E’ il caso negli Stati Uniti della Zirx, la start-up quasi due anni di San Francisco in cui è entrata Bmw che ha creato la “valet parking app” che permette agli utenti di prenotare con lo smartphone i servizi di un addetto parcheggiatore. Che, per circa 18 dollari al giorno, ci aspetterà sul marciapiede per posteggiare al posto nostro l’autovettura occupandosi anche su richiesta del cambio dell’olio e del pieno di benzina. Un’applicazione dei principi della sharing economy all’auto, che non ha mancato di destare interesse.
Possiamo fidarci dei nostri consulenti digitali?
Dal 2011, Bmw iVentures, il braccio operativo in questa direzione del gruppo tedesco, ha investito in 13 start-up che offrono servizi di mobilità. L’arrivo delle automobili connesse in rete sta ridisegnando i contorni dei servizi offerti ai guidatori, adattandoli a una generazione di neopatentati nativi digitali, che senza Internet non sono mai stati e che gradiscono l’integrazione multimediale all’interno dell’abitacolo. I confini tra il mondo digitale e quello dell’automobile stanno diventando meno marcati.
Ecco perché anche Google e Apple si preparano ad entrare nel mondo delle macchine, partendo da quelle che si guidano da sole. L’industria tradizionale dell’auto, per evitare il sorpasso, è proprio il caso di usare questo termine, sta stringendo le relazioni con il mondo della tecnologia. Negli ultimi anni ha puntato con forza sulla convergenza con il digitale – le auto connesse – intensificando i rapporti con la tecnologia. Con un sensibile incremento degli investimenti: il mese scorso, un consorzio guidato da Mercedes- Daim-ler, insieme a Audi e Bmw, ha rilevato per 3,1 miliardi la divisione Here di Nokia, specializzata in sistemi di navigazione.
Toyota a inizio settembre ha finanziato con 55 milioni di dollari la ricerca per l’intelligenza artificiale svolta dal Mit di Boston. Ford e Honda sono gli altri produttori di automobili con una branch espressamente dedicata al venture capital. Secondo la casa di ricerche PitchBook, nei primi sei mesi del 2015 il mondo dell’auto ha investito quasi 800 milioni di dollari in startup tecnologiche, il 600% in più dello scorso anno. Come si diceva i carmakers tedeschi sono tra i più attivi: a maggio di quest’anno Audi Electronics Venture ha investito insieme a Qualcomm 18 milioni di euro in Cubic Telecomm, una società specializzata in connettività 3G e 4G che fornirà tecnologie di infotainment per le automobili.
La Porsche, invece, ha speso 55 milioni per finanziare Inrix, una startup di Seattle specializzata in servizi di rilevazione ed informazione sul traffico. TechStar, l’incubatore di Ford, ha annunciato in giugno il finanziamento di 10 start-up, tra cui Cosmo Broswer e Motoroso. Il primo è un browser che permette il collegamento Internet tramite Sms anche in assenza di connessione in rete per evitare i “buchi neri” delle zone senza linea web. Il secondo, invece, è un social in stile Pinterest dedicato agli amanti delle automobili moderne e d’epoca. General Motors ha una partnership per la condivisione dell’auto con la start-up Relay-Rides. Dopo la connessione, in effetti, quella dell’auto condivisa sembra essere la vera ultima frontiera. Anche Fca starebbe pensando di fare qualcosa in questa direzione, dopo gli assaggi dei mesi scorsi. Probabilmente prima vuole portare a termine l’operazione Ferrari.
Inoltre c’è l’interesse verso l’auto elettrica di gruppi come Apple e Google. Il Wall Street Journal di qualche giorno fa ha scritto che Apple ha in programma l’introduzione della sua versione di auto, a cui è dedicato un gruppo di 600 persone destinato ad ingrossarsi ulteriormente, nel 2019. Il progetto si chiama Titan. Il suo obiettivo è trovare per la società della Mela un nuovo “motore” di sviluppo: al momento le auto elettriche sono una percentuale infinitesima dei circa 85milioni di i vetture vendute ogni anno nel mondo.
gielle