Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Da genitore favorisci un uso consapevole del dispositivo da parte dei figli pensando agli adulti che un giorno saranno
Sempre attivi online i ragazzi di oggi hanno difficoltà a stare da soli con sé stessi e da soli non possono imparare a farlo. Compito dei genitori è dare loro le opportunità e gli stimoli necessari affinché questo apprendimento diventi possibile.
Negare loro un dispositivo mobile o vietarne l'utilizzo non significa imporre una scelta autoritaria ma contribuire a farli diventare adulti confrontandosi con la vita reale, piena di solitudini, crisi di panico e di paure, di vuoti esistenziali e difficoltà relazionali, di incomunicabilità e desiderio insoddisfatto di essere ascoltati. Significa aiutarli a confrontarsi con il proprio Io, con il quale è necessario prendere dimestichezza fin da bambini anche grazie all'aiuto di persone adulte, vicine e attente nell'ascoltare ma anche nello spronare verso qualcosa di nuovo proiettato nel futuro.
Non idealizzare la vita digitale e mobile online per non subirla
La consuetudine oggi diffusa si manifesta, da parte di genitori, nonni e adulti, in una generosità immotivata nel regalare ai ragazzi gadget tecnologici e videogiochi. È una consuetudine determinata dalla scarsa conoscenza del ruolo che questi dispositivi hanno nei primi anni di vita e nell'adolescenza dei ragazzi, dalla pigrizia e mancanza o incapacità di dialogo, da un conformismo superficiale e acritico (così fan tutti) e dall'incapacità a resistere al richiamo della tecnologia. Rompere la consuetudine non significa imporre divieti e rinunce ma favorire un uso maggiormente consapevole del dispositivo tecnologico e il venire meno della necessità impellente di usarlo da parte dei ragazzi.
Il ricorso continuo a SMS, messaggini e cinguettii è spesso dettato dalla paura di sentirsi soli e isolati dagli altri ma stare da soli con sé stessi è un'esperienza fondamentale nella vita di ogni persona perché, come ha scritto Sherry Turkle "è la capacità di vivere la solitudine che ci permette di cercare il contatto con gli altri, vedendoli però separati e da noi indipendenti, [...] che risulta essenziale allo sviluppo dell'empatia ed è l'inizio virtuoso della conversazione". Imparare a vivere la solitudine e a stare da soli non è che l'esperienza necessaria per poter imparare l'arte di vivere. Una esperienza che non è fatta di semplici istanti, come quelli bruciati nella vita immediata online, ma dalla capacità di "afferrare la vita evitando che scivoli via dalle mani" e vista la sua scivolosità, di "attingervi sempre come da un torrente rapido che non scorrerà per sempre" (Michel de Montaigne).
Pensando ai loro figli come agli adulti che saranno i genitori dell'era tecnologica per definizione non possono limitarsi a soddisfare le loro richieste di nuovi prodotti tecnologici ma devono impegnarsi nel facilitare l'uscita dall'eterna adolescenza che caratterizza la vita di molti ragazzi nativi digitali odierni. Ragazzi la cui adolescenza è prolungata, resa obbligata dall'assenza di un posto di lavoro, che sempre marca il passaggio all'età adulta, ma anche da comportamenti e stili di vita che favoriscono le dipendenze e la diffusione di comportamenti da hikikomori o NEET (Not engaged in educationm employment or training).
Il disorientamento che caratterizza questi comportamenti si traduce per molti ragazzi nella motivazione più forte a continuare a praticare le strade virtuali e tecnologiche già note e battute, a isolarsi e a rifuggire quelle raeli piene di ostacoli e odifficioltà concrete. È compito degli adulti scoprire su quali percorsi si siano incamminati, affiancarli, fornire loro strumenti utili per cogliere i segnali emergenti e imparare a gestirli, favorire scelte innovative e decisioni coraggiose aperte a nuove possibilità e opportunità, dialogare dialetticamente con loro anche nella fase di rivolta, tipica dell'adolescenza, e soprattutto evitare di "impedire loro di divenire il soggetto che sono capaci di divenire" (Alain Badiou). E tutto questo può essere fatto sia in presenza sia in assenza di un dispositivo tecnologico.