
Articolo di Loris Bellan
Ma la storia comincia molti anni prima della lettura di quel libro, e precisamente quando entrai in possesso di un telefono cellulare, il T39m. Credo sia ricordato come ottimo modello, ma io vorrei ricordarlo anche per qualcos'altro. A quell'epoca, i telefoni erano lontani parsec dalle attuali tecnologie, eppure il piccolo T39m, possedeva il riconoscimento vocale. Poteva memorizzare una ventina di contatti, ed attraverso un comodo swich, chiamare istantaneamente la persona desiderata, senza premere un solo tasto e tutto offline. Il trucco? Come poteva così povero di risorse hardware prodigarsi in simili acrobazie semantiche? Non poteva, ma questo phone riusciva a memorizzare la voce, associarla ad un'istruzione, e in caso di comando vocale sovrapporre l'onda pronunciata con quella campionata per il contatto selezionato. Una vera comodità in situazioni dove non è possibile la ricerca tra le voci del menù.
Sono circa passati 15 anni, ormai il T39m è reperto enciclopedico, e la sua popolarità sommersa sotto telefoni sempre più attuali. Attualità che ha portato montagne di applicazioni per tablet e smartphone, meno una. Quella di un primitivo controllo vocale, offline. Possibile che nessuno l'abbia sviluppata? Magari più ricca di operazioni, e non soltanto per inoltrare chiamate. Certo, in caso di voce alterata, le due onde potrebbero non corrispondere! Ma ricordo che allora, col T39m, le provabilità di errore erano bassissime. Non sempre la rete è disponibile o non tutti l'hanno, ed i complicati, seppur quasi intelligenti, controlli vocali moderni restano inermi senza campo.
Perchè privarsi di una comodità in più? Quella dell'efficacia d'un programma che di remoto ha solo il tempo.