Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.
Esperienza del tempo
Il tempo tecnologico non ha fermato il Tempo. Declinato al presente continuo, ognuno ne ha una consapevolezza angosciante, si sente a esso strettamente legato perché testimone della diffusa insoddisfazione e umiliazione che caratterizza buona parte della vita (post)moderna.
Cosa sia il Tempo nessun lo sa! Tutti ne percepiscono il potere, anche nella dimensione virtuale e digitale. Incatenati a un videogioco si perde il senso del tempo, eppure il tempo continua a scorrere. Se non scorresse non si potrebbe dire di averne perso il senso.
Offline e online siamo tutti in viaggio attraverso il Tempo e l’alienazione che esso produce. L’alienazione prevalente è oggi di tipo prevalentemente tecnico, legata alle esperienze tecnologiche delle piattaforme digitali.
Complici dello stato d’eccezione
Il tempo ha avuto origine dal linguaggio (presente, passato, futuro, ecc.). Online è prodotto di narrazioni, MiPiace e cinguettii.
Il tempo non è neutrale, non lo è la tecnologia. Si vive l’uno e l’altra con l’illusione di essere attori ma con la sensazione di essere spettatori indifesi. Impossibile liberarsi del tempo, impensabile liberarsi della tecnologia.
In viaggio attraverso il tempo (diacronico[1]), lo raccontiamo come se tutto avvenisse nello stesso tempo (sincronico).
Scattiamo fotografie ma non costruiamo film!
[1] In linguistica, diacronia indica lo studio e la valutazione dei fatti linguistici considerati secondo il loro divenire nel tempo, secondo una prospettiva dinamica ed evolutiva. Si contrappone concettualmente alla sincronia che è, invece, la considerazione delle lingue in un dato momento, astraendo dalla loro evoluzione nel tempo. La necessità di tenere ben distinti i due punti di vista, sincronico e diacronico, è stata per la prima volta sottolineata dal linguista ginevrino Ferdinand de Saussure (Educalingo).