
I Cinesi stanno sperimentando questo nuovissimo sistema in una catena di fast-food per snellire il traffico di clienti mentre alcuni aeroporti statunitensi stanno testando il riconoscimento facciale per il check-in aeroporto così da velocizzare le operazioni di imbarco. Potrebbe apparire come un modo per ritornare alla nostra umanità?
Tecnologia e cambiamenti sociali
Me lo sto chiedendo da quando ho letto la notizia e sinceramente trovare una risposta definitiva mi appare un po’ complicato. Forse sì, mi sono risposta, stavolta è la macchina a riconoscerci, è lei che ci usa, e non viceversa, dopo aver immagazzinato i nostri dati facciali. Il computer preleva, immagino, il nostro denaro direttamente dal conto in banca.
Stiamo quindi incamminandoci verso una nuova vita libera dal medium, anche se il denaro lo è per certi versi, ma c’è un ma. Con questa avanguardistica e sperimentale forma di pagamento siamo schedati da un computer che ci impoverisce: con la sola fatica di un sorriso facciamo a meno di compiere molti movimenti del corpo e altrettanti ragionamenti.
Non dobbiamo aprire la borsa, estrarre il portafogli, contare i soldi per giungere all’importo che dobbiamo pagare, dare tutto alla cassiera, attendere il resto, controllare che sia esatto e infine chiudere il portafogli e la borsa. Il sorriso lo facciamo alla macchina perdendo il contatto umano, lei, la macchina, se ne infischia di noi e del nostro sorriso che da straordinario mezzo umano per comunicare agli altri un’emozione diventa una modalità di pagamento.
Che declassamento! Infine dobbiamo sorridere mentre, tristemente, ci stanno prelevando il denaro. Insomma come direbbero a Napoli: cornuti e mazziati, altro che digitali!
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata