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Il futuro tecnologico raccontato e temuto

Il futuro tecnologico raccontato e temuto

01 Dicembre 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Pochi dubitano ormai che i gadget tecnologici che utilizziamo siano privi di effetti sulla nostra vita personale e sociale. Gli interrogativi riguardano la profondità di questi effetti e come reagire a essi in modo da uscirne senza eccessivi danni. Le realtà tecnologiche prossime venture raccontate dai media sono lontane dall'essere luminose e senza problemi perchè incapaci di esorcizzare le paure e i timori di futuri fatti di Realtà Virtuali, di ossessioni compulsive da Like e da posti di lavoro persi per colpa di macchine sempre più intelligenti.

Giocando alla tecnologia è possibile dimenticarsi dell'invecchiamento e sognare un futuro tutto virtuale nel quale rinasciamo in formato digitale per essere riusciti a recuperare, su altri supporti hardware, la nostra memoria, intelligenza e perfino la nostra identità. I giovani Millennial vedono in questo quasi una destinazione obbligata, gli immigrati digitali ci sperano ma non ci contano. Tutti in realtà guardano a questi sbocchi tecnologici con timore perchè intravedono un'umanità futura dominata da molte macchine e pochi esseri umani.

I timori nascono dal constatare l'evoluzione continua delle macchine, nella forma di assistenti personali che stanno eliminando le interfacce tradizionali di interazione uomo-macchina per sostituirle con quelle vocali alla Echo-Alexa di Amazon (quasi cinque milioni di unità vendute) o alla Home di Google che forniscono l'accesso a centinaia di servizi e competenze diverse utilizzabili per soddisfare bisogni e semplificare azioni e attività quotidiane. La diffusione di questi dispositivi è ancora limitata ma pronta a prendere piede rapidamente, così come stanno facendo i prodotti tecnologici indossabili che contano ormai in decine di milioni i prodotti venduti ogni anno (quasi 23 milioni nel solo secondo trimestre 2016, dati IDC).

Islanda: foto di Carlo Mazzucchelli

Se si guarda ai fenomeni dello smartphone, del tablet, degli Wearable e ora dei Bot dotati di intelligenza artificiale, si percepisce tutta la forza dirompente e creativa delle nuove tecnologie in tutti gli ambiti di vita individuale e sociale, professionale e lavorativa. La percezione di questi effetti non può che alimentare le paure di futuri tecno-catastrofici. Gli stessi timori possono però al tempo stesso suggerire la cura per evitarli o allontanarli, ad esempio cercando di disintossicarsi dalla dipendenza dal mezzo tecnologico attuale.

Quello che è certo è l'arrivo di un numero crescente di macchine, sempre più intelligenti e in grado di apprendere, nella vita di ogni giorno, capaci di attirare l'attenzione e attivare la curiosità e le successive interazioni e sperimentazioni. Interesse e curiosità sono due emozioni insufficienti a fugare dal nostro cervello la paura di futuri distopici legati alle macchine e alla loro evoluzione ma con intensità diverse a seconda dell'età. Le persone più giovani, il cui cervello si è abituato fin dall'inizio ad una interazione tecnologica, avranno meno paura di persone adulte che hanno dovuto e devono costantemente adattare il loro cervello alle tecnologie dell'informazione moderne.

Per alcuni queste paure non hanno nulla di nuovo. Probabilmente paure simili sono già state sperimentate con la scoperta del fuoco e delle sue proprietà caloriche capaci di distruggere ma anche di scaldare, illuminare e proteggere. Il fuoco come la tecnologia non può smettere di fare paura ma entrambi hanno il potere di cambiare le cose e il nostro esistere nel mondo. Il primo può distruggere territori interi lasciando dietro di sè solo cenere e carboni ardenti, la seconda può scavare così a fondo nel cervello umano da lasciare solo le sue di tracce diventando così potente da lasciarle  anche in molte attività umane e sostituendosi alle persone in carne e ossa.

C'è chi pensa che un posto di lavoro che può essere svolto da una macchina liberi la persona che lo svolgeva lasciandole tempo libero da dedicare a qualcosa di meglio e più creativo. Altri si chiedono come possa godersi il tempo libero una persona il cui reddito mensile è sparito per colpa di una macchina. Un dilemma senza soluzioni definitive e che non ne trova neppure ipotizzando un reddito minimo di cittadinanza in sostituzione di quello perso a causa di un robot. Non esiste una soluzione perchè non si capisce come si possa rinunciare a un buon stipendio per un reddito minimo e vivere felici e sereni. Non esiste perchè anche solo l'idea che ciò possa avvenire genera ansia e preoccupazione e nessuno vorrebbe che la cosa toccasse a lui/lei. Il solo fatto di essere esposti a questa possibilità getta nel panico e porta a riflettere sulla tecnologia anche se non lo si è mai fatto. E anche questo è un effetto collaterale e indesiderato della tecnologia che forse però potrebbe avere un contro-effetto positivo.

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