
L’idea alla base dell’opera era di rappresentare le attività che si svolgono quotidianamente nella piazza in cui è stata posata la statua. Dello stesso artista la città ospita anche un’altra opera di un musicista impegnato a suonare la sua chitarra.
Mentre la seconda statua non ha suscitato controversie e tantomeno grande attenzione dalla popolazione attiva della Rete, quella dedicata ai selfie ha attirato critici d’arte e commentari vari che si sono cimentati in valutazioni e giudizi artistici sulla congruità, validità e qualità dell’opera. La critica si è concentrata principalmente sull’eccessivo realismo e convenzionalità della statua che ne indebolisce il messaggio dell’interpretazione artistica di gesti diventati ormai abituali. Gesti che avrebbero potuto sollecitare ben altre interpretazioni creative riflettendo in modo più approfondito sulla relazione che lega molte persone alla pratica del selfie nelle loro esperienze di vita quotidiane.
Alcuni hanno sottolineato come l’incongruità dell’opera sta nei materiali usati. Il bronzo richiama statue antiche impegnate in attività fisiche come il lancio del disco o del giavellotto ben diverse da quelle leggere e eseguibili senza alcuna fatica come i selfie.
Per altri a dare fastidio è la rappresentazione al femminile della statua con il selfie che denota un atteggiamento sessista che evidenzia l’uso frequente del selfie al femminile come mezzo per controllare e godere della propria immagine riflessa. Come se i maschi non facessero altrettanto!
Selfie, foto e memoria del passato
Altri ancora hanno sottolineato come la statua non faccia altro che rappresentare la vita digitale che coinvolge ormai la maggioranza delle persone e i loro comportamenti in termini di narcisismo e cultura dei social media. La statua viene vista come un memoriale che potrà raccontare retrospettivamente un’epoca storica vissuta digitalmente e online.
La statua può anche essere vista come un inno alla rappresentazione effimera del sé. In tutte le epoche gli esseri umani hanno cercato di trovare il modo di rispecchiarsi e di trasferire la propria immagine all’esterno di sé. Lo hanno fatto con gli autoritratti e oggi lo fanno con gli autoscatti. La differenza è che l’autoritratto è un prodotto permanente che può essere conservato a lungo, il risultato dell’autoscatto è effimero, spesso di scarsa qualità e già pronto per essere sovraimpresso da uno scatto ulteriore. L’autoscatto ha democratizzato l’autoritratto ma non ne garantisce gli stessi risultati e non soddisfa necessariamente i bisogni che l’hanno generato.
La statua con i selfie non merita una visita alla sperduta cittadina di Sugar Land ma può servire a sorridere su una pratica diventata popolare tra giovani e adulti e suggerire nuovi selfie alle persone che avranno l’opportunità di passare vicino alla statua. Un selfie con la statua del selfie….!