
Ciò che colpisce dell’attuale rivoluzione tecnologica non è tanto il percorso che essa sta facendo e le trasformazioni che sta producendo, quanto il fatto che tutto viene dato ormai per scontato. E’ come se i dispositivi mobili attuali, le loro interfacce tattili e vocali, le nuove tecnologie indossabili, i sensori e le loro applicazioni non fossero arrivati dove sono attraverso un lungo percorso fatto di passaggi graduali successivi e di continua maturazione e crescita. Anche se pochi sono interessati a farlo, potrebbe essere istruttivo fare mente locale o ripercorrere il lungo viaggio intrapreso dalle tecnologie dell’informazione dall’apparizione del primo PC ai dispositivi piatti, sottili, leggeri, potenti, tattili, portatili, mobili e oggi anche indossabili. Una rivoluzione senza fine che è destinata a riservarci numerose altre sorprese e nuovi grandi salti tecnologici e di innovazione come lo è stato quello introdotto dal primo personal computer e poi a seguire da altri prodotti come l’iPad.
Come ha scritto Kevin Kelly, la tecnologia è frutto di flussi immateriali di informazione, è cultura e oggi è technium, un sistema di innovazioni continue, creazioni e trasformazioni che si auto-rafforza e continua a crescere, quasi indipendentemente e autonomamente. Una prova di ciò la si trova nel distacco che a volte sembra esistere tra il passo di cambiamento della tecnologia e quello dell’utente consumatore. Un divario marcato dalla crescente ignoranza del consumatore sulle nuove tecnologie e sui loro effetti, positivi e negativi, sulle loro vita individuali, professionali e lavorative. Un divario che sussiste anche se il consumatore si mostra sempre più disponibile a seguire l’evoluzione tecnologica con l’acquisto di nuovi prodotti o nuovi modelli di prodotti già in circolazione. Nessuno oggi vorrebbe più il primo modello di iPad o di iPhone. Li considererebbe rudimentali, antiquati, pesanti e poco adatti ai nuovi stili di vita e bisogni di rappresentazione del sé.
Condividere questo punto di vista non è difficile. Il primo smartphone non aveva una fotocamera frontale, non disponeva di connettività 3G, non aveva il giroscopio (quanti sanno cos’è e a cosa serve?), le APP erano limitate e a loro volta rudimentali in funzionalità e servizi offerti.
Oggi, dopo numerose iterazioni, la tecnologia ha raggiunto una nuova fase di evoluzione dalla quale sembra impossibile tornare indietro. Questa evoluzione ha contribuito anche ad un livellamento dell’offerta, avvenuto grazie al continuo miglioramento delle tecnologie (processori, display, sensori, interfacce, ecc.) dei sistemi operativi e delle applicazioni, ma anche alla miniaturizzazione, alla tecnica dei materiali e al design.
Oggi molta attenzione è mediaticamente calamitata dal Watch di Apple un nuovo prodotto frutto di innovazione tecnologica reso possibile dall’evolvere delle cosiddette tecnologie indossabili, capaci di rappresentare un nuovo salto di paradigma che caratterizzerà quasi sicuramente i prossimi anni a venire e di introdurre nuove rivoluzione di cui facciamo fatica oggi a comprendere gli esiti e gli effetti.
L’illusione della concentrazione nel mondo digitale
Lo sviluppo costante della tecnologia non sta avvenendo nel vuoto ma in contesti umani e sociali che vengono profondamente mutati da esso in rimandi circolari continui che dovrebbero prefigurare uno sviluppo condiviso. Benchè siamo tutti evoluti tramite e grazie alla tecnologia, il nostro cambiamento è spesso passivo, legato a soddisfare bisogni e a dare forma alle nostre aspettative. La pervasività corrente dello smartphone non è avvenuta in un anno. Ci sono voluti dieci anni prima che il mercato accettasse, in tutte le sue componenti demografiche e geografiche, la rivoluzione delle nuove tecnologie e ne comprendesse vantaggi e benefici pragmatici. Oggi non ci stupiamo delle meraviglie del nuovo Galxy S6 ma se lo stesso prodotto fosse comparso dieci anni fa molti utenti non avrebbero saputo cosa farne.
L’offerta tecnologica ha nella semplicità d’uso e facilità d’accesso due elementi fondamentali per il suo successo ma ha creato al tempo stesso grande complessità alla quale l’utente fa ancora fatica ad abituarsi. E’ una complessità legata agli ecosistemi tecnologici, alle piattaforme, alle applicazioni, alla Rte e a Internet. E’ difficile da gestire e può generare livelli di criticità tali da trasformare vantaggi e benefici in rischi e effetti negativi.
Una possibilità questa non remota perché legata alla pigrizia del consumatore che si dimostra sempre attento ad aggiornare i suoi prodotti tecnologici ma poco propenso ad acquisire nuove conoscenze utili a stare al passo con la tecnologia e a farlo in modo attivo e intelligente.
La carenza conoscitiva e la tendenza a dare tutto per scontato finiscono per aumentare il divario tra il progresso della tecnologia e quello dei consumatori. Ne deriva un crescente smarrimento e deterioramento nella relazione con la tecnologia, un progresso a metà e per il quale forse si sta pagando un prezzo troppo elavato.