Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Non farti ingannare dai rituali della collaborazione virtuale, impara a praticarla nella vita reale come se fosse un'arte
La tendenza a collaborare è inscritta nei geni umani ma ha bisogno di essere sviluppata e approfondita. Lo sostiene Richard Sennet che al tema ha dedicato un libro intero dal titolo Insieme - Rituali, piaceri, politiche della collaborazione.
La collaborazione umana si esprime spesso in pratiche abitudinarie fatte di ripetitività e routine, come lo sono oggi quelle diffuse online e sui social network, ma dovrebbe diventare un mestiere e un'arte. Entrambi praticati sfruttando al meglio gli strumenti di cui ogni persona è dotata e le abilità personali. Da usare per una collaborazione finalizzata all'ascolto, all'interazione, al coinvolgimento emotivo, all'azione comune e insieme agli altri. Una collaborazione, definita come scambio vantaggioso per chi la pratica, che spiega molti comportamenti online di quanti hanno sposato le logiche delle piattaforme collaborative digitali, trovando in esse la possibilità di sperimentare varie forme di collaborazione possibili tra esseri umani. Non solo cooperazione per progetti personali o lavorativi condivisi ma anche conversazione e condivisione di narrazioni, esperienze comunitarie e di gruppo, esperienze competitive, ritualità, informalità e negatività (collaborazione finalizzata contro qualcosa o qualcuno, anche di tipo criminale).
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Quella online è una collaborazione che si manifesta prevalentemente in forma di comunicazione, più per le sue forme narcisistiche e di affermazione del Sé che per una interazione vera fatta di confronto, conversazioni dialogiche e pratiche di scambio. La tecnologia non può essere però accusata di essere la responsabile di quanto avviene online. I nuovi prodotti tecnologici e le loro applicazioni non sono neutrali ma, volendo, possono essere usati per forme di collaborazione, di discussione, di dialogo e di espressione non superficiali, ricche di informazione, crescita cognitiva, individuale e collettiva.
Il limite della collaborazione online sta nella sua ritualità, che rende illusori e irraggiungibili molti degli obiettivi ad essa associabili, ma soprattutto nell'assenza o nella mancata percezione del contesto. Secondo Sennet "l'eliminazione del contesto equivale spesso a una perdita di senso" che riduce la comprensione reciproca tra le persone, limita sperimentazione e creatività inibendo una sana collaborazione. Infine la collaborazione online è delimitata dentro i confini perimetrali e funzionali che caratterizzano ogni strumento e piattaforma digitale (l'acquario mondo che ho descritto nel mio ebook I pesci siamo noi: pesci, pescatori e predatori nell'acquario digitale della tecnologia).
La declinazione del concetto di collaborazione di Facebook non contiene necessariamente tutta la ricchezza e la complessità che si esprime negli scambi sociali di tipo collaborativo. La forza delle piattaforme tecnologiche è diventata così grande da condizionare molti comportamenti umani vincolandoli a pratiche non necessariamente in grado di soddisfare i bisogni umani. Da qui la necessità di sperimentare altre forme di collaborazione ma in contesti fisici e reali.
La pratica della collaborazione, sganciata dagli spazi digitali può diventare un'arte. Un'arte da praticare liberamente, senza imposizioni o adattamenti alle piattaforme tecnologiche e alle loro interpretazioni limitate della ricchezza e varietà delle forme di interazione umana. Un'arte da declinare in buone pratiche, ad esempio nella capacità di prestare attenzione all'altro e al contesto in cui ci si trova, di dialogare, ascoltare, tacere e osservare. Le buone pratiche permettono di sviluppare empatia, di guardare lontano, verso l'esterno, rompendo la tirannia narcisistica dello sguardo autoriflesso e rivolto su sé stessi che si esercita sul display, di confrontarsi con gli altri e non semplicemente con le loro immagini e narrazioni, e di collaborare.
Alcune di queste buone pratiche possono essere sperimentate anche online ma è nella vita reale che, come ha scritto Montaigne, "...dal frequentare la gente si ricava una meravigliosa chiarezza per giudicare gli uomini." perché "...noi siamo tutti ristretti e rattrappiti in noi stessi, e non vediamo più in là del nostro naso" (Saggi). Una maggiore chiarezza faciliterà interazione, conversazione e collaborazione!