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Il dialogo è trasformativo, umanistico (Nicoletta Poli)

Il dialogo è trasformativo, umanistico (Nicoletta Poli)

24 Febbraio 2021 Il consulente filosofico
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La consulenza filosofica è aperta all’ascolto nel rispetto della persona senza approvazione né biasimo e si occupa della complessa struttura del pensiero. Il consulente filosofico pensa insieme al consultante il pensiero del consultante, riflettendo sui presupposti del pensare che condizionano comportamenti ripetitivi, imitativi, confusi. Riflette insieme al consultante sulla propria visione etico-morale, sui propri a-priori, sulla propria filosofia di vita. Lo sostiene nel meglio concettualizzare, sviluppando varie capacità (comunicativa, dialettica, consapevolezza etica, capacità di gestione di conflitti valoriali e non..)

"La tecnica è la magica danza che il mondo contemporaneo balla!” – Ernst Junger  “Da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da sé stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d'averli aiutati a generare, questo sì, il merito spetta al dio e a me.” - Socrate (Teeteto)

L’era tecnologica e digitale suggerisce leadership riflessive, dialoganti, capaci di interpretare le categorie dell’efficienza organizzativa, delle capacità individuali e dell’efficacia alla luce della rivoluzione tecnologica e nell’ottica delle persone.

Internet, smartphone, piattaforme social hanno trasformato ogni attività online in conversazioni, spesso caratterizzate dalla superficialità dell’interazione e dalla brutalità del linguaggio. Conversare però non è dialogare. Dialogo significa parlare attraverso, con il desiderio di trovare un punto in comune. Il dialogo è anche mettersi nei panni degli altri, non è un semplice scambio di opinioni, neppure una discussione dialettica finalizzata ad avere ragione. Si basa sull’ascolto dell’altro, sulla capacità di catturare l’attenzione reciproca e sull’ottenimento di un consenso generale. 

Il dialogo oggi è anche strumento della pratica filosofica che il consulente filosofico utilizza con persone che vivono l’era digitale attuale con incertezza, disagio, ansia, stanchezza e insoddisfazione. Il dialogo serve a porsi domande, a guardare alla realtà in modo diverso, a superare schemi fissi e i paradigmi che li sostengono, bias di conferma, per andare alla ricerca di nuove strade. Il dialogo è importante, fondamentale, per superare i conflitti e nella consulenza filosofica diventa cura e prendersi cura. Di dialogo, consulenza filosofica, era tecnologica, leadership e organizzazioni abbiamo deciso di parlare, in forma di intervista, con manager d’azienda, consulenti filosofici, leader di mercato e studiosi. 


L’intervista è condotta da Carlo Mazzucchelli (fondatore di www.solotableti.it e scrittore) e Maria Giovanna Farina  (filosofa, Consulente filosofico e scrittrice). con Nicoletta PoliPresidente presso AICOFI (associazione di Filosofi Consulenti che diffonde le Pratiche Filosofiche in Italia e a accredita la Scuola Parresia di BOLOGNA per la professione di filosofo pratico)

Si dice che Internet sia Conversazione (The Clutrain Manifesto). Il mondo interconnesso globalizzato dalla tecnologia ne è una testimonianza palese. Dispositivi, applicazioni e piattaforme facilitano interazioni, conversazioni, colloqui. È come se tutti stessimo dialogando. In realtà la pratica del dialogo (διά- λογος - attraverso le parole) online è la grande assente, sia nelle interazioni personali sia in quelle lavorative e professionali. Online si legge poco, superficialmente, non si presta attenzione, la concentrazione è scarsa, prevalgono l’urlo e la brutalità del linguaggio, si praticano la promozione e la vendita (anche di sé stessi) più che la persuasione. Lei cosa ne pensa? Come vede il dialogare online, anche filosofico? In che modo si potrebbe alimentarlo e coltivarlo? 

Anzitutto bisogna intendersi su ciò che è un dialogo filosofico.

E’ un dialogo che contribuisce a una nuova costruzione dell’esperienza e assomiglia ad un allenamento della intelligenza per interpretare la nostra vita configurandola in un modo meno ovvio e senza egocentrismi.

Personalmente trovo calzante la definizione di Pierre Hadot: “...... non sarà' uno degli interlocutori ad imporre la tesi dell'altro; al contrario il dialogo insegna loro a mettersi uno al posto dell'altro superando i propri punti di vista… gli interlocutori scoprono … una verità indipendente da se stessi: questo, in quanto si sottopongono ad un'autorità superiore, il logos“. Se partiamo da questo presupposto, on line o non on line, il dialogo filosofico è questo: non mera chiacchiera, ma ragionamento condiviso che mette da parte il costrutto aristotelico tertium non datur e  invece rende possibile empowerment e riconoscimento/legittimazione reciproci degli interlocutori.

Insomma, un dialogo dal taglio  umanistico-trasformativo, che “sbroglia” matasse, mette in discussione i luoghi comuni e ristabilisce un’autentica comunicazione democratica e non distorta. Dirigendo inoltre la Scuola Parresia di Bologna e Roma per filosofi pratici e, causa Covid-19, erogando la formazione, ormai da quasi da un anno, su piattaforma zoom, credo di alimentare questo tipo di dialogo con buoni risultati. Come AiCoFi e Scuola Parresia abbiamo in programma, sempre tramite zoom e sui social, alcuni eventi filosofici molto partecipati.

 

 

Saper dialogare non è importante solo online. Lo è nella vita, nelle aziende, nelle organizzazioni e nella società. Il dialogo serve a migliorare la capacità di formulare pensieri, a coltivare la capacità e la sensibilità di ascolto, a andare in maggiore profondità, a praticare il pragmatismo della comunicazione e a conoscere meglio sé stessi e gli altri. Il dialogo serve a togliere la maschera alle cose e alle persone, a aprire nuove possibilità di conoscenza (anche del Sé), di consapevolezza e di relazione. Quanto conta secondo lei il dialogo nelle pratiche quotidiane, individuali, professionali e lavorative? Quanto importante ritiene che esso sia in aziende e organizzazioni nella fase attuale di trasformazione digitale, di smartworking e didattica a distanza, e di conversazioni online? 

Certamente, concordo.

Il dialogo, in senso filosofico come dicevo prima, deve essere presente nella vita di tutti i giorni. Praticarlo significa occuparsi dell’opera umana a 360 gradi (attività del pensiero, etica, società..) per cambiare le cose, come dice Aristotele nella Metafisica: “E’ giusto anche chiamare la filosofia scienza della verità. Infatti della filosofia teoretica è fine la verità, di quella pratica l'opera, poiché i [filosofi] pratici, anche se indagano il modo in cui stanno le cose, non studiano la causa di per se stessa, ma in relazione a qualcosa ed ora" (Aristotele,Metafisica,1, 993b 19-23).

Se infatti la filosofia teoretica lascia, per così dire, le cose come stanno, volendo solo conoscere perché stanno in un certo modo, la filosofia pratica indaga sul perché del loro modo di essere per trasformarlo tramite la politica, l’etica, la logica, la fisica, la medicina, la matematica. Così facendo, la vita ritorna ad essere l’oggetto della filosofia. Inoltre vorrei fare presente come la consulenza filosofica sia strettamente legata all’etica.  

Per Socrate la filosofia è strumento principe del risveglio della coscienza morale e la consulenza filosofica, infatti, ha il compito di far riflettere le persone sul loro sistema di valori. E credo che oggi se ne abbia assolutamente bisogno. Le pratiche filosofiche sono amiche del nostro vivere quotidiano.

La consulenza filosofica è aperta all’ascolto nel rispetto della persona senza approvazione né biasimo e si occupa della complessa struttura del pensiero. Il consulente filosofico pensa insieme al consultante il pensiero del consultante, riflettendo sui presupposti del pensare che condizionano comportamenti ripetitivi, imitativi, confusi. Riflette insieme al consultante sulla propria visione etico-morale, sui propri a-priori, sulla propria filosofia di vita. Lo sostiene nel meglio concettualizzare, sviluppando varie capacità (comunicativa, dialettica, consapevolezza etica, capacità di gestione di conflitti valoriali e non..)

Secondo William James, la filosofia è "uno sforzo insolitamente pervicace per pensare chiaramente".

Ed è questo che fa il consulente filosofico: aiutare la persona a pensare chiaramente. Non solo. Compito della filosofia è quello di invitare gli uomini a sentire il mondo, ad aprire gli occhi sul mondo. Ed è una continua ricerca di senso. Come può non essere utile ovunque, comprese aziende ed organizzazioni? Tramite la formazione ed il miglioramento della persona, le pratiche filosofiche oggigiorno non possono che  essere strategiche anche nelle organizzazioni pubbliche e private, trasformando il conflitto in dialogo e migliorando il clima aziendale. Molti sono i filosofi pratici nel mondo che sono leader o responsabili delle risorse umane. Come AiCoFi abbiamo lavorato con successo nelle istituzioni e nelle scuole tramite la formazione assolutamente innovativa che proponiamo (www.aicofi.it) e  la predisposizione di appositi sportelli di consulenza filosofica. 

 

Socrate è il primo filosofo della filosofia occidentale a occuparsi dell'interiorità. Considerato il più sapiente di Grecia dall'oracolo di Delfi ha ideato il dialogo come strumento di ricerca interiore. La sua arte maieutica capace di far partorire le menti era improntata sull'ironia. Maieutica e ironia, due strumenti capaci di mettere in scacco l'interlocutore per far elaborare gli stereotipi. Il dialogo socratico è utile a dirigenti d’azienda, manager, professionisti ma anche a chiunque voglia acquisire la conoscenza di sé. Nella sua pratica professionale di consulente filosofico cosa pensa del dialogo socratico? Può avere un ruolo terapeutico? Diverso e/o migliore di terapie psicologiche e altre pratiche finalizzate al benessere personale? In che modo lo usa, adattandolo, nelle sue attività? 

Lo strumento principe è sempre il dialogo filosofico secondo la sopra esposta definizione di Hadot  utilizzando gli strumenti euristici della filosofia che descrivo nel mio libro “Vite contro vento. La consulenza filosofica individuale.”

Peraltro il dialogo socratico, attualizzato dai moderni filosofi tedeschi Hechmann e Nelson e dall’ olandese Kessels, è diventato un utile strumento per dirimere varie problematiche aziendali odierne. La pratica filosofica – che ha alla base il dialogo filosofico tra individui e gruppi - è uno strategico strumento formativo, educativo e culturale. Educa al co-pensare e ad un’autentica comunicazione, che prevede il vivere una vita più  significativa e meno ego centrata.

La pratica filosofica così intesa veicola la persona nel vivo del senso della sua vita dialogando con l’altro. Più ci si allontana dal proprio ego e più ci si avvicina al nucleo della vita. Educa all’epimeleia ossia alla cura di se’ come costruzione problematica di un rapporto di sé con sé. Lo chiarisce molto bene in Essere e tempo Heidegger per il quale la parola sorge=cura è determinazione ontologica fondamentale dell'Esserci, un Esserci sempre proteso verso qualcosa, verso la vita. In ogni pratica filosofica – individuale o di gruppo – va valorizzato il senso autentico del comunicare, del domandare che apre ad una comunicazione più gravida di possibilità.

Solo ripristinando il vero dialogo (quello filosofico) ci si colloca in una nuova comunanza in cui non è importante far trionfare il proprio punto di vista, ma realizzare una trasformazione condivisa che non ci fa essere più quelli di prima.

 

Molti consulenti filosofici che hanno preso a modello Socrate e non solo, fanno della formazione lo strumento e la chiave delle loro pratiche filosofiche. Ma il filosofo non è un insegnante, neppure un educatore, semmai un maestro come lo è stato Socrate, sempre alla ricerca di conoscenza, anche del sé, di nuove mappe della realtà e di nuove verità. Il maestro non ha alunni, studenti o allievi ma discepoli. La ricerca, che parte dal non sapere, non va confusa con l’educare che si basa sulla trasmissione di un sapere acquisito e consolidato. Mentre l’educazione trasferisce cose e concetti già pronti, idee già masticate e digerite, la ricerca serve a creare cose nuove, a partire da nuove idee e nuove concettualizzazioni del mondo, Da consulente filosofico lei cosa pensa? Si sente filosofo, educatore, maestro, ricercatore? Che importanza ha per lei continuare a fare ricerca e che importanza ha nella pratica filosofica da consulente? 

Lo spirito di ricerca è alla base del filosofare.

Personalmente mi sento filosofo, educatore,  ricercatore. Maestro, no. Lei prima citava il Teeteto: “Da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da sé stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d'averli aiutati a generare, questo sì, il merito spetta al dio e a me.”  Si aiuta a generare? Sì ed è un compito assai impegnativo quello di indurre le persone a pensare, a riflettere. Tutto il nostro lavoro rimanda alle pratiche filosofiche antiche, perché il metodo dialogico è quello socraticamente orientato. Tale dialogo fa sì che la consapevolezza/accrescimento, nonché il rifiorimento del pensiero chiaro, messo alla prova dalla confutazione e discussione e poi definizione, siano indispensabili per condurre una vita all’insegna di un saggio equilibrio e di un ritrovato senso del proprio essere nel mondo. Come dice Jaspers: ”Verificare con estrema chiarezza ciò che si sa, come lo si sa e cosa non si sa”.  In particolare, utilizzo molti esercizi dei filosofi antichi (Plotino, Marco Aurelio, Epicuro, Seneca, etc.): trattasi di un lavoro su se stessi per conoscersi meglio e crescere spiritualmente.

Questi esercizi, finalizzati alla cura e trasformazione del sé, abituano la persona ad adottare uno stile di vita funzionale al raggiungimento di un saggio benessere ed educano alla saggezza pratica, alla libertà di pensiero e di azione e quindi alla felicità. E’ un raggiungimento della quiete attraverso l’inquietudine e la problematizzazione della propria esperienza di vita percorrendo la triade dolore, colpa, morte per poi trasformare la tragedia in un saggio trionfo personale e decidendo sempre ciò che si è e si vuole diventare con un’evidente maggiore capacità di resilienza. “I memorabili” di Senofonte sono la fonte che più  rappresentano Socrate come maestro di vita pratica.

Col motto delfico “Conosci te stesso”, Socrate fa suo l’intellettualismo etico: Fa il male solo chi non conosce il bene”. Di fatto spende la sua vita a far ragionare, a demolire luoghi comuni, ad intrattenersi con giovani troppo sicuri di sé, politici che governano senza averne le competenze,  amici, tutti. Con l’ironia smascherava gli interlocutori rendendoli consapevoli delle loro mancanze e inducendoli a correggersi alla luce di quella verità che ha fatto loro partorire. Per lui il filosofare è volere del daimonion ossia una chiamata “religiosa” del Dio Delfi e vocazione non legata ad alcun interesse: una squisita scelta di vita alla ricerca della verità da perseguire fino in fondo, fino alla morte. Socrate resta un maestro di vita unico, impeccabile.

Noi consulenti filosofici cerchiamo di fare del nostro meglio per intraprendere e far intraprendere alle persone un percorso di saggezza che apre alla libertà e alla felicità.

 

Molti filosofi, consulenti con formazione umanistica si stanno oggi cimentando nella consulenza filosofica. Con quali risultati è difficile dirlo, soprattutto perché diversi sono gli approcci e le metodologie adottate e proposte. Secondo lei esiste un unico metodo universale per la consulenza filosofica o ne esistono diversi? Qual è quello da lei adottato e/o quale considera il più adeguato in una realtà mediata e ibridata tecnologicamente? Una realtà accelerata, caratterizzata dal costante cambiamento, che obbliga a cambiare modi di pensare e paradigmi, a aprire la mente e a elaborare pensiero critico.  Una realtà che obbliga aziende e persone a cambiare ma che non hanno necessariamente pensato che una consulenza filosofica potrebbe fornire loro la giusta soluzione. 

Ho cercato modestamente, nel mio libro, di approntare alcuni strumenti filosofici  che definiscono un approccio (non un metodo), atto a distinguerci con molta chiarezza da psicologi e psicoterapeuti e anche dal counselling filosofico, quest’ultimo, in Italia, pur sempre “imbragato” in approcci/schemi psicologici.

Ripeto, la consulenza filosofica amplia il pensiero, fa conoscere altri punti di vista, stimola ad ascoltare, a rispettare il pensiero dell’altro, ad esprimere il disaccordo argomentando la propria posizione, a diventare più autocritici, a sviluppare capacità di indagine e di gestione di situazioni dubbiose, a sviluppare creatività e flessibilità. E, dulcis in fundo, ad accettare e cavalcare il cambiamento.

In 12 anni che esercito questa professione, tutte le persone che sono venute in consulenza hanno finito per determinare il proprio destino e prendere in mano la loro vita. Insomma, i risultati si sono visti. Il problema è che c’è tutta una fascia (poco conosciuta ai molti) di consulenti filosofici che studia, si forma, sperimenta e lavora a testa bassa e dietro le quinte con ottimi risultati ed un’altra fascia (spesso sui giornali e che non ha una formazione specifica, ma ama la visibilità) che la consulenza filosofica non la fa, ma dice di farla. Peraltro esercitiamo la professione ai sensi della legge 4 del 2013 e abbiamo il dovere di formarci con serietà in questa materia.

La semplice laurea in filosofia non è sufficiente.

 

Prima della consulenza filosofica c’è la filosofia e l’essere filosofo. La filosofia fa parte della vita di ogni consulente filosofico. Cosa significa per lei filosofare? Come è arrivato/a fare il consulente filosofico, con quali motivazioni e attraverso quale percorso? Cosa è per lei la consulenza filosofica? Non le sembra strano che proprio mentre la filosofia sta attraversando un periodo problematico nelle scuole e nelle università, sia diventata strumento e pratica rilevante all’interno di numerose aziende e organizzazioni (in Italia forse meno che in altri paesi)? 

La filosofia è componente imprescindibile dell’uomo, perché l’uomo pensa (“Cogito ergo sum” cartesiano). Il suo raggio d’azione investe tutto, pur essendo svincolata da tutto (e la mancanza di una utilità diretta, lungi dall’essere un difetto, è garanzia della libertà, altrimenti sarebbe asservita al concetto di “utilità”). Prima di dirle che cosa è per me la consulenza filosofica, mi faccia dire da dove partiamo.

Oltre a Gerd Achenbach, i nostri riferimenti sono:

  • Socrate, Platone: ricerca della verità e risveglio morale.
  • Aristotele: autosufficienza per una vita virtuosa.
  • Filosofie età ellenistica: trasformazione spirituale del sé con  parresia.
  • Seneca: la libertà si acquisisce nella propria interiorità ed i grandi mali non stanno tanto nelle cose ma nella valutazione che ne diamo. Gli uomini ritenuti più felici sono in realtà i più infelici, poiché estranei alla virtù.
  • Husserl: approccio fenomenologico (epochè, riduzione fenomenologica.)
  • Heidegger: esserci nel mondo come progetto autentico.
  • Wittgenstein: filosofia come attività di chiarificazione del linguaggio, quindi, del pensiero.

E tanti altri….

Avendo le sue radici nella filosofia della Grecia antica, non è né una relazione di aiuto o di cura nel senso tradizionale del termine. Se si vuole parlare di cura è nel senso di stimolare una cura di se’ come attività pratica prevedente obblighi e servigi resi alla propria anima per sanarsi da vizi e diventare saggi.  Una cura che aiuta gli altri ad auto-curarsi per una libera auto-realizzazione.

Nell'Alcibiade e nell'Apologia la cura di sé consiste nell'indicare ai giovani una preparazione alla vita adulta improntata all’imperativo socratico del gnothi seautòn (conosci te stesso) per ricercare la propria verità interiore, le proprie virtù. La consulenza filosofica in Italia si è inserita in un quadro complesso in cui spesso si fa confusione fra psicologo/psicoterapeuta/psicoanalista/psichiatra. Fondamentale per  la consulenza filosofica è l’uso degli autentici strumenti euristici della filosofia. Fra questi c’è la  retorica.  Isocrate identifica la filosofia con la retorica: la vera filosofia è educazione politico-retorica. Il buon maestro di vita è un buon maestro di retorica, perché insegna la virtù per forgiare buoni cittadini ed intende il logos come armonia di parola e di pensiero per pensare, esprimersi ed argomentare chiaramente ed efficacemente.

Per Aristotele la retorica fa diventare la conoscenza un patrimonio comune di tutti gli uomini. L’approccio psicologico parte dall’analizzare il passato della persona/paziente. individuando  nei primi anni di vita un nodo centrale da sciogliere per risolvere i conflitti che ivi hanno origine. Il consulente filosofico stimola nella persona un dialogo dell’anima e una presa di consapevolezza delle proprie risorse-virtù, partendo da un’analisi etico-morale della sua visione del mondo. E non sono pazienti, ma “pari” con una visione del mondo e della vita meritevole di rispetto, da far emergere e far loro focalizzare per migliorare se stessi e la società. In questo senso ogni consulenza filosofica è un evento sociale. E come evento sociale non mi meraviglia che debba entrare a pieno titolo ovunque (scuole, aziende, istituzioni, etc.).

Da una parte, il consulente filosofico agisce da tafano socratico che punge i discepoli/concittadini alla ricerca della vera conoscenza e della maturazione politica e, dall’altra, è un po’ il direttore spirituale che, usando la παρρησία (parresia), ricerca con franchezza vizi e virtù dell’interlocutore, stimolando la cura di sé per una vita finalmente serena e saggia. In qualche forma lo sostiene in un  percorso di “salvezza” tutta terrena, che presuppone una trasformazione-conversione (epistrophè) intesa come ritorno dell'uomo a se stesso, alla padronanza di sé, ad un sobrio piacere di vivere ricercando non la voluptas mondana, ma la libertà indissolubilmente legata all’esercizio delle virtù. Le psicoterapie non hanno come obiettivo la “messa in opera” della virtù come strumento etico-morale principe per la conquista della saggezza e, quindi, della libertà; una libertà, peraltro, tesa a realizzarsi pienamente nella polis-società.

 

Ciò che la consulenza filosofica offre non sono risposte e domande poste mille volte ma la ricerca della domanda giusta, capace di cambiare la prospettiva alla radice sul problema preso in considerazione. In un’epoca accelerata dalla tecnologia, la consulenza filosofica suggerisce di rallentare, fermarsi, tacere e isolarsi dal brusio digitale di fondo, per riflettere e impegnarsi in un percorso di ricerca personale dal significato e effetti esistenziali. Perché un dirigente di azienda dovrebbe scegliere un filosofo come consulente? Per curiosità (aprirsi a prospettive inattese), disperazione, simpatia verso la filosofia, bisogno di acquisire un approccio critico e indipendente, libero da condizionamenti e pensieri abituali, difficoltà a accettare il conformismo diffuso, antipatia verso terapie psicologiche, o altro ancora? Lei cosa ne pensa? 

Solo in Italia ancora le aziende hanno remore nell’avere filosofi come consulenti, ma sono certa che in futuro la situazione cambierà.

Molti filosofi pratici italiani fanno consulenze in aziende straniere, per esempio. Noi come AiCoFi, in collaborazione con IRS (uno degli istituti di ricerca sociale più prestigiosi in Europa), abbiamo approntato un catalogo di servizi per ristabilire un migliore clima aziendale, evitare il burn out, il mobbing, per migliorare la leadership, per evitare conflitti intergenerazionali.

Anche le aziende, importanti cellule sociali, si trovano coinvolte in meccanismi di crisi esistenziale, connesse a problemi etici e a conflitti valoriali, sia a livello di singole risorse che a livello di corporate.

Sono così un interessante terreno di applicazione delle pratiche filosofiche. I servizi filosofici possono ristabilire relazioni più equilibrate fra i soggetti, offrendo una diversa chiave di lettura dei problemi. Va valorizzato il c.d. “difetto” della filosofia: non offrire strumenti predefiniti, ma individuati in itinere anche con una formazione innovativa. Così si possono offrire: orientamento al lavoro stimolando i talenti individuali del personale, realizzazione di codici etici, chiarimento della mission dell’azienda e delle sue risorse umane, formazione innovativa e multifunzionale, gestione del conflitto tra le risorse umane. E tanto altro. Come vede, stiamo parlando di questioni concrete con obiettivi chiari.

 

Uno degli ambiti nei quali potrebbe focalizzarsi la ricerca filosofica è quello tecnologico e digitale. Di nuovi libri su Socrate, Platone, Spinoza o Nietzsche non se ne sente una reale necessità. Di studi filosofici sulla tecnologia al contrario ce n’è un gran bisogno. Anche per i filosofi che hanno scelto la consulenza filosofica fatta di filosofia pratica e dialogo socratico. Una ricerca in ambito tecnologico non potrebbe essere definita astratta o lontana dalla vita ma molto pratica e concreta. Porterebbe a riflettere criticamente sulle molteplici realtà quotidiane mediate tecnologicamente, a sperimentare nuovi strumenti dialogici, tecnologici e digitali. Lei cosa pensa? Non ritiene urgente una riflessione critica sulla tecnologia e i suoi effetti? Nel suo ruolo di consulente filosofico che ruolo hanno le nuove tecnologie (piattaforme social, APP di messaggistica, strumenti come Zoom, Skype, ecc.?). 

Mi faccia fare un preambolo.

Oggi il filosofo (e il consulente filosofico è anzitutto filosofo) ha, come Socrate, la mission del risveglio etico-morale della società.

Non realizza un percorso volto semplicemente a fare stare bene l’individuo, ma lo stimola ad un dialogo con la propria anima e le proprie virtù, partendo da un’analisi etico-morale della sua visione del mondo, per poi “risvegliare“ la società. E’ un lavoro profondo tramite la forza della maieutica per stimolare la persona a mettere al  servizio del mondo le sue virtù disvelate.

L’uomo esce dal circolo vizioso della concentrazione sul proprio se’ e sul proprio benessere personale per poi andare, heideggerianamente, a realizzare una vita autentica al servizio dell’umanità.

La strada è quella della consapevolezza, della ricerca di senso, ma soprattutto è quella della chiarezza di pensiero, dei suoi valori e a-priori, per concettualizzare meglio, per meglio argomentare e recuperare la propria dignità morale ed intellettuale per essere un buon cittadino nella polis.

Oggi, 2021, la tecnologia scorre almeno su 2 binari: quello di facilitatore, in questo momento drammatico, delle relazioni umane e professionali e, dall’altro, quello di valvola di sfogo di tante anime irrequiete che viaggiano sui social non sempre preposte ad una comunicazione autentica e sobria. Noi filosofi possiamo pure scrivere tutti i libri che vogliamo sulla tecnologia e i suoi effetti (e va benissimo), ma dobbiamo partire dal presupposto che la tecnologia la usa l’uomo e se l’uomo non la utilizza con saggezza, etica e senso critico, i risultati sono prevedibilmente raccapriccianti.

Bisogna partire dall’uomo e noi consulenti filosofici, come ho cercato di spiegare nel preambolo, siamo strategici per riportare la società al risveglio morale. E mi permetta, ad un Nuovo Umanesimo.

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura? Vuole suggerire dei temi che potrebbero essere approfonditi in attività future? Cosa suggerisce per condividere e far conoscere l'iniziativa nella quale anche lei è stato/a coinvolto/a? 

Intanto potete andare a visionare il nostro sito: www.aicofi.it ove potete visionate tutte le attività passate , presenti e future.

 

 * Tutte le immagini sono scatti fotografici di Carlo Mazzucchelli  (in viaggio nel Peloponneso dotato di mascherina e attento a distanziamenti vari, anche se in giro non c'era nessuno)

 

 

 

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