
La prima notizia riguarda la registrazione di 300.000 nuovi droni avvenuta negli Stati Uniti in soli trenta giorni. E’ un dato fornito dalla Federal Aviation Administration’s (FAA) americana che ha messo online (21 dicembre 2015) la pratica per la registrazione con una compensazione di 5 dollari per i cittadini che ne avessero fatto uso nel primo mese di attivazione.
Benchè il periodo previsto per il rimborso sia terminato le registrazioni continuano a crescere, evidenziando quanto si stiano diffondendo negli USA i Droni usati per motivi ricreazionali o di hobby personali.
La seconda notizia proviene dall’Olanda e racconta di una sperimentazione per l’allestimento di pattuglie anti-droni per motivi di sicurezza e controllo degli spazi aerei. Una sperimentazione importante in scenari nei quali tutti i paesi devono fare i conti con le minacce di attacchi terroristici.
Molte sperimentazioni in corso si basano sull’uso di tecnologie finalizzate a impedire il volo dei droni, obbligarli all’atterraggio o a renderli meno nocivi.
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La polizia olandese ha deciso invece di puntare su una soluzione diversa, ecologica e animale con protagoniste le aquile, una razza non molto diffusa e forse a rischio estinzione ma certamente motivata a difendere, laddove è presente, la sua supremazia e leadership celeste.
Il progetto olandese prevede la collaborazione tra polizia di stato e un’azienda (Guard From Above) specializzata nell’addestramento delle aquile per insegnare ai pennuti ad intercettare i quadricotteri che sono destinati a spopolare non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.
In un video la polizia ha mostrato quello che potrebbe essere un placcaggio da aquila di un modello di drone DJI Phantom. Il video non chiarisce chi abbia avuto la meglio e quanto pericoloso l’attacco possa essersi rivelato per l’amica aquila. Benchè le zampe e gli artigli dell’aquila sono abbastanza forti dall’essere in grado di spezzare delle ossa, non è detto che sia sufficiente per scalfire o distruggere un drone di carbonio e metallo.
Nel video comuqne uno degli addestratori spiega che l’uso che l’aquila fa dei suoi strumenti di attacco le protegge da potenziali rischi e che comunque, nel caso in cui il progetto desse risultati positivi, le aquile sarebbero anche equipaggiate di strumenti di difesa personale.
Le aquile non sono in numero sufficiente per organizzare flottiglie di attacco adeguate a pattugliare il cielo e soprattutto a bloccare quella che sembra essere una crescita esponenziale della razza dei droni. Può essere l’occasione perfetta per le aquile di veder crescere il loro numero e di diffondersi là dove erano state da tempo sterminate. Forse però sarebbe meglio pensare a stormi di fringuelli capaci di mettere in difficoltà i droni con i loro cinguettii, di sciami di passerotti (se non sono già in via di estinzione) capaci di oscurare l’orizzonte del drone o di reclutare le migliaia di merli e tordi che hanno colonizzato le città metropolitane e che mal sopportano l’arrivo di nuovi volatili con ali più potenti delle loro.