Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.
Maschere, facce, palcoscenici
Il palcoscenico è uno schermo-specchio, in costante mobilità. La maschera quella dei selfie associati ai profili digitali, di Anonymous e del Salvador Dalì de La casa del papel[1].
La faccia è tenuta ben nascosta dietro le maschere online ma assolutamente trasparente alle migliaia (milioni in Cina) di videocamere di videosorveglianza e agli algoritmi di intelligenza artificiale usati per il riconoscimento facciale (anche per governare la diffusione del coronavirus) e delle emozioni.
Una riflessione politica necessaria
La maschera è usata per giocare, per rendersi anonimi e agire liberi e indisturbati, sfuggendo alla visibilità e al controllo. Serve a fornire interpretazioni diverse del Sé, usate per sperimentare forme di ibridazione relazionali altrimenti impossibili.
Un lavoro inutile dal momento che maschere digitali e facce possono trovare un'unica identità nei potenti database delle facce di Apple, Huawei, Amazon, ecc., assimilabili a quelli marmorei del tempio del Dio dei mille volti del Trono di spade.
Database alimentati dalla complicità degli utenti che hanno attivato il riconoscimento facciale sullo smartphone e da videocamere pervasive che stanno popolando il mondo.
Questi database sono opachi, responsabili della sparizione (morte) dell’anonimato, della riservatezza dei dati e della privacy. Quella degli utenti della Rete, perché la maschera dei proprietari delle piattaforme online funziona alla grande, nel mascherare la loro volontà di controllo, egemonia e desiderio di dominio.
[1] Nota serie televisiva, andata in onda su Netflix come La casa di carta