
La produzione di robot pensati per soddisfare bisogni intimi delle persone non è cosa recente. Nel romanzo Eva Futura di Thomas Edison ad esempio si racconta di un automa tecnologico come moglie perfetta. Il primo robot sessula nella forma di bambola risale al 2010, nient'altro che una bambola parlante ma capace di proporsi come machina sessuale. Da anni la ricerca tecnologica sta lavorando alla creazione di robot umanoidi capaci di superare i limiti della macchina per essere percepiti e accettati come compagni, amici e amanti. La produzione di umanoidi è così avanzata da far prevedere agli analisti un mercato ricco e promettente. Secondo queste previsioni entro il 2050 la loro diffusione sarà tale da permettere, in teoria, a ognuno di fare esperienze sessuali con un Sex Robot. Già oggi aziende come True Companion e RealDoll hanno già sviluppato modelli di umanoidi realistici e, ancor più sorprendente, dotati di caratteristiche tali da ingannare o soddisfare diverse tipologie di bisogni.
L’evoluzione tecnologica in questo campo può favorire le fantasie di persone con difficoltà a vivere relazioni normali nella vita reale ma sta anche sollevando preoccupazioni e riflessioni critiche che sono alla base di alcune campagne e iniziative finalizzate a mettere in guardia contro i Robot Sessuali ma soprattutto a favorire maggiore conoscenza utile per una diversa consapevolezza sugli effetti collaterali di macchine sempre più intelligenti e capaci di sostituire gli esseri umani.
My mistress' eyes are nothing like the sun; Coral is far more red than her lips' red; If snow be white, why then her breasts are dun; If hairs be wires, black wires grow on her head. ... And yet, by heaven, I think my love as rare As any she belied with false compare.- Shakespeare
Uno degli effetti collaterali è ad esempio, secondo Kathleen Richardson ricercatrice in Etica della robotica presso la De Montfort University di Leicester (UK), l’aumento della disuguaglianza.
Il rapporto tra un robot per il sesso e il suo proprietario è simile alla relazione che lega una prostituta al suo cliente. Il primo e la seconda finiscono per diventare semplici oggetti sessuali, in contesti nei quali chi acquista o domina è solitamente un maschio e le vittime oggetto sono frequentemente donne e bambini.
Sono contesti che sugeriscono a chi produce i nuovi robot l’esistenza di un mercato reale e probabilmente molto profittevole, così come lo è quello della tratta delle prostitute o dei bambini in molti paesi del mondo, senza distinzione.
Non è un caso, sottolinea la ricercatrice, che i robot per il sesso attualmente sperimentati sono robot femminili presentati volutamente in modi tali da renderli desiderabili come oggetti da possedere, penetrare o torturare. Tutte azioni già praticate nella vita reale da quanti non riescono a vedere oltre la fisicità del corpo umano e a cogliere la ricchezza che ogni persona o soggetto ha in sé. La preoccupazione della ricercatrice non è di stampo moralista ma pienamente collocabile nel dibattito corrente sul ruolo che le tecnologie stanno assumendo nella vita delle persone. E’ un ruolo che obbliga a nuove e più profonde riflessioni sul significato di essere umano, sui bisogni che lo caratterizzano e sull’importanza di apprendere a essere umani dalla relazione con altri esseri umani. Rinunciare a questa riflessione significa ammettere fin d’ora che è possibile essere pienamente gratificati e soddisfatti da una macchina e dai servizi che essa è in grado di offrire. La campagna (Campaign against Sex Robots) della Richardson, lanciata in collaborazione della studiosa svedese Erik Brilling presso l'Università di Skövde, va oltre il sesso e guarda con la stessa apprensione anche alla introduzione di robot pensati per l’assistenza agli anziani o macchine cosiddette intelligenti pensate per la guerra.
La ricercatrice americana non è la sola a essere impegnata in iniziative e campagne pensate per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio disumanizzante delle tecnologie. Sharry Turkle ad esempio da anni contribuisce con i suoi studi e libri a far conoscere conseguenze e effetti collaterali di pratiche e comportamenti umani legati all’uso persistente di dispositivi e media tecnologici.
“Robot Sex will lead to mechanical overwarming ”
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Non tutti condividono le preoccupazioni. Nel mondo accademico i robit sessuali sono stati raccontati da molti come un altro esempio del progresso che le tecnologie sono in grado di regalarci. In alcuni testi è facile trovare Robot umanoidi pensati per sddisfare le fantasie e i bisogni sessuali come strumenti capaci di liberarci dalla prostituzione grazie alla scelta di pagare per una macchina. Il progresso di cui si parla non è più quello onirico legato alla realtà virtuale e derivante da caschi e guanti tecnologici capaci di permettere qualsiasi tipo di esperienza e sensazione ma quello più fisico e reale di prostitute robot (come ad esempio la bambola Roxxxy dotata di chip che la tenevano calda...), veri oggetti sessuali, personalilizzabili e programmabili in dono da soddisfare bisogni, desideri, sogni e perversioni varie.
Molte sono le aziende che stanno investendo sui Robot Sessuali motivando le loro attività come finalizzate a dare felicità a persone con problemi relazionali dovuti alla loro timidezza, disabilità mentale o fisica, a momenti di depressione o di solitudine o semplicemente perché anziani. Tutte motivazioni che ben si sposano con la percezione dell’esistenza di un mercato potenzialmente ricco e promettente che le nuove tecnologie, i nuovi materiali e le intelligenze artificiali oggi disponibili possono permettere di sperimentare e investigare.
Farsi una opinione al rigurado è possibile ma non obbligatorio. Nessuna campagna impedirà l'evoluzione tecnologica di robot, macchine intelligenti, intelligenze artificiali e umanoidi vari. Chi volesse riflettere sull'argomento può farlo visitando le pagine web allestite per la campagna contro i Robot Sessuali della Richardson o leggendo le molte pubblicazioni disposnibili in Rete. La maggiore conoscenza potrà aiutare la scelta dell'oggetto del desiderio o di aderire alla campagna. Nel frattempo si può rinviare l'acquisto al futuro ed evitare di regalare o regalarsi per Natale 2015 un Sexbot. In attesa di farlo il consiglio che molti darebbero ai potenziali acquirenti sarebbe di sperimentare prima le innumerevoli alternative esistenti.
Letture sul tema
- Wired: È sbagliato fare sesso con i robot?
- Campagna pubblica contro i Robot Sessuali
- Il Paper della Richardson
- Humans 2.0
- Robots, Love, and Sex
- The question we are not asking...