
La tecnologia più innovativa e potente non è sufficiente a determinare una rivoluzione. Contano molto di più la sostenibilità economica del modello sottostante e la capacità delle nuove tecnologie a garantire i fatturati attuali. E’ indubbio però che le mosse di Apple con la sua Apple TV indiche la volontà a dare forma a un nuovo modello di business e di puntare a forme alternative di consumo televisivo.
Il nuovo modello non è destinato a mettere in crisi i produttori di contenuti televisivi ma a cambiare il modo con cui essi verranno consumati. I produttori stanno già facendo affari d’oro come piattaforme come Netflix, Amzon e Hulu (di proprietà di NBC Universal, Disney ABC e Fox) e a incassare grandi quantità di denaro dagli introiti delle licenze che realtà come Netflix devono pagare per offrire il loro servizio di contenuti.
Circondati da troppi schermi non sappiamo più guardarci dentro
I servizi in streaming rappresentano per i produttori nuove opportunità, in particolare per la possibilità di raggiungere un mercato molto più ampio che sarebbe irraggiungibile attraverso canali tradizionali. Non è un mistero che le nuove generazioni guardino meno la televisione e spendano la maggior parte del loro tempo incollati agli schermi dei loro cellulari. Non lo è neppure il fatto che il consumo dei contenuti passa attraverso l’uso di APP, delle loro funzionalità e interfacce, ad esempio come Siri e Google Now o Cortana.
Nel futuro della Apple TV probabilmente c’è un servizio in streaming come quello di Netflix, completamente integrato e sostenuto da una interfaccia Siri sempre più intelligente e capace di esaudire le richieste dell’utente e di farlo in un modo che la televisione tradizionale non può fare.
E’ facile prevedere l’ingresso di Apple nel mercato dei servizi televisivi in streaming così come il rimpicciolimento continuo degli schermi usati per consumarne i contenuti. In pochi anni lo schermo della TV è destinato a restringersi e a diventare sempre più mobile e tascabile, come lo è già oggi quello dello smartphone. Nessuna sorpresa visto che il dispositivo mobile è diventato il compagno quotidiano fedele e lo strumento preferito per interagire con contatti e conoscenti, per postare contenuti e navigare la rete o ascoltare musica.
Il consumo di contenuti video e televisivi su smartphone è in costante aumento e rischia di trasformare il televisore casalingo come un semplice secondo video o estensione dello smartphone e del tablet. Attraverso lo smartphone passa già oggi il 60% dei contenuti in streaming e grazie all’uso di una APP. Non è un caso che canali come Youtube stiano puntando su nuove modalità di servizio e di utilizzo. Ad esempio i video diventano più lunghi e in alcuni, creati con la versione a pagamento, sono senza pubblicità.
Le indagini condotte sul mercato non suggeriscono la sparizione della TV tradizionale ma sono tutte concordi nell’evidenziare il suo declino e la costante crescita (+71% nel 2012) dello schermo piccolo dei dispositivi mobili. Il cambiamento non sta avvenendo dappertutto con la stessa rapidità. In paesi come gli Stati Uniti il processo è accelerato e il passaggio dalla TV tradizionale a nuove modalità di consumo digitale è dato per scontato. Nn a caso sia Apple che Google stanno investendo sulle loro soluzioni Mobile con l’intento di colonizzare lo schermo della televisione attuale.
La diffusione dello smartphone nel mondo (+2 miliardi) lo rende il canale preferenziale e perfetto per quanti vogliano raggiungere con i loro messaggi, anche promozionali (cambia la pubblicità), milioni di persone abituate a spendere ore (3/4 al giorno in media) della loro giornata a interagire con il loro dispositivo ma soprattutto a farlo attraverso l’uso di una APP.
In una realtà nella quale tutti sono circondati dagli schermi, nessuno sembra essere intenzionato al loro spegnimento. Cambiano solo le gerarchie e le priorità. In questo cambio a essere penalizzato sembra essere il grande schermo della televisione. Al suo posto sembrano sostituirsi i numerosi piccoli schermi di smartphone, phablet e tablet. Quanto tempo sarà necessario per questo passaggio non è facile da prevedere. Il passaggio comunque ci sarà, salvo nuove innovazioni tecnologiche o cambiamenti radicali nei modelli tradizionali di erogazione del servizio televisivo e nei suoi canali.