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Proposta per nativi e immigrati digitali: in vacanza staccare la spina!

Proposta per nativi e immigrati digitali: in vacanza staccare la spina!

05 Agosto 2014 Redazione SoloTablet
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Ogni generazione ha i suoi conflitti e affronta nuove sfide. Quella dei nativi digitali è una generazione che sperimenta un contesto caratterizzato dall’innovazione continua e determinata dalla evolzuione tecnologica. I cambiamenti sociali e culturali sono così profndi da rendere tutto molto più complicate. Soprattutto nei rapport intergenerazionali. Servirebbe un ramadan tecnologico!

Per comprendere il contesto rivoluzionario nel quale sono cresciute le nuove generazioni di nativi digitali è sufficiente analizzare il ruolo che ha assunto la comunicazione istantanea e multimediale e il costante accesso alla informazione. Questo contest è caratterizzato dall’offerta tecnologica, dall’uso che i membri delle nuove generazioni hanno fatto fin da piccoli dei prodotti tecnologici e dai comportamenti di genitori e adulti che lo hanno reso possibile.

Chi ha figli o nipoti di 10-12 anni sa quanto è stato complicato decidere se e quando permettere loro di accedere e usare tecnologie come uno smartphone o un tablet, un account Facebook, Snapchat o Twitter, un sistema di messaggistica come messenger, SMS o WhatsApp.

A evidenziare quanto complicate possa essere il dialogo interrelazionale tra generazioni sull’uso della tecnologia ci ha pensato Danah Boyd. Docente e ricercatrice di Harvard, che ha dedicato otto anni della sua vita a studiare il rapport delle nuove generazioni con la tecnologia. Otto anni di immersione nel mondo digitale dei ragazzi ha portato alla produzione di un rapporto dal titolo ‘It’s complicated. The social lives of networked teen’.

Il rapporto descrive un viaggio compiuto nei mondi virtuali frequentati dalle nuove generazioni che ha prodotto migliaia di interviste raccolte poi in un libro diventato in breve tempo un fenomeno editoriale perchè in grado di fornire a genitori e adulti informazioni utili a capire le generazioni dei native digitali.  Queste informazioni sono diventate essenziali soprattutto per I molti dubbi che gli adulti stanno affrontando quando devono decidere se e quando permettere ai ragazzi di entrare in contatto con la tecnologia con l’obiettivo di evitare sovra-esposizioni ritenute pericolose per la maturazione e la crescita dei ragazzi.

La scelta non facile che spetta agli adulti li porta spesso a scegliere di vivere in pace con i ragazzi concedendo loro I gadget tecnologici che richiedono e mantenendo un controllo lasco sul tempo che vi dedicano o l’uso che ne fanno.

In un mondo sempre collegato alla rete e interconnesso ognuno è chiamato a sviluppare una sua filosofia e a derivarne gli approcci conseguenti. Uno di questi approcci che potrebbe essere molto utile dovrebbe prevedere la sconnessione, il distacco dal mondo digitale o un suo utilizzo ‘lento’. Potrebbe essere una scelta utile a fare una ricarica e per sperimentare di nuovo tutto ciò che si perde rimanendo costantemente collegati e dedicati a qualche strumento tecnologico. Così come si mette in carica lo smartphone si potrebbe mettere in carica sè stessi collegandosi a fonti di energia alternative, ecologiche, umane.

Questa filosofia-scelta potrebbe fornire anche alcune risposte agli interrogativi emersi dalla ricerca di Danah Boyd. Una scoperta da lei fatta è che i teenager di oggi frequentano assiduamente i social network per socializzare perché non dispongono di spazi fisici o momenti sociali adeguati a farlo. Sono diminuite anche le loro ore di tempo libero, sono più impegnati con la scuola e lo studio, devono sottostare a maggiori regole. Sono sparite o diminuite la passeggiate al parco, è calata la frequentazione di cinematografi e teatri ma anche dei centri commerciali. Tutto viene fatto online, dalla conversazione, al selfie per foto istantanee, alla relazione.

I comportamenti delle nuove generazioni, quelle che i loro padri hanno dotato di potentissimi strumenti tecnologici, non sono compresi dagli adulti che reinterpretano tutto in base alle loro fobie, paure, dubbi di sbagliare e che continuano a confrontare una visione idilliaca della loro infanzia e giovinezza con quella dei loro ragazzi.

La prima realtà di cui gli adulti dovrebbero prendere coscienza è che all’interno della generazione dei nativi digitali non tutti sono uguali. Le attitudini e il modo di rapportarsi alla rete sono diversi e dipendono molto sia da grande ignoranza sugli strumenti utilizzati (Google è neutrale! Wikipedia non serve perché non sai chi ci scrive!) sia da coloro che percepiscono l’importanza della privacy e che sperimentano con attenzione il mondo sociale e relazionale online consci che il pericolo è sempre dietro l’angolo e può venire dagli adulti ma anche dai coetanei.

A questi ragazzi immersi nella tecnologia eppure alla ricerca di qualcosa di diverso spesso i genitori non prestano attenzione perché loro stessi persi nell’interazione con il loro smartphone o tablet e incapaci di staccarsene.

Ecco che allora la scelta di praticare una sorta di ramadan tecnologico potrebbe essere la soluzione ideale, ma dovrebbe riguardare e coinvolgere tutti, genitori e adulti compresi.

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