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Bryant Park, New York, giugno 2011. Seduto sul verde prato all’inglese (il prato è inglese anche se siamo a Manhattan?) un uomo legge un libro.
È assorto, scorre le pagine con velocità, le divora come io divoro il mio cheeseburger. Giunge all’ultima riga, quando io sono all’ultimo morso. Sospira, chiude il libro, si guarda intorno e si alza di scatto. Accartoccio i resti del mio panino – solo carta oleata, ça va sans dire – mi alzo e raggiungo il cestino dei rifiuti.
Lui è lì, i nostri sguardi s’incrociano per un istante. Siamo l’uno di fronte all’altra, ci divide solo il diametro del bidone. Sorride. No. È un ghigno, sa che sta per sconvolgermi. Eccolo, è l’istante che cambierà la mia visione delle cose; è l’istante in cui una verità scioccante sta per essermi rivelata. Contemporaneamente cadono nel buco nero della poubelle la mia carta oleata e… il suo libro – incredibile non fanno la differenziata a NY!
L’uomo si volta, va via e sparisce risucchiato dal traffico giallo della Avenue of the Americas.
Ora, lungi da me schierarmi tra gli apocalittici o gli integrati dell’editoria digitale, ma una confessione devo pur farla: io non avrei gettato via quel libro per nulla al mondo, nemmeno se si fosse trattato della più economica delle edizioni del più prescindibile testo mai scritto.
Ma la verità dell’essere e dell’avere mi era, ormai, stata rivelata.
In quel basket di Bryant Park erano finite, maleodoranti e unte, la mia cultura dell’avere (il libro, non il cheeseburger!) e la sua cultura dell’essere (lettore).
Quell’immagine rappresentava la risposta a un dato che continuava a ronzare nella mia testa: in Italia il comparto e-book pesa per lo 0,04% del mercato del libro, per un fatturato di 1,5 milioni di euro annui[1]. Troppo poco, penso. Siamo ancora maledettamente legati al libro cartaceo.
Bene, la cosa mi appassiona – ormai è diventata una sfida personale tra me e l’uomo di Bryant Park - e seguo le vicende del mercato, fino a scoprire che tra il 2010 e il 2012 le novità in e-book sono aumentate del 93,6% e gli e-book pubblicati sono aumentati del 36,6% solo nei primi 10 mesi del 2012[2].
Dati, numeri, statistiche e ancora dati. Ma la verità è una sola: gli italiani stanno familiarizzando lentamente con la lettura online, ma lo stanno comunque facendo. E il perché non è legato solo al retaggio culturale, ma anche al tipico scetticismo che caratterizzerebbe la fase di introduzione nel mercato di un qualsiasi nuovo prodotto.
Dunque i segnali positivi sono molti, nonostante resti ancora un certo gap tra il mercato italiano e i mercati internazionali, dove l’e-book conosce livelli di crescita esponenziali.
A questo proposito, consentitemi di chiudere con un interrogativo.
Ma, allora, perché il Daily chiude e l’HuffPost Italia decolla?
Vorrei chiederlo all’uomo di Bryant Park…(ghigno)
[1] AIE, Rapporto sullo stato dell’editoria 2011
[2] Varia adulti e ragazzi. Fonte AIE su dati e-kitab di IE 2012