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L’ adattamento posturale: gli effetti fisici, cerebrali e comportamentali

L’ adattamento posturale: gli effetti fisici, cerebrali e comportamentali

11 Dicembre 2017 Nicola Barsotti
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Nicola Barsotti
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Gli straordinari sviluppi nel campo delle ICT digitali (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) stanno modificando profondamente le nostre abitudini di vita quotidiane. I filosofi contemporanei dicono che stiamo vivendo un passaggio epocale, una vera e propria rivoluzione culturale. I confini tra quella che è la nostra vita online, rispetto a quella offline, tendono a sparire e siamo quindi connessi gli uni con gli altri continuamente.

Le tecnologie ristrutturano l'ambiente in cui viviamo

In ogni settore della nostra vita, le tecnologie sono diventate forze che strutturano l’ambiente in cui viviamo, creando e trasformando la realtà che conosciamo. Sono divenute antropologiche, sociali ed interpretative.

Tutto questo provoca degli effetti sul nostro senso del Sé: crea e forgia la nostra realtà fisica ed intellettuale, modifica la nostra auto-comprensione, cambia radicalmente il modo in cui ci relazioniamo con gli altri ma anche con noi stessi.

E’ quindi fondamentale iniziare a discutere delle ripercussioni, sia in senso positivo che negativo, che l’utilizzo delle ICT avranno sulle componenti mentali, neurobiologiche e strutturali (inteso come adattamento posturale) nelle persone. Dobbiamo comprendere a fondo questa rivoluzione in modo da sviluppare approcci proficui ai problemi e alle opportunità che le ICT portano.

Le tecnologie modificano la capacità di sentirsi

Come abbiamo appena detto, le tecnologie modificano (e modificheranno) la capacità di sentirsi, di percepirsi, di ascoltare le sensazioni del corpo che vanno ad integrare il Sé, ed è probabile che ciò avverrà soprattutto per i “nativi digitali”. Sono infatti loro che rischiano maggiormente di trascorrere molto del loro tempo utilizzando le ICT a scapito dello sviluppo delle capacità motorie, coordinative, di percezione delle sensazioni corporee. Tutte capacità che determinano lo sviluppo cognitivo, sociale, emozionale, neurologico, comportamentale ed empatico. 

Il vecchio detto “Mens sana in corpore sano” di Giovenale è più che mai attuale. Con il cambio del secolo, e l’emergere della complessità nei vari settori della medicina, sappiamo bene che la struttura del nostro corpo modifica le funzioni biologiche e mentali (chiaramente è vero anche il contrario). Ridurre drasticamente le attività ludiche all’aperto e lo sport può facilitare l’innesco del “pilota automatico” alle nostre percezioni. La conseguenza è che le predizioni interocettive (in pratica, semplificando, le sensazioni corporee), date dai recettori presenti all’interno del nostro corpo che ci avvisano costantemente di ciò che accade dentro di noi, possono dar vita a molti problemi che tenderanno ad autoalimentarsi, favorendo nel tempo la comparsa di problematiche come l’ipertensione, l’ansia, la depressione, l’obesità e la fibromialgia (tutte patologie date dall’aumento dei segnali viscerali) o, in altri casi, a problematiche quali il disturbo da stress post-traumatico o l’isolamento sociale, in questo caso dati da una scarsa o del tutto assente capacità interocettiva.

I cambiamenti di prospettiva

Con questo congresso vogliamo porre l’attenzione sul fatto che i nostri cambiamenti di prospettiva sul mondo sono il risultato dei nostri tentativi quotidiani di adattare idee e comportamenti a una realtà che in modo fluido muta costantemente. Per riuscire ad avere un nuovo ed adeguato equilibrio mentale, è necessario tenere bene in considerazione che la nostra è una “mente incarnata”, e che la psiche può essere compresa solo si se considera il suo rapporto con le capacità sensoriali e di reazione motoria dell’organismo: essa non esiste infatti nel vuoto e, ammesso e non concesso che sia confinata nel cervello, quest’organo non è isolato, ma si trova in strettissima relazione con il resto del corpo. Il cervello ed il sistema nervoso sono strutturalmente connessi con il resto dell’organismo: non si può concepire l’uno senza l’altro; e la coscienza è un processo che emerge dalla fisiologia corporea e che può retroagire su di essa modificandola. L’organismo infatti interagisce con l’ambiente tramite il sistema senso-motorio, interazione da cui sorge la coscienza. I gesti, quindi, non devono essere visti solo come strumenti meramente comunicativi, concepiti come successivi ai processi cognitivi centrali. Il sistema motorio, in questa prospettiva, assurge al ruolo di un sistema costitutivo di (almeno alcuni) processi cognitivi riguardanti il pensiero, il  linguaggio, la memoria. La gestualità pertanto, oltre a svolgere un ruolo comunicativo, ne svolge uno anche intra-cognitivo. Non è un caso che disturbi neurologici e psichiatrici spesso s’accompagnano ad alterazioni motorie e, viceversa, che disordini motori s’accompagnano ad alterazioni psichiatriche. 

Era digitale e senso-motricità

Facendo qualche accenno in ambito neuroscientifico, possiamo dire che il cervelletto non ha solo una funzione motoria e posturale ma è coinvolto in un network che va dal sistema nervoso autonomo al circuito limbico. Il verme, parte centrale del cervelletto, è coinvolto nella regolazione della pressione arteriosa e del ritmo respiratorio, e riceve informazioni dai nervi splancnici e dal vago. Infatti, emozioni come la paura, la collera, il disgusto, la tristezza e la felicità manifestano specifici pattern di attivazione cerebellare. Il cervelletto quindi coordina l’assetto posturale a 360°, facendo correlare le emozioni con la postura.

Ecco perché quando si parla di era digitale e si vuol comprendere quali sono i rischi e le potenzialità che l’uso delle ICT comportano, non si può fare a meno di includere nelle discussione la necessità di parlare anche della senso-motricità.

 

*Immagine testata Caregiver Asia

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