David Eggers) sia in grado di far credere a tutti o suoi cittadini-dipendenti che il paradiso è alle porte. E molti sono disposti a credere che lo sia, anche quando ne percepiscono la lontananza nel tempo e illusorietà.

Cambiare verso...si ma verso dove?

Il paradiso prossimo venturo si caratterizza oggi in Italia in alcune parole: rivoluzione, cambiare verso, fare (nessun riferimento a Crozza!). Sono parole chiave che vogliono comunicare la necessità del cambiamento e la semplicità con cui lo si può fare ma dimentica la complessità del paese Italia e dei suoi problemi, la necessità del confronto democratico e la conflittualità che da sempre caratterizza la realtà politica italiana. In questa voglia di rivoluzione la tecnologia potrebbe dare una mano forte e determinante. Se applicata nel modo corretto e nei luoghi giusti potrebbe trasformare il paese rompendo lacci e lacciuoli che lo tengono legato al suo medioevo mai finito.

Peccato che, per ora, la tecnologia di cui si parla è prevalentemente quella legata alla comunicazione come Twitter, i tablet e gli smartphone, le slide, i PIN ecc. Nulla di negativo anzi finalmente si è affacciata all’orizzonte una classe politica capace di usare le nuove tecnologie. Peccato che, come è avvenuto in passato con media tradizionali come la TV,  i nuovi media servano per lo più a comunicare, a creare narrazioni coinvolgenti e prospettare realtà virtuali prossime venture che mai si trasformeranno da realtà potenziali in realtà attuali.

"Sanno che, nel loro agire, seguono un'illusione, ma ciononostanre continuano a farlo" - Slavoj Zizek

Sulle orme dell'agenzia NSA americana che si si sarebbe accordata con società come Google per spiare i cittadini americani e del mondo, oggi molte tecnologie e scoperte scientifiche (le teorie delle reti, i piccoli mondi, la social network analysis, ecc.) sono usate dalla politica per studiare movimenti di opinione pubblica e movimenti reali. La raccolta di informazioni va di pari passo con il monitoraggio costante, attraverso sondaggi, delle tendenze emergenti e dei fenomeni attrattivi più forti. E’ così che, al di là degli aspetti della crisi economica e dei bisogni delle famiglie, quello che sembra contare di più oggi è l’antieuropeismo, i No-Euro, la paura/lotta alla immigrazione, ecc. Vanno di più perché servono a comporre più facilmente slogan capaci di parlare alla pancia delle persone e perché permettono di semplificare (banalizzare direbbe qualcun altro) il dibattito politico riducendolo a una scelta da sondaggio. Ne deriva un'offerta politica fatta di tanti populismi, di destra e di sinistra, che si prepara a cogliere l'attimo sfruttando le elezioni europee ma pensando a quelle prossime e vicine italiane.

La politica, anche grazie alla tecnologia, ha scoperto che il mondo è complesso e nella sua complessità permette soluzioni diverse allo stesso problema ma, diversamente dalla tecnologia, continua a trattarlo in modo illogico e con finalità auto-referenziali. La tecnologia può cambiare l’educazione e la scuola, può servire a gestire i flussi migratori e affrontare i problemi ambientali. La politica può fare la stessa cosa ma per farlo i politici dovrebbero cambiare approccio e politica. Cosa che non stanno facendo! Ciò che conta è comunicare...

La tecnologia e la politica in un cinguettio

Non è un caso che l’uso prevalente della tecnologia si rivolga a strumenti come Twitter, un social network con un impatto molto forte sui modi con cui avviene il dibattito politico in ogni paese. Il suo impatto è molto più importante di quello di Facebook per la rapidità con cui i suoi cinguettii possono raggiungere chiunque nel mondo. Non è un caso che sia diventato il media preferito di Matteo Renzi che lo usa per comunicare informazioni importanti scavalcando i media mainstream.

La potenza di Twitter sta nella sua capacità di trasformare ogni singolo utente in uno strumento di broadcasting, senza che spesso sia stata verificata la validità della fonte e del cinguettio. Twitter permette al politico di cogliere e manipolare ‘il sentiment’ dell’opinione pubblica e, a chi è in grado di crearlo e controllarlo, di avere un potere forte sul politico e la politica. Un effetto della tecnologia che, benchè sia il frutto di semplici e inoffensivi cinguettii, dovrebbe rendere nervosi molti e non solo i soliti intellettuali legati alla vecchia cultura pre-tecnologica.

Il ricorso ai nuovi medi sociali da parte della politica non è casuale ma nasce dalla loro importanza nell’attivismo politico e nello stimolare il cittadino alla partecipazione, in ogni occasione elettorale a calendario. Grazie ai nuovi media tutto viaggia veloce e tutto si trasforma in conversazione ( o chiacchiericcio) e dibattito online. L’uso è suggerito anche dal fatto che il distacco della politica ha modificato il panorama degli elettori (mercato potenziale). E' un uso che appare a volte esagerato e non necessario. A seguire realmente i fatti della politica, anche elettronicamente, è pur sempre una minoranza ristretta. La maggior parte dei potenziali elettori non conosce i nuovi media o, se li conosce, non li usa per seguire i politici e i loro cinguettii. Forse non è un caso che personaggi come Berlusconi o partiti come la Lega facciano un uso prevalente della televisione e del contatto fisico.

I media sociali hanno comunque trasformato il modo di fare politica, i suoi metodi e le sue strutture. I risultati sono per il momento poco chiari e confusi ma ciò non toglie che siano sempre di più i politici che ricorrano ai nuovi media, anche per dibattiti e decisioni politiche da prendere in sede legislativa.

Elezioni europee in un cinguettio

Le prossime elezioni europee sono destinate a dare un contributo di chiarezza sull’impatto dei nuovi media sociali in termini elettorali. Per il momento ciò che interessa è il ruolo che i nuovi media possono avere nel mobilitare le persone al voto e alla partecipazione. TV e giornali (50/60%) sono ancora le fonti principali di informazione in quasi tutta l’Europa, a seguire Internet (30%). Esistono però differenze sostanziali tra le varie nazioni europee nell’uso che dei media viene fatto e nel tipo di informazione che viene proposta.

Diversa è la visibilità che le elezioni stesse hanno nei telegiornali e sui media nazionali. In alcune nazioni come Grecia, Polonia, Porogallo e Slovenia la visibilità è molto alta. Lo è anche in Austria e Svezia ma bassa in Italia, Slovacchia, Belgio e Olanda. Diverso è anche il tono prevalente sul ruolo dell’Europa. La valutazione è naturalmente molto negativa in Grecia, predominantemente negativa in Olanda, Italia, Danimarca, Spagna e Belgio. E’ in generale positiva in 13 nazioni su 27.

Il ruolo che i nuovi media giocano nella vita dei consumatori attuali vale anche nella vita degli elettori. I maggiori produttori di informazione si contendono l’attenzione online dei lettori competendo con gli spazi sociali frequentati dai più. L’offerta di informazione online è ampia e permette a tutti di optare per una informazione completa 24x7 così come di evitarla in blocco. La maggioranza dei potenziali elettori italiani sembrerebbe aver optato per la seconda scelta. Facebook e Twitter non evidenziano alcuna pratica significativa nell’uso dei social network finalizzati alle elezioni europee. Ciò non significa che queste piattaforme non siano importanti per l’attività politica ma che scarso è l’interesse verso queste elezioni, perché limitate sono le aspettative che qualcosa possa cambiare.

Questa evidenza riportata da indagini recenti sull’uso dei media in politica indica la loro scarsa importanza come strumenti di mobilitazione. Colpisce allora l’uso che ne viene fatto dai politici in carica o che si candidano alle prossime elezioni.

E' un uso che fa sorridere perchè evidenzia l'emergere di una classe politica le cui letture sono limitate e condizionate dalla brevità dei cinguettii a cui prestano tanta attenzione. Fa sorridere il peso che ai nuovi media viene assegnato da politici più attenti alla loro immagine e numero di follower che alla programmazione di lungo termine o alla progettazione che qualsiasi impegno politico serio richiede. Preoccupa che alcuni commenti negativi o una campagna ben costruita su Twitter o Facebook possa portare un politico a cambiare programma e strategia o a vivere perennemente in una situazione di referendum continuo. Preoccupa ancor più che a farlo siano politici che puntano alla rivoluzione e al cambiamento perchè, con il loro incubo da social network e la loro costante ricerca di consenso,  evidenziano una scarsa conoscenza dei media usati e dei cambiamenti che la tecnologia sta portando nella società e nella mente dei cittadini. Gli unici ad averlo compreso sono stati i pentastellati anche se poi l'uso che fanno del loro blog e la loro filosofia non sempre democratica della rete solleva più di una preoccupazione.

Il ricorso persistente ai nuovi media e l'uso che ne viene fatto anche nella campagna elettorale per le europee 2014, indicano una confusione in atto e l'emergere di una schizofrenia preoccupante. La politica sembra aver confuso la Rete e i media sociali con la realtà e li usa per misurare il polso e la temperatura del paese. E' una schizofrenia che colpisce a destra come a sinistra ma che, con l'arrivo di Renzi e il suo cinguettare continuo, sembra aver creato un salto evolutivo e generazionale che interessa tutto il PD.

I risultati delle elezioni europee serviranno a comprendere se anche per gli elettori e i cittadini la realtà fattuale e oggettiva è stata in qualche modo superata e resa obsoleta da quella simbolica e rappresentata attraverso i media. Se così fosse avrà avuto ragione ancora una volta Lacan quando diceva che il reale è privo di significato e di senso perchè si limita ad esistere mentre il significato può essere trovato solo all'interno della realtà dell'ordine simbolico. Se non sarà così vorrà dire che la cruda realtà del reale ha trovato spazio nella riflessione soggettiva degli elettori e si è espressa in un atto, il voto europeo, capace di ridare centralità al soggetto e a rompere l'ordine simbolico attuale fatto anche di molti cinguettiii e linguaggi politici da essi dipendenti.

Il pessimismo è prevalente ed è perciò facile prevedere una forte affermazione dei movimenti e partiti populisti e la scarsa affermazione di forze che puntano ad un reale cambiamento, dell'ordine simbolico prima e poi della realtà economica e politica che ha portato l'Europa nella situazione di crisi attuale.

Un cambiamento è comunque possibile e si può cominciare a costruirlo oggi sfruttando le elezioni europee e le opportunità di scelta e di riflessione che stanno offrendo a tutti, nessuno escluso. 

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