Ho sempre preso parte come cittadino alle cose della Politica italiana e intendo partecipare anche a quella che si presenta come una occasione determinante nel definire le sorti future del paese Italia. Un paese che aspetta da sempre profonde e reali riforme di cambiamento e che viene deluso costantemente da promesse tradite, da tradimenti e votagabbana e da mezze riforme che sembrano cambiare tutto per non cambiare nulla o che promuovono cambiamenti pericolosi per i valori su cui questo paese è stato costruito e costituito.
La macchina per convincere gli elettori a fare una determinata scelta è già partita da tempo. Si è inceppata durante le elezioni amministrative che hanno mostrato come non esistano più rendite acquisite e neppure fedeltà partitiche consolidate su cui fare affidamento. L'aria che si respira evidenzia un cambiamento di fatto. Il palazzo è percepito lontano, la Politica non c'è più e la politica ha deluso, i partiti sono spariti e i numerosi ducetti emergenti sono percepito più come prodotti commerciali che come leader da seguire e amare. Come prodotti e merci hanno una durata limitata e quando scadono per loro non c'è più spazio neppure nel frigorifero di casa.
Quando si presenta l'opportunità i cittadini-consumatori odierni scelgono di punire chiunque detenga il potere o racconti di detenerlo. E' successo con il referundum sulla Brexi in Ingliterra, con l'elezione di Trum negli Stati Uniti in Austria e succederà anche in Italia. Con alcune motivazioni in più, legate prevalentemente a quei numerosi cittadini di sinistra che si sono sentiti fregati, per l'ennesima volta, dai loro rappresentanti e che ora, non fidandosi più, hanno anche perso ogni feeling emotivo e affettivo verso un simbolo, una storia, una ideologia o un partito.
Su queste posizioni si ritrovano ormai migliaia di persone che, dopo aver votato Renzi alle primarie, hanno compreso di avere semplicemente favorito il prolungamento del berlusconesimo, sono rimaste prima soprese e poi si sono sentite tradite dalla svolta a destra finalizzata a trasformare il PD in un partito di centrodestra e soprattutto a mettere una pietra tombale su una intera storia e sulle generazioni che l'hanno vissuta da protagonisti.
Conservatrice sarà lei....!
Con motivazioni diverse ma uguali sentimenti si ritrovano oggi anche molti intellettuali, giornalisti, registi, attori, magistrati, costiruzionalisti, studiosi e semplici cittadini che, pur non essendo assimilabili ad alcuna corrente di pensiero politico, hanno deciso di dire la loro invitrando a votare NO e fornendo non una ma mille ragioni per farlo, ma soprattutto condividendo riflessioni, opinioni e materiali utili a maturare una scelta più ragionata, informata e sentita.
Tra questi personaggi ci sono Maselli, Montalto, Odifreddi, Ovadia, Aiuti, Maselli, Faenza, Freccero, Travaglio, De Pace, Zagrebelsky, Settis e molti altri. Sono tutti schierati decisamenye contro la riforma Renzi-Boschi e lo fanno con motivazioni diverse, chi ricordando il partigiano, chi sottolinenando la confusione che caratterizza la nuova carta costituzionale, chi i rischi che si corrono in termini di democrazia e libertà futura, chi semplicemente perchè ama la Costituzione attuale e non la vuuole vedere cambiata o mutilata, chi vuole contrastare il pensiero unico liberista e antidemocratico che anima la nuova Costituzione, chi è arrabbiato per le falsità mediatiche e comunicazionali con cui viene celebrata la nuova costituzione, chi non vuole avvallare una scelta tutta politica e poco costituzionale, chi è preoccupato di derive fasciste prossime venture, chi crede che invece di cambiiare la Costituzione basterrebbe applicarla, chi è preoccupato per il combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale e che rischia di determinare il governo della minoranza sulla maggioranza con l'unico obiettivo di rispondere meglio alle logiche imposte dai grandi poteri finanziari ed economici che perseguono da anni l'indebolimento dello stato, dei diritti dei cittadini e del welfare e chi infine semplicmente non sopporta i modi e gli atteggiamenti del Presidente del Consiglio in carica, mai eletto dagli elettori cittadini e al governo con i voti provenienti da una legge elettorale decretata come incostituzionale.
A chi vuole trovare il tempo di andare a fondo nelle numerose motivazioni per il NO sopra esposte, per riflettere criticamente su quanto i media stanno proponendo nelle loro narrazioni non neutrali e incomplete, per capire se le ragioni del NO son convincenti, per convincersi dell'importanza di andare a votare e per trovare argomenti utili anche a cambiare idea suggerisco di prendere visione della biibliografia che segue, leggere le sintesi dei libri qui inserite o andare in libearia e acquistare il libro che più sembra adatto a fornire risposte concrete e motivazioni al voto.
Perchè No
di Marco Travaglio e Silvia Truzzi - Edizioni PaperFirst
Marco Travaglio e Silvia Truzzi smontano a una a una le innumerevoli bugie che i riformatori spacciano da mesi a reti unificate e spiegano le ragioni del No in questo libretto di pronto intervento. Anzi, di pronto soccorso.
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»
Questo è il quesito al quale gli elettori italiani saranno chiamati a rispondere nell’autunno 2016. Ma la riforma proposta dal governo Renzi e dalla ministra Boschi, nella sua sostanza e nelle sue conseguenze, corrisponde davvero a questa breve descrizione? Secondo il direttore de «Il Fatto Quotidiano», da sempre all’opposizione di questo governo, assolutamente no.
In Perché no, Travaglio espone le sue obiezioni in modo schematico e preciso, articolandole nei diversi capitoli. Tutto questo sempre con un occhio alla Costituzione e al confronto con il precedente referendum costituzionale (quello del 2006), rispetto al quale le posizioni di alcuni politici sembrano essersi completamente ribaltate: simili le riforme, molti che allora erano assolutamente contrari oggi sono invece tra i maggiori sostenitori del ddl Boschi. Un confronto, come è stile di Travaglio, sempre con una punta di sarcasmo e molta irriverenza, che insieme ai dati e a tutte le informazioni raccolte sulla nuova legge vuole, quando non riesce a convincere delle ragioni del “No”, perlomeno mettere in guardia i lettori da un giudizio superficiale e troppo approssimativo.
Ecco quindi che, con l’aiuto della laureata in giurisprudenza e giornalista de «Il Fatto Quotidiano» Silvia Truzzi, Travaglio espone in questo breve e scorrevole libro (il testo effettivo conta circa 150 pagine) tutte le ragioni del “No”, articolando meglio le proprie argomentazioni e facendo riferimenti diretti ai dati e al testo della legge. In particolare, utilissima, anche per chi rimane invece per le ragioni del “Sì”, è l’appendice in cui si mette a confronto la vecchia Costituzione con quella riformata: i cambiamenti, presenti in 47 articoli su 139, saltano subito all’occhio. È un notevole servizio al lettore, che in questo modo non è costretto a procurarsi da solo i due testi e a fare da sé il confronto.
Perché no nasce infatti per dire che una riforma non è sempre meglio di nessuna riforma, soprattutto se questa si rivela peggiorativa e realizza solo in piccolissima parte i propri obiettivi: il Senato, che dovrebbe essere espressione degli interessi locali, di fatto non avrebbe peso in molte materie regionali; i senatori non sarebbero più eletti dall’insieme dei cittadini; il ritorno in termini economici e di governabilità sarebbe irrisorio; i consiglieri e sindaci che dovranno far parte del Senato acquisirebbero l’immunità parlamentare (e Travaglio dedica un intero capitolo, regione per regione, agli indagati che in questo modo si libererebbero dei loro guai giudiziari); e molto, molto altro ancora.
Un’opinione sempre forte e decisa, quella di Travaglio, ma che quantomeno ha il pregio di smuovere, di far riflettere: nelle parole del suo autore, non semplicemente un libro di «pronto intervento», ma addirittura di «pronto soccorso».
Loro diranno, noi diciamo
Gustavo Zagrebelsky e Francesco Pallante argomentano per il rinnovamento di una democrazia partecipata, contro le modifiche della
Costituzione – di cui si vorrebbero cambiare ben 47 articoli (oltre un terzo del totale) – e contro la legge elettorale.
Oltre alle critiche di merito (contraddizioni, errori concettuali, complicazione del sistema), vengono messe in evidenza le forzature procedurali che hanno connotato il percorso di approvazione delle due leggi.
Ne emerge un quadro tutt’altro che rassicurante: le nuove regole del gioco politico risultano essere, a giudizio degli autori, sempre più un’imposizione unilaterale basata su rapporti di forza incostituzionali – leggi approvate in tutta fretta e al costo di qualunque forzatura.
Il libro si chiude offrendo al lettore il confronto, articolo per articolo, del testo della Costituzione vigente con quello che scaturirebbe dalla riforma.
Ciò allo scopo di offrire al cittadino una chiara visione d’insieme del nuovo dettato costituzionale.
Costituzione!
Perché attuarla è meglio che cambiarla
di Salvatore Settis
C come Costituzione, la nostra Carta fondamentale: è doveroso impegnarsi per dare attuazione ai suoi principî fondativi, e non esercitarsi a smantellarla. Si approfondirà ancora il baratro fra i principî della Carta fondamentale e le pratiche di governo?
Nella Costituzione troviamo scritti la sovranità popolare, il diritto al lavoro, alla salute, alla cultura, il precetto di orientare l'econ
omia e la proprietà secondo il principio supremo dell'utilità sociale (cioè del bene comune). Troviamo un orizzonte dei diritti dei cittadini, non ancora pienamente attuato, per cui possiamo dire con Calamandrei che «lo Stato siamo noi». Lo Stato, non i governi. Perché i go
verni hanno fatto il contrario: hanno smontato lo Stato, ridotto lo spazio dei diritti, svenduto le proprietà pubbliche, anteposto il profitto delle imprese al pubblico interesse. Dobbiamo essere con lo Stato in nome della Costituzione, anche contro i governi che non la rispettino e vogliano, anzi, distorcerla con improprie manovre. Dobbiamo misurare i drammi dell'economia sul metro della Costituzione, cercarvi soluzioni rivolte al bene comune, principio supremo che informa ogni sua parola.
"Costituzione! è certamente il libro più politico di Salvatore Settis, non solo perché fin dall’introduzione il professore entra direttamente nel dibattito sulla riforma costituzionale. Quello compiuto dal governo Renzi non è il primo attacco alla Costituzione, precisa il professore, che nel volume ricorda molti precedenti compreso la riforma Bossi-Berlusconi del 2005 (che prevedeva lo Stato federale e il rafforzamento del presidente del Consiglio e del governo) fino alla modifica dell’art.81 da parte di Monti. Venendo al presente non possiamo dimenticare che «la riforma della Costituzione Renzi Boschi è partita con il governo Letta e, come tutti sanno, è stata stimolata da Giorgio Napolitano», dice Settis a Left. «Ma il tema della Costituzione è troppo importante per accontentarsi di prendersela singolarmente con il premier Renzi e con il ministro Boschi o con chiunque altro. Bisogna parlare delle ragioni per cui, in un momento storico come questo, anziché applicare la Carta nei suoi punti più importanti, per esempio il diritto al lavoro e il diritto alla salute, dobbiamo invece cercare di modificarla per dare più forza al governo, dicono loro»." (da un articolo di Left.it)
Aggiornare la Costituzione. Storia e ragioni di una riforma
Storia e ragioni di una riforma
A quasi settant'anni dalla sua entrata in vigore, la nostra Costituzione è al centro di un passaggio referendario importantissimo. Non sono, beninteso, in discussione i principi fondativi. La riforma, approvata dai due rami del Parlamento - dopo trent'anni di discussioni e dopo un lungo e complesso itinerario tra Camera e Senato - riguarda la seconda parte della Carta, ovvero quella che interessa i meccanismi di funzionamento del nostro ordinamento democratico. Il quesito che avremo davanti non consentirà distinguo.
Non saremo, in altri termini, chiamati a decidere tra diverse ipotesi possibili. Dovremo dire soltanto se vogliamo che sia mantenuto intatto il vecchio ordinamento o che vengano introdotti degli aggiornamenti - perché di questo si tratta - nella parte che regola questioni essenziali per la vita del nostro paese: la fiducia ai governi, la natura del Senato, i rapporti tra le due Camere, la snellezza delle procedure di approvazione delle leggi, la distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni.
Per paradosso, proprio la nettezza del quesito ci chiama alla responsabilità di valutarne bene la portata. Cosa cambia davvero nella riforma che il Parlamento ha approvato? Cosa rimane invece saldamente immutato? E qual è lo spirito complessivo, il senso dei cambiamenti proposti?
Perché è saggio dire no
di Valerio Onida, Gaetano Quagliarello
Tra analisi critiche e inediti retroscena questo volume ripercorre senza filtri, attraverso un serrato dialogo tra due dei principali protagonisti, la storia delle riforme in questa tormentata legislatura.
Da Letta a Renzi, dalla diaspora del centrodestra al patto del Nazareno, il presidente emerito della Corte costituzionale e l’ex ministro raccontano come e quando le riforme hanno “cambiato verso”.
E perché, da «saggi» del presidente Napolitano, muovendo da visioni politiche diverse si ritrovano oggi sul fronte del “No” al referendum.
Perché no perché sì.
Due opinioni a confronto sul referendum costituzionale Di Valerio Onida e Luciano Violante
In autunno, come previsto dalla Costituzione Italiana, si svolgerà il Referendum per decidere se approvare in via definitiva le modifiche apportate dalla legge Renzi-Boschi alla nostra Carta fondamentale.
Data la complessità e la portata delle tematiche, il volume intende fornire al lettore-elettore un utile approfondimento sugli aspetti più importanti della riforma, per un voto informato e consapevole.
Il testo è articolato in due parti; la prima approfondisce le modifiche proposte grazie a un breve riassunto di alcuni punti salienti e il raffronto, articolo per articolo, del testo costituzionale vigente con il testo modificato dal disegno di legge di riforma costituzionale, mentre la seconda completa il progetto descrivendo le ragioni del sì e del no attraverso le opinioni di due noti ed autorevoli giuristi, Valerio Onida e Luciano Violante.
LA COSTITUZIONE ROTTAMATA?
di del giudice federico
"In un momento caratterizzato da una intensa propaganda mediatica e politica, in cui i veri principi ispiratori della riforma costituzionale in corso sono tenuti ben celati agli elettori, questo volume prova a chiarire gli effettivi contenuti della Renzi-Boschi e a mettere in luce le reali intenzioni dei proponenti, nonché le conseguenze che ne deriverebbero se dovesse vincere il sì nel referendum di ottobre.
L'autore, in linea con il pensiero dei più noti costituzionalisti, svolge le sue riflessioni non 'da politico', ma vestendo i panni di 'patriota della Costituzione' schierandosi solo in difesa dei valori inviolabili che la riforma intende surrettiziamente ridimensionare."
In appendice: Testi a confronto-Le voci del sì e del no
La Costituzione e la Bellezza
di Ainis Michele; Sgarbi Vittorio
In sedici capitoli, uno per ciascuno dei dodici principi fondamentali della Carta e quattro dedicati ai titoli che la compongono, il punto di vista del giurista Ainis si accompagna a una lettura illustrata da Sgarbi attraverso le opere d'arte evocate dal testo costituzionale.
Se l’Italia è una Repubblica fondata sulla bellezza, come è stato recentemente proposto in Parlamento, non c’è dubbio che l’abitudine al bello - e a un patrimonio artistico e culturale che non ha eguali nel mondo - sia il vero elemento unificante degli italiani, e come tale si rifletta nel testo della Costituzione promulgata nel 1948. Sedici capitoli in cui Michele Ainis disegna un inedito commento letterario della nostra Costituzione e Vittorio Sgarbi lo affianca scegliendo un’opera per ciascuno dei dodici princìpi fondamentali e dei quattro titoli che compongono la prima parte della Carta. Un incontro che rivela la bellezza di un documento a cui contribuirono filosofi, linguisti e intellettuali come Croce, Marchesi, Calamandrei, capaci di esprimere nel rigore della forma un’altissima sensibilità letteraria.
Questo “paesaggio umano e naturale”, che affiora tra gli articoli e i commi della Costituzione, esprime nella forma più riuscita la corrispondenza tra il diritto e i cittadini: noi stessi, posti davanti allo specchio della legge, potremmo riconoscervi molto della nostra eredità, e scoprirci più ricchi di quanto immaginiamo.
A questa bellezza del testo della Carta, testimoniata dalla sua longevità, questo libro affianca un tesoro di riferimenti, assonanze, simmetrie, tratti dalle diverse arti e ispirati ai princìpi costituzionali: suggerimenti di lettura che illuminano la vitalità e l’attualità del testo della Costituzione, un monumento da preservare come parte del nostro immenso patrimonio culturale. La Costituzione e la bellezza è un dialogo tra arte, diritto e letteratura, che si legge come un’appassionata storia della bellezza d’Italia.
La Costituzione bene comune
Interventi di Azzariti, Besostri, Carlassare, Ferrara, Gallo, Grandi, Pace, Rodotà, Villone, Zagrebelsky.
Tutte le ragioni del No; un utile vademecum per informare e informarsi e per avere sempre una risposta pronta da contrapporre alle argomentazioni dei sostenitori del sì. Si intitola “La Costituzione bene comune” il volume, edito da Ediesse, che raccoglie gli interventi svolti durante l’assemblea dell’11 gennaio scorso convocata dal Comitato per il No al referendum costituzionale. Novanta pagine nelle quali sono spiegate, con competenza e passione, le ragioni di un’opposizione che non è ideologica, ma fondata su argomenti precisi, oggettivi, documentati. A spiegare perché bisogna votare No al prossimo referendum di ottobre (che non è una gentile concessione del governo, ma una chiara disposizione costituzionale) sono giuristi e costituzionalisti del calibro Gaetano Azzariti, Felice Besostri, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Massimo Villone, Gustavo Zagrebelsky.
La “deforma” Renzi-Boschi deve affrontare l’ultimo passaggio parlamentare alla Camera (previsto nel corso del mese di aprile), ma la campagna per il No è già partita: nel week end del 9-10 aprile inizia infatti la raccolta delle firme per sostenere il referendum (ne occorrono 500mila). Il volume si propone proprio di far conoscere le ragioni del No alla riforma costituzionale così come imposta dal governo. Ragioni che saranno la base per motivare la raccolta delle firme e, poi, convincere elettori ed elettrici a votare no in ottobre, quando avrà luogo il referendum.
Contro il revisionismo costituzionale
di Gaetano Azzariti
Le nostre sofferenti democrazie costituzionali devono essere ricostruite, non invece nichilisticamente abbandonate, ovvero allegramente disattese.
Per interpretare il mondo c’è bisogno di ethos, logos e pathos. Per cambiarlo dobbiamo riscoprire un quadro di principi per cui valga la pena impegnarsi a costruire un altro mondo possibile.
In Contro il revisionismo costituzionale Gaetano Azzariti affronta la questione della trasformazione dei concetti, delle categorie, delle credenze che hanno attraversato il movimento storico del costituzionalismo moderno per chiedersi: qual è oggi il valore dei suoi principi fondanti? La democrazia e la Costituzione sono in crisi? Da tempo il pensiero critico sembra aver perso la propria radicalità, schiacciato dal peso del presente. Le nostre sofferenti democrazie costituzionali devono essere ricostruite, non nichilisticamente abbandonate o allegramente disattese.
No allo sfregio della Costituzione
"L'obiettivo di questo scritto è mostrare come non vi sia neppure una ragione, tra quelle addotte dal governo Renzi per giustificare lo stravolgimento della Costituzione, che sopravviva ad una critica anche blanda.
Ciò rende tali riforme un pericoloso guazzabuglio al quale è necessario opporsi. Il volume raccoglie le riflessioni a sostegno del fronte del 'NO' al referendum costituzionale di Arnaldo Miglino, Alfiero Grandi, Felice Besostri, Paolo Cirino Pomicino, Rino Formica, Danino Toninelli, Luigi Compagna, Giuseppe Gargani, Domenico Gallo, Nunziante Mastrolia, Domenico Argondizzo, Giampiero Buonomo, Ennio Di Nolfo, Franco Mari".
La Costituzione più bella del mondo?
Do Antonio Pilati
Siamo alla vigilia del referendum che dovrà confermare o respingere la riforma della seconda parte della Costituzione. È uno snodo politico essenziale che concerne la forma stessa del nostro Stato.
Questo volume offre un contributo agile e stimolante alla comprensione di un passaggio istituzionale che tocca la vita di tutti noi.
Chi volesse trovarvi un'indicazione di voto resterà quindi deluso, ma chi avesse il desiderio di conoscere meglio il contesto in cui la riforma si colloca e di scoprire quali sono alcuni dei nodi politici su cui essa ruota troverà, invece, punti di vista originali, condivisibili o meno ma certamente non scontati né affidati a luoghi comuni o alle parole d'ordine della rutilante propaganda.
Figli destituenti
I gravi aspetti di criticità della RIFORMA COSTITUZIONALE
Di Giuseppe Palma
Porcospini digitali
Il presente libro è un testo di diritto costituzionale attraverso il quale l'Autore affronta, con metodo scientifico, quelli che sono i principali aspetti di criticità della RIFORMA COSTITUZIONALE portata a compimento nel corso della XVIIesima legislatura. Il libro è un valido strumento per comprendere sia il contenuto che le criticità della revisione costituzionale.
In otto punti le ragioni del NO al Referendum costituzionale
Il primo libro gratuito contro la riforma Renzi-Boschi. 86 pagine, 8 capitoletti e la revisione del testo costituzionale vigente a fronte. Esce edito da perUnaltracittà, il laboratorio politico animato da Ornella De Zordo, il primo libro gratuito interamente dedicato alle ragioni del NO al prossimo Referendum.
L'autore, il giurista Luca Benci, racconta così la genesi del libro "Riteniamo che i livelli di disinformazione siano già elevatissimi e giocano su due livelli: la demagogia e la paura. Il primo viene operato sin dal titolo della legge che promette semplificazione, risparmi e celerità nelle decisioni. Il secondo opera sulle conseguenze negative che si verificherebbero in caso di vittoria del NO. Riteniamo che la riforma Renzi/Boschi sia tesa a un neoautoritarismo costituito da un accentramento mai visto di poteri governativi e una forte compressione degli spazi di garanzia e democrazia. Per non parlare della evidente sgrammaticatura giuridica. Per questo abbiamo ritenuto opportuno produrre un testo analitico e completo della cosiddetta riforma Renzi-Boschi, per spiegare in modo puntuale e schematico come cambierebbe la Costituzione repubblicana in ben 47 articoli".
Ornella De Zordo, direttore editoriale della rivista La Città invisibile che ha curato il progetto ha presentato così l'iniziativa: "Si tratta di uno strumento di conoscenza agile e gratuito, da far circolare in rete o da poter stampare autonomamente. Si può scaricare e leggere a questo indirizzo https://goo.gl/v9v39K. Con questa azione intendiamo dare un contributo concreto alla campagna referendaria. Riteniamo infatti fondamentale informare su un tema troppo spesso mistificato dalle lobby e dai maggiori gruppi di pressione, a partire dalle banche e da Confindustria, compattamente schierati con il governo nella revisione costituzionale. Pensiamo quindi - ha concluso De Zordo - che questo Referendum debba chiamare ad un espressione di voto informata anche chi ritiene che già adesso stiamo vivendo in Italia una democrazia puramente formale (e a volte neppure formale), per l'ulteriore netto peggioramento della situazione a scapito di diritti che andrebbero semmai applicati e non cancellati dalla Carta costituzionale".
La locandina promozionale da stampare e attaccare https://goo.gl/oOJCCu
Dalla parte della Costituzione. Da Gelli a Renzi: quarant'anni di attacco alla Costituzione
Un libro di Antonio Ingroia
In questo libro Antonio Ingroia recupera fatti e personaggi degli ultimi quarant'anni di storia italiana e offre una ricostruzione sulle ragioni e sul percorso che hanno portato alla "controriforma" Renzi-Boschi. Un'analisi, che parte dagli anni Settanta - da Licio Gelli e dal Piano di rinascita democratica della P2 - attraversa la Prima e la Seconda Repubblica districandosi tra vicende mafiose, misteri di Stato e ingerenze della massoneria deviata e internazionale, e arriva ai giorni nostri, a Matteo Renzi e all'egemonia delle lobby affaristico-finanziarie, in un'Europa sempre più tecnocratica.
Democrazia e Costituzione
Di stefano Rodotà
Il referendum sulle riforme costituzionali sarà un momento importante per il futuro del Paese. Stefano Rodotà non si limita a sostenere i limiti della riforma, esponendo con precisione i rischi che comporta, ma si interroga soprattutto su quale idea di democrazia risponda alle necessità del nostro tempo.
In una società in rapidissimo cambiamento, le cui trasformazioni spesso la politica fatica a interpretare, occorre dare nuova centralità alla rappresentanza, trovando nuove forme per rinnovarla ed espanderla.
La difesa della Costituzione si traduce così in uno sforzo attivo di ripensamento delle basi della democrazia, a partire dai diritti delle persone e da una cittadinanza sempre più ampia, multiforme e attiva.
No positivo. Per la Costituzione. Per le riforme. Per migliorare la politica e la vita
Di Gianfranco Pasquino
23 buone ragioni per dire NO al referendum costituzionale. Un "No" a riforme da cancellare per fare riforme buone che migliorino il funzionamento del sistema politico italiano e, con un po' di sana retorica, anche la vita dei cittadini.
Sfascismo costituzionale.
Come uscire vivi da un azzardo politico temerario. Una proposta liberale
Di Giulio Ercolessi
Nell'Italia di Renzi e di Berlusconi chi difende il costituzionalismo liberale viene paradossalmente considerato un nostalgico delle culture politiche dei partiti di massa della cosiddetta "Prima Repubblica".
Questo libro è dedicato a chi non capisce perché la riforma costituzionale ed elettorale del governo Renzi costituisce un grave pericolo per il futuro della democrazia liberale e delle libertà costituzionali degli italiani e cerca di delineare una proposta liberale alternativa, praticabile e realistica.
Se questa proposta non sarà presa in considerazione, questo libro potrà contribuire a fornire argomenti alla campagna per il NO nel referendum costituzionale.
Vita e morte di una costituzione. Una storia italiana
Di Ainis Michele
Un saggio lucido, polemico, chiaro, sulle ragioni della nostra Costituzione, sulla sua distorta applicazione, sui dibattiti antichi e recenti in merito alla riforma, sull'ultimo disastroso progetto di stravolgerla. Michele Ainis insegna Istituzioni di diritto pubblico nell'Università di Teramo. Oltre all'impegno accademico, svolge un'intensa attivita di edirorialista.
A leggerlo ora, dopo l'esito (felice) del referendum sulla maldestra e devastante modifica predisposta dalla destra ai danni della costituzione, il pamphlet di Ainis è consolante: "L'abbiamo scampata bella", dirà il lettore che voglia farsi un'idea dell'entità del pericolo schivato. Ma Ainis, costituzionalista che ama parlar chiaro e fuori dai denti, non si limita al tentativo più recente e rovinoso di revisione. Accompagna il cammino della carta fin dai dibattiti in costituente e passa in rassegna puntualmente anche le operazioni avviate nel 1983, nel 1992 e nel 1997. Le sue conclusioni suonano volutamente conservatrici: "La rivoluzione più dirompente sarebbe applicare la Costituzione, quella Costituzione che è stata tradita mentre era ancora in fasce". Si tratta di una conclusione perentoria. Le esigenze di aggiornamento, se non di organica riforma, non nascono dal nulla: meglio farci i conti che schernirle in blocco. Non mancano pezzi di sicura efficacia.
I nuovi meccanismi elettorali di segno maggioritario hanno originato guasti enormi: "Da un lato (al centro) ci attende un direttorio di segretari di partito senza popolo; dall'altro (in periferia) un direttorio di presidenti di Regione senza partito. Insomma, un doppio notabilato". In realtà il notabilato è l'unico fenomeno davvero plurale, e i sindaci hanno conquistato una posizione ben più eminente dei presidenti di regione. In parte ciò si deve a una reazione non ben calibrata al ruolo debordante dei partiti, già stigmatizzato da Mortati nel 1952. E allora che fare? Nessuno pretende da un piccolo libro ricette definite. Ainis ha voluto ridicolizzare velleità approssimative. Quanto al da farsi, se non maturano convinzioni serie e condizioni accettabili di convergenza sarà inevitabile tenersi la costituzione com'è: con i tradimenti che anche le fedeltà più appassionate tollerano, o consigliano.
Io dico NO
Gruppo Abele
I referendum sulle modifiche costituzionali e per l’abrogazione del sistema elettorale aprono una stagione decisiva per il Paese. Sono in gioco le regole della democrazia e i diritti di tutti. Le modifiche apportate alla legge elettorale e alla Costituzione sono, infatti, profonde: • la trasformazione del Senato in organo burocratico privo di ogni rappresentatività; • un abnorme premio di maggioranza per il partito più votato a prescindere dalla soglia raggiunta; • la designazione di fatto di gran parte dei futuri parlamentari da parte delle segreterie dei partiti; • la definitiva riduzione del Parlamento a sede di ratifica delle decisioni del Governo; • l’inedita concentrazione di poteri in capo al premier; • il depotenziamento delle autonomie locali; • l’indebolimento degli organi di controllo.
L’obiettivo dichiarato è l’asserita semplificazione del sistema, presentata come ventata di novità. Un susseguirsi di slogan, parole d’ordine, tweet, sms diffonde l’idea che la nostra democrazia funziona male non per l’incapacità della politica ma per l’arretratezza del contesto istituzionale. Non è così. L’Italicum e le modifiche della Costituzione sono, al contrario, il completamento di un processo, iniziato con lo smantellamento delle tutele del lavoro e l’abbattimento di ogni forma di partecipazione, teso ad accentrare il potere di decisione e a ridurre ulteriormente la possibilità per tutti, singoli e gruppi, di far valere i propri diritti e le proprie ragioni.
La Costituzione spezzata.
Su cosa voteremo con il referendum costituzionale
Con l'appuntamento solenne del referendum, saremo chiamati a votare su un'ampia e importante revisione della nostra Costituzione. Oppositori e sostenitori della riforma voluta dal Governo Renzi sembrano concordare sulla necessità di incentrare il dibattito sui contenuti del provvedimento. Ma nei fatti è davvero così? Da una parte vi è chi sostiene che un aggiornamento della Carta sia indispensabile, qualunque forma prenda, dall'altra c'è chi professa una presunta intangibilità del testo voluto dai Padri Costituenti.
Questo libro tenta invece di entrare nel merito, proponendo al lettore un viaggio attraverso le varie tappe che hanno portato all'approvazione del testo che è oggi sottoposto al giudizio popolare, per poi verificare, punto per punto, come cambierebbe il nostro ordinamento qualora entrasse in vigore. Quali erano le ragioni e gli obiettivi all'origine della revisione? È vero che con la riforma finirebbe il bicameralismo?
Risparmieremmo realmente milioni di euro abolendo sprechi e privilegi? Ma soprattutto è vero che questa è "l'ultima occasione" o piuttosto - come spiegava Alessandro Pizzorusso - le riforme potrebbero essere affrontate "in modo progressivo, cominciando da quelle più semplici e mature, per poi passare alle altre, senza pretendere di risolvere tutto in una volta"? Prefazione di Roberto Zaccaria. Postfazione di Giuseppe Civati.
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