
Nel suo ultimo libro, appena pubblicato in Italia con il titolo di “La società a costo marginale zero’. Jeremy Rifkin sostiene che sulla scena mondiale sis ta affermando un nuovo sistema economico. L’emergere della Internet degli oggetti sta dando forma al ‘commons collaborativo’, una forza potente che sta trasformando il nostro modo di organizzare la vita economica, schiudendo la possibilità ad una drastica riduzione delle disparità di reddito, democratizzando l’economia e dando vita ad una società ecologicamente più sostenibile. Una realtà, quella descritta da Rifkin, che fa a pugni con la realtà del lavoro attuale caratterizzata da crescent disoccupazione, lavori precari, calo del reddito e soptrattutto crescent disparità sociale tra pochi ricchi sempre pèiù ricchi e molti poveri sempre più poveri.
La diffusione di smartphone, tablet e notebook ha certamente globalizzato il mondo e reso più facile comunicare e interagire ma ha anche creato nuove paure e problematiche. Le paure sono legate ad una crescente dipendenza da algoritmi, tecnologie, oggetti intelligenti, sistemi di geo-localizzazione, like dei social network ecc. Le problematiche non sono solo quelle economiche ma anche quelle psicologiche e sociali.
Fonte: www.dexigner.com
Se da un lato le nuove applicazioni come UBER evidenziano la validità dell’analisi di Rifkin, dall’altro le molte relazioni virtuali della rete lasciano molte persone insoddisfatte e infelici per l’incompletezza e la superficialità dei rapporti online. Ancora meno gratificante risulta essere il rapport che molti utenti intrattengono con il loro smartphone, diventato sostituto e succedaneo di amici, parenti, colleghi ecc.
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A differenza di quanto pensa il Rifkin dell’ultimo libro, il future è sicuramente arrivato ed è globalizzato e interconnesso ma non è ancora omogeneamente distribuito, anzi non lo è proprio. Inoltre si tratta di un future ricco di sorprese non necessariamente positive. Big Data, algoritmi potenti e invasive, meccanismi di controllo e dispositive sempre più localizzabili riducono la nostra libertà e indipendenza di giudizio e ci mettono alla mercè dei produttori tecnologici, delle grandi corporazioni e soprattutto della tecnologia.
Anche sulla diffusione della tecnologia, Rifkin dovrebbe prendere nota che l’uguaglianza è lontana dall’essere realizzata. Lo smartphone è sempre più diffuso ma solo il 10% della popolazione mondiale possiede un iPhone, il rest deve far ricorso a piattaforme Android di fascia bassa e meno costose. Benefici e vantaggi cos’ come le funzionalità disponibili sono probabilmente paragonabili ma lo stile di vita e l’esperienza del consumatore sono sicuramente diverse.
La cosa che più sorprende comunque rimane la poca considerazione che gli effetti tecnologici hanno sulla persona. In particolare poca attenzione viene dedicate al fenomeno della solitudine tecnologica e i primi a non farlo sono gli utenti/consumatori stessi. Il dispositivo mobile ha ridotto I tempi di attesa ed eliminato le code ma ha generato anche forme nuove di solipsismo individuale, tutto giocato nella relazione con una entità tecnologica, smartphone, tablet o notebook. Se il risultato della diffusione della tecnologia e della internet degli oggetti collaborative è quello di ridurre il bisogno di interagire con alter persone faccia a faccia, bisogna forse cominciare a preoccuparsi. O semplicemente a riflettere su cosa ci sta succedendo.
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