Il libro 80 PROFILI DIGITALI di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Tecnovisions di Delos Digital
Tecnoapocalittici
Assimilabili ai tecnocatastrofisti e di orientamento tecnofobico, i tecno-apocalittici paventano un futuro nel quale le macchine (intelligenza artificiale e robot) avranno preso il sopravvento sulla razza umana. Dopo la rivoluzione industriale, le trasformazioni tecnologiche post-industriali stanno interessando il mondo dell'informazione, della comunicazione, della biologia e della genetica, provocando reazioni preoccupate e dando forma a nuove visioni apocalittiche di un futuro entropico nel quale saranno trasformate le categorie di tempo, spazio e realtà così come le conosciamo oggi. I tecnoapocalittici non intravedono il progresso come prodotto tecnologico ma ne percepiscono il rischio, proprio perché troppo dipendente dall'evoluzione tecnologica.
Tecnosereni
Tra i tecnoapocalittici vanno annoverati, tra gli intellettuali, scrittori come Thomas Pynchon, H.G. Wells, William Gibson, J.G. Ballard, Fredric Jameson e Philip Dick. Tutti in forme diverse hanno esemplificato le conseguenze delle trasformazioni scientifiche e tecnologiche e rappresentato gli effetti delle tecnoscienze sulla società, sull’ambiente e sull’individuo. I rischi adombrati nelle loro narrazioni non derivano solo dalle tecnologie in sé ma dall'uso che ne viene fatto. Alcuni romanzi di Dick ad esempio descrivono l’avvento di scenari futuri dominati da potenziali demagoghi, abili nell’usare i nuovi media, nel manipolare e dominare le masse, e di nuovi sviluppi cibernetici in grado di portare a una società postumana e tecnocapitalista dominata dalle macchine.
I tecnoapocalittici sono intrinsecamente pessimisti, disillusi e scettici sulla validità di un impegno finalizzato a cambiare le cose impedendo l’avverarsi delle loro profezie e paure. Benchè siano consapevoli che la tecnoscienza sia una forza di progresso, rimangono scettici sul suo impatto, soprattutto per il rischio che possa finire nelle mani sbagliate e di gruppi sociali potenzialmente pericolosi come ad esempio la polizia di stato, i militari, le burocrazie, i politici corrotti, ecc. I timori principali dei tecnoapocalittici sono rivolti al pericolo di guerre e catastrofi militari ma anche a mutazioni umane grazie a tecnologie capaci di ridurre le distanze tra umani, animali e oggetti o tra le diverse specie (vedi la novella Roof e il romanzo Do Androids dream of electric sheep di P. Dick).
L’apocalissi prossima ventura che si avvicina vedrà l’implosione tra reale e artificiale, tra umano e macchina, tra realtà naturale e simulazione, e porterà alla rovina del genere umano sotto il controllo tecno-autoritario e interplanetario di una tecno-capitalismo globale. In questo scenario postumano nulla sfuggirà alla logica nichilista del mercato e all’imperativo del profitto. Il controllo tecnologico andrà di pari passo con un consumismo compulsivo e feticistico talmente ossessivo da impedire qualsiasi tipo di emancipazione.
Il pessimismo cosmico è legato alla visione entropica del mondo e alla sua ineluttabilità come processo naturale e interrompibile. Ne deriva un mondo distopico molto lontano da quello utopico, amato dai tecnoentusiasti e dai tecnoottimisti. Per i tecnoapocalittici il nostro destino è segnato dalle distopie tecnologiche che arriveranno come conseguenza delle trasformazioni causate dai nuovi media digitali e dalla cibercultura, da tecnologie diventate strumenti di distruzione, di clonazione genetica, di virtualizzazione, ecc.
Unica nota positiva è il permanere del dubbio sulla possibilità ancora esistente per la specie umana di cambiare il proprio destino intervenendo e modificando le forze tecno-scientifiche che sembrano avere preso il sopravvento. Il futuro non è prevedibile e l’apocalisse potrebbe anche non realizzarsi.