Il rumore delle parole

08 Giugno 2021 Redazione SoloTablet
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OLTREPASSARE CON UN LIBRO - «Parole, soltanto parole, faticosamente ripetute e combinate per metterle in ordine. È tempo invece che si ritorni ai bisogni dell’uomo, a un’essenzialità che riporti al senso del quotidiano.» Il ritorno, raccontato dall'autore, passa anche attraverso un lavoro fatto in solitaria e al computer, fatto di riflessioni su alcune parole che hanno riempito la sua esistenza. Parole come democrazia, assurdità, bellezza e vecchiaia. Quattro parole sulle quali nascono quattro lezioni virtuali, buttate in Internet alla ricerca di qualcuno disposto ad ascoltarlo. E ciò che succede sorprende il protagonista anziano del libro di Andreoli che con un certo stupore scopre che il suo pubblico cresce lezione dopo lezione. Si rende conto di avere di nuovo una voce. Sa di essere fragile, ma è proprio la sua fragilità a renderlo più umano. Un libro, questo di Andreoli, che calza a pennello con OLTREPASSARE, una iniziativa finalizzata a far rumore sulle parole che contano e farlo facendo emergere e costruendo un NOI salvifico che ci possa salvare.

Il libro Il rumore delle parole di Vittorino Andreoli è pubblicato da Rizzoli


 

Al ventiduesimo piano di un condominio di periferia vive un vecchio. Non esce mai, non incontra nessuno, nemmeno i figli o i nipoti lo vanno a trovare.

Il mondo che sta là fuori gli è estraneo, eppure lui sente che, pur non avendo più alcun ruolo sociale, la sua esistenza ha ancora un senso.

Del resto, che la vecchiaia inizi a sessantacinque anni è una pura convenzione stabilita dalla società fondata esclusivamente sul lavoro e sul denaro.

Così si siede davanti a un microfono e, invece di rompere la sua solitudine varcando la porta di casa diretto al bar o ai giardinetti, apre la porta verso l'universo virtuale ed entra nella rete. Con grande "sospetto" e incertezza racconta le sue riflessioni su alcune parole che hanno riempito la sua esistenza.

Democrazia, assurdità, bellezza e vecchiaia: sono questi i termini attorno a cui costruisce quattro lezioni virtuali.

Le sue sono parole al vento o c'è qualcuno disposto ad ascoltarlo?

Con un certo stupore il vecchio scopre che il suo pubblico cresce lezione dopo lezione.

Abbattuto il muro che lo escludeva da qualsiasi relazione, si rende conto di avere di nuovo una voce.

 

Sa di essere fragile, ma è proprio quella fragilità a renderlo più umano.

Nella dimensione del "noi" che emerge a poco a poco, capisce che l'unica cosa che conta davvero è il presente e che "vivere non è parlare, ma correre da chi ha bisogno".

 

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