
Secondo l’amministrazione del traffico americano, l’organo preposto a garantire la sicurezza del cittadino al volante negli Stati Uniti, il computer di bordo della Google Car, creato per guidare in modalità autonoma l’auto Google, va considerato a tutti gli effetti come l’autista del mezzo.
Le implicazioni sono enormi, visto che Google e altre aziende tecnologiche stanno sviluppando veicoli che potrebbero rendere obsoleti gli esseri umani, anche nella loro veste di autisti di automobili. Secondo l’autorità del traffico americano se nessuna delle persone che occupano un veicolo motorizzato assume la funzione di autista, è definito autista qualsiasi cosa (diverso da chiunque) si è presa la responsabilità della guida.
Per l’autorità americana la macchina senza autista non è che la logica evoluzione di tutta una serie di automatismi introdotti grazie alla evoluzione tecnologica e che hanno cambiato molti aspetti del trasporto umano, dai freni antiblocco, agli airbag, ecc. Il tutto si riduce alla ridefinizione di comportamenti umani nella inetrazione con la macchina e le sue tecnologie.
L’introduzione di un autista software pone però problemi molto complessi. Ad esempio che fine fanno gli specchietti retrovisori? La Google Car teoricamente non è ha bisogno. Significa che potrà farne a meno, violando le regole e le leggi vigenti? E come la mettiamo con l’assenza di pedali per i freni e l’acceleratre?
Mentre gli organismi governativi americani sono alle prese con questi e altri, ancor più complessi dilemmi, in Italia potremmo cominciare a sviscerare un altro problema. Non elementare e molto importante per il numero di persone coinvolte.
Il problema è quello delle multe, in particolare per violazione dei limiti di velocità. Multe spesso usate come strumento potente e sicuro per fare cassa da parte di molte amministrazioni comunali alla ricerca disperata di fondi per sostenere i loro progetti e servizi sociali.
Nel caso di auto senza autista come si regoleranno istituzioni comunali, prefetture e uffici di polizia? A chi invieranno la multa, al proprietario dell’automobile o a Google? E se in futuro le auto senza autista fossero semplici elementi di un servizio erogato da Google o da Uber? Chi sarà chiamato a pagare per violazioni dovute a un errore software o a un suo impazzimento a causa di un sorpasso poco ortodosso compiuto da una macchina senza autista della concorrenza? E se Google Car e Apple Car facessero a gara per offrire servizi migliori ai loro clienti, achi andrebbero ritirate le patenti?
Al fondo di tutto, esattamente come negli Stati Uniti, il problema sarà di definire con precisione l’identità e il profilo di qualsiasi cosa, software, algoritmo, sensori o l’insieme dei tre, si troverà nella condizione di autista dell’automobile.
Nel frattempo, in attesa che arrivino anche in Italia le Google/Apple/Tesla/Facebook car, meglio rispettare i limiti di velocità e quando multati, pagare per tempo le multe ricevute!