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Le conquiste e le prospettive della crittografia end-to end

Le conquiste e le prospettive della crittografia end-to end

21 Ottobre 2021 Redazione SoloTablet
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La crittografia end-to-end, detta anche E2E, è una formula evoluta di cifratura dei dati che garantisce una sicurezza nella trasmissione delle informazioni per mezzo web.

Il suo apporto è fondamentale per la privacy delle condivisioni di dati e comunicazioni tra utenti poiché, senza passare attraverso il server o il dispositivo esterno, questi possono essere decifrati soltanto dai diretti interessati.

Come? Attraverso un’evoluzione della crittografia simmetrica - la cui decodifica è affidata a un codice condiviso -, e asimmetrica - quella che prevede una chiave pubblica e una privata - , fino alla “end-to-end”, che genera, di volta in volta, chiavi di accesso trasmesse soltanto agli utenti coinvolti. In poche parole, né i server né le terze persone - hacker compresi - potranno accedere alle informazioni condivise.

L’apporto di questo approccio di comunicazione cifrata - letteralmente traducibile in “da un estremo all’altro” - è utilizzato in molti settori della vita quotidiana via web, dato che oggi Internet è usato dal 59 per cento della popolazione mondiale e dall’82 per cento degli italiani. 

In Italia, nello specifico, uno dei comparti in cui questo tipo di cifratura è divenuto quanto mai indispensabile è quello delle app di messaggistica istantanea - come WhatsApp - che, in qualche modo, ha fatto da apripista a questa nuova formula crittografica. 

Per quanto riguarda WhatsApp, il sistema, attivo già da 5 anni, è da poco approdato anche alle archiviazioni dei backup su Google Drive o iCloud, e accessibile, via password o chiave crittografica a 64 cifre, agli utenti in possesso della versione più aggiornata della piattaforma. Di rimando, in attesa della triplice unificazione di Instagram, WhatsApp e Messenger, questa funzione è stata inserita per le chiamate audio e video di quest’ultimo. Allo stesso modo Telegram propone la cifratura E2E ai propri utenti, ma questa deve essere abilitata manualmente per poter poi essere utilizzata nelle cosiddette “chat segrete”. 

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Dalla necessità di riservatezza, per quanto concerne la protezione dei dati personali, alla segretezza nella trasmissione delle informazioni il passo è breve, e, come si è detto, riguarda principalmente i servizi di intrattenimento digitali, sebbene questi non siano ancora approdati all’end-to-end. 

A partire dai casinò online - un settore in evoluzione (+83 per cento dal 2019 al 2020) - che attualmente, in via principale, utilizzano il protocollo di sicurezza SSL (ovvero “Secure Socket Layer”), incentrato sulla crittografia standard, a garanzia dell’autenticazione e delle interazioni coi siti di quelli che sono i migliori casino online legali e certificati da ADM.

La SSL, nel protocollo HTTPS, è dunque a prova di eventuale manipolazione dei dati trasmessi e protegge da intrusioni illegali. Vista però la crescente tendenza dei casinò digitali verso l’implementazione di app - native e web - e data la sempre maggiore fruizione degli stessi, tramite mobile, nonché l’integrazione di funzioni di chat (si pensi a quelle “live” con i croupier dal vivo) non è detto che l’E2E non possa approdare anche a questo tipo di intrattenimento online.

In questa direzione, passi in avanti sono stati fatti da Atari, noto produttore di giochi che, di recente, insieme a Decentral Games, è entrato nel campo dei “casinò crypto”, nei quali a farla da padrona è la crittografia "blockchain", in relazione alle transazioni per mezzo delle maggiori criptovalute. 

I videogiochi, del resto, in una crescente ottica di integrazione tra comparti, non sono esclusi dalle evoluzioni della crittografia, sempre a seconda delle tipologie di cifratura utilizzate.

A partire dalle console, come Nintendo Switch, che nell’estate 2021, con il modello 12.,1.0 ha introdotto un aggiornamento sulle chiavi di crittografia, fino ad arrivare a PlayStation, le cui regole, specialmente dopo gli ultimi tentativi di hackeraggio, sono ben espresse nel sito istituzionale: il consiglio di Sony, in questo caso, è quello dell'autenticazione “a due fattori”, come reso ufficialmente noto anche via social dalla nota azienda nipponica.

 

 

 

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