
Ciò che sta succedendo in Italia non è che la coda lunga di situazioni simili già sperimentate in altri paesi e mercati. Negli Stati Uniti l'ativismo di Amazon sta mettendo in crisi numerosi settori industriali legati alla vendita al dettaglio. Il primo a essere colpito dalle strategie Amazon è stato il mercato dei prodotti elettronici. La vittima più famosa di queste strategie è stata la catena di negozi Best Buy. A nulla è servito avere creato squadre di persone esperte (Geek Squad) dedicate a fornire assistenza tecnica a clienti in difficoltà con i prodotti acquistati. Amazon ha implementato una iniziativa simile fornendo assistenza e consulenza direttamente nelle case dei consumatori.
Il cloud nel retail
Negli Stati Uniti Amazon ha messo in crisi anche realtà aziendali come Energizer con la vendita di batterie online in un mercato che Amazon domina ormai al 90% delle vendite online. In difficoltà sono anche catene di punti vendita che hanno fatto la storia del Retail americano. Catene come Sears, Macy's e JCPenney, famose per la vendita al dettaglio di capi di abbigliamento e che oggi devono confrontarsi con l'aggressività di Amazon e con le sue iniziative. Dal 2005 Amazon ha visto crescere il comparto abbigliamento di quasi trenta miliardi di fatturato mentre i punti vendita fisici ne hanno persi altrettanti. Un risultato certamente ottenuto anche grazie al cambiamento nei comportamenti dei consumatori, sempre più propensi ad acquisti online.
Amazon ha messo in crisi anche retailer dell'abbigliamento tradizionali, di fascia alta e qualificati come Nordstrom ma sta iniziando a mettere in difficoltà anche catene di punti vendita di prodotti alimentari come Walmart e di prodotti per la salute.
In Italia la crisi determinata dal successo dello store globale di Amazon sta portando al fallimento DPS Group, la società che possiede Trony, la prima grande catena di negozi di prodotti elettronici. Con acquisti che avvengono sempre più online gli scaffali dei punti vendita rimangono colmi di prodotti invenduti e a nulla servono promozioni e sconti eccezionali. Con vendite in calo e profitti spariti, la proprietà di Trony ha deciso il ridimensionamento drastico della sua catena di vendita annunciando la chiusura di 43 negozi sparsi su tutto il territorio nazionale, su un totale di quasi 200. Le regioni più colpite dalla decisione di chiusura dei punti vendita sono Lombardia e Puglia con la perdita di quasi 260 posti di lavoro. Il Gruppo DPS è fallito ufficialmente il 15 di marzo e i dipendenti Trony da gennaio ricevono solo una parte del loro stipendio.
Trony è probabilmente la prima vittima dei cambiamenti spiacevoli che Amazon sta determinando nel mercato al consumo. In crisi è anche Mediaworld e lo sono anche altre catene di punti vendita di prodotti tecnologici e non solo. La crisi non è determinata solamente dai prezzi competitivi che Amazon è in grado di fare ma dalla sua capacità di arricchire la sua proposizione con prodotti tecnologici come Amazon Echo e servizi che stanno cambiando il panorama degli acquisti e i comportamenti dei consumatori.
Anni di investimenti e una grande capacità di comprendere le tendenze emergenti soddisfacendo bisogni e aspettative dei consumatori hanno portato Amazon a proporre siti Web e applicazioni amichevoli che facilitano le esperienze di acquisito e la fidelizzazione. La carta vincente di Amazon rimangono però i servizi, come ad esempio Amazon Prime che garantisce per pochi spiccioli una consegna gratuita a domicilio.