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Viviamo tempi bui e dolorosi, meno male che c’è Pokémon Go!

Viviamo tempi bui e dolorosi, meno male che c’è Pokémon Go!

20 Luglio 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Attentati artigianali ma micidiali per il numero delle vittime da essi causati, colpi di stato presunti o falliti ma con conseguenze immediate su decine di migliaia di persone, fatti di cronaca che segnalano lo stato di sofferenza di organismi sociali diventati fragili e isterici. Solo alcuni dei fenomeni che caratterizzano tempi non propriamente felici, anzi sicuramente bui e tempestosi, politicamente, socialmente ed economicamente. In questa situazione i media e l’opinione pubblica hanno trovato una perfetta via di fuga nell’uscita di una APP, Pokémon Go, che ha invaso il mondo intero con i suoi mostriciattoli nascosti e tante emozioni positive.

Grazie alle nuove tecnologie digitali che permettono di accedere, indicizzare e condividere in tempi rapidi dati, informazioni ed eventi, i fatti di cronaca sopra accennati hanno avuto un’eco immediata e globale nell’amplificazione delle atrocità commesse, nella condivisione delle rappresentazioni fotografiche dei loro effetti e nella percezione comune dei tempi violenti e incerti che stiamo vivendo.

La tecnologia ha al tempo stesso fornito una sua soluzione, una via di fuga all’attenzione, cognitiva ed emotiva. Lo ha fatto con Pokèmon Go, una semplice applicazione che, grazie al risalto dato ad essa dai media, alla popolarità dei Pokèmon (legata ai videogiochi giapponesi della Nintendo) su cui è costruita, alla pervasività dei media digitali e dei dispositivi mobili e al bisogno costante di evasione delle persone, ha ottenuto un successo globale ben prima di un suo successo effettivo legato all’uso quotidiano e che potrebbe trasformarla nell’APP di maggiore successo della storia.

I media hanno dato ampio risalto ai fatti di Nizza, alle battaglie razziali americane, alla Turchia ma un tempo maggiore lo hanno regalato al fenomeno Pokèmon Go. Illustrando le sue funzionalità e la sua capacità magica di fare apparire nel mondo reale creature immaginarie (Pokèmon – mostriciattoli nascosti) i media e tutti i grafomani digitali hanno offerto al vasto pubblico della Rete una perfetta via di fuga nell’immaginario, lontano dal mondo Reale e simbolico rappresentato dai fatti di cronaca di questi giorni, con i loro connotati di dolore, paura e preoccupazione.

Dopo avere installato Pokèmon Go sul proprio dispositivo mobile, con il GPS attivo e puntando la fotocamera sui mondi reali frequentati è possibile entrare in mondi paralleli, abitati da saltellanti e strane creature e dai quali spariscono le immagini terribili e disturbanti della Promenade di Nizza. Queste immagini rimangono nello sfondo ma non vengono più percepite come reali perché la percezione e l’attenzione dell’utilizzatore dell’applicazione sono catturate dai mondi paralleli e virtuali della Realtà Aumentata di Pokèmon Go.

Sono mondi magici nei quali sembra essere conveniente perdersi così come lo è all’interno di un grande centro commerciale. E’ un perdersi quasi desiderato, una via di fuga dai problemi personali e del mondo e dei quali non si vuole avere consapevolezza tanto grande è la sofferenza e la preoccupazione da essi provocata. E’ un perdersi collettivo, quasi la partecipazione ad un evento di massa o di tipo commerciale come un concerto organizzato dalla Coca Cola o una iniziativa promozionale di grandi Marche.

Il successo di massa di Pokèmon Go può essere visto in modi diversi e anche i più critici non possono prescindere, nella loro analisi, dalla sua crescente popolarità che ricorda quella del pulcino tecnologico giapponese da tenere in vita con un’alimentazione regolare quotidiana. Il fenomeno Tamagochi colpì il mondo come un uragano e catturò/distrasse l’attenzione di milioni di bambini da altre attività così come oggi Pokèmon Go lo fa con tutti. Una specie di livella che accumuna piccoli e grandi, nativi o immigrati digitali in un gioco che sembra fatto apposta per rubare tempo e allontanare lo sguardo dalla realtà del mondo reale.

Poco importa se dopo aver giocato, il ritorno alla realtà porta alla scoperta che nulla è cambiato perché nulla nel mondo reale è semplice, allegro, simpatico e divertente come lo è nella Realtà aumentata dei Pokèmon e perché dalla fuga momentanea nulla si guadagna in termini di solidarietà, collaborazione e cambiamento della realtà fattuale. E’ una piccola fuga senza scopo, una fuitina, con la quale si socializza l’allontanamento dalla Realtà, si consuma il gioco rendendone esplicita la consumazione alla ricerca del consenso degli altri. Il tutto attraverso l’individuazione di mostriciattoli (creature) immaginari da usare per distrarsi e distrarre.

Il gioco non è solo quello degli utilizzatori dell’applicazione ma anche quello dei Media, cartacei e digitali. Il loro ruolo è stato determinante nel trasformare una APP in fenomeno e nel suggerire i mille modi possibili di trasformazione della Realtà giocando. Una trasformazione che sempre comporta una qualche forma di allontanamento dai problemi, come se un antidoto digitale potesse far sparire per sempre la paura e la tristezza che caratterizzano la vita odierna di molte persone. O come se la costruzione di mondi utopici paralleli potesse essere la soluzione alle distopie del mondo reale.

Pokèmon Go viene decantata da molte narrazioni come la killer application della Realtà Aumentata ma  potrebbe anche essere un semplice fenomeno mediatico, prodotto dai media e dal bisogno di evasione e di fuga di tante persone che guardano al mondo  che le circonda con preoccupazione a paura. Quanto possa durare il fenomeno Pokèmon Go non è prevedibile ma il suo successo suggerisce quanto sia grande la domanda di evasione e di divertimento, anche quando la loro esperienza avviene all’interno di mondi paralleli e resi distopici dalle attività continue di data mining sui dati e le informazioni personali.

Questi dati potrebbero servire a identificare eventuali affiliati alle reti terroristiche di Daesh, anche se è improbabile che essi pianifichino azioni terroristiche nei mondi paralleli abitati dai Pokèmon. Sfortunatamente essi possono essere giocatori accaniti online ma quando agiscono lo fanno nella realtà concreta, quella nella quale i mostriciattoli virtuali che appaiono grazie alle funzionalità di un dispositivo mobile e di una applicazione sono certi di salvarsi mentre le persone fisiche rischiano di venire travolte. Il ritorno alla realtà analogica potrebbe essere traumatico ma forse anche salutare!

 

Post Scriptum:

Pokémon Go è diventata rapidamente una delle APP più profittevole degli store online di Android e iOS e, in poco tempo ha guadagnato più utenti di Twitter. Un fenomeno costruito sulla distrazione che ha reso milionari i produttori e ancora più distratti gli utilizzatori. Un fenomeno che fa perdere tempo, per il quale io anche ho perso del tempo per scrivere questo articolo e che rischia di fare perdere antro tempo a chi lo leggerà. Spero almeno solo che possa servire a suggerire altre forme di ossessione, ad esempio quella per cambiare la realtà, quella reale e non quella virtuale dei Pokèmon. 

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