
L’evoluzione del telefono mobile è passata da dispositivi grandi, scomodi e pesanti a dispositivi mignon, a conchiglia, leggeri, confortevoli da maneggiare e riporre. L’arrico dell’iPhone ha cambiato verso a questa evoluzione e oggi assistiamo ad un continuo allargamento dello schermo dello smartphone con il conseguente cambiamento del fattore di forma dei nuovi dispositivi. Si chiamano phablet perché sono ritenuti una via di mezzo tra smartphone e tablet e perché offrono tutti (quasi) i vantaggi del tablet e i benefici (tutti) dello smartphone.
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C’è però un prezzo da pagare, legato alla dimensione crescente di questi nuovi dispositivi che li ha resi più scomodi, pesanti e difficilmente riponibili o ospitabili in tasche e taschini ormai sempre più ridotti perché così vuole la moda del momento o impone lo stile di vita adottato. La dimensione dello schermo giustifica forse la scelta del phablet ma non è sufficiente a spiegare per quale motivo un consumatore-utente debba addossarsi una fatica maggiore nella gestione di un dispositivo che è ormai diventato una estensione vitale del suo corpo fisico e cognitivo.
Il rilascio dell’iPhone 6 e del Galaxy 6 è indicativo di una tendenza in atto che non sembra interrompibile. La crescita dello smartphone verso il phablet sembra sconfessare molte delle narrazioni fatte sulla comodità, mobilità e usabilità dello smartphone. Tutti coloro che hanno visto un sud-coreano (nessun stereotipo ma i phablet hanno maggiore diffusione nei paesi asiatici) parlare al telefono con un Samsung da sette pollici sanno quanto faticoso possa essere conversare a lungo con un oggetto che è poco maneggevole da un punto di vista ergonomico e può procurare crampi alle dita.
La tendenza all’uso di phablet sembra confermata e consolidarsi sempre più. Confermata è anche la tendenza masochista del consumatore a negare l’ovvio (la comodità dello smartphone) per giustificare un uso indotto dal marketing e dalle narrazioni online. La via di fuga è semplice, basta ritornare al telefono cellulare tradizionale o allo smartphone in formato nano. Peccato che i punti vendita sembrino sempre più interessati a esporre e promuovere phablet invece di smartphone. Forse perché più costosi, maggiormente sostenuti dal marketing dei produttori e perché più profittevoli.
In assenza di alternative possibili si può sempre ricorrere alla soluzione creata da alcuni furbi produttori di accessori che hanno introdotto anelli di metallo o plastica che possono essere incollati sul retro del phablet facilitandone la presa, l’utilizzo e la meneggevolezza.
Questi accessori sono disponibili negli store online. Per eliminare la fatica del phablet si può provarlo per credere o semplicemente si può decidere di tornare allo smartphone.