
Si parla di Esodo, con una valenza semantica e numerica. I dati raccolti da Pew, sembrano confermarne la realtà e le dimensioni. E’ una semplice indagine, una delle tante condotte per verificare lo stato di salute delle piattaforme di social networking, che ha prodotto risultati sorprendenti e che suggeriscono una riflessione più ampia. Non semplicemente collegata allo scandalo Cambridge Analytica che ha interessato Facebook e il suo social network.
Cresce il burnout postpandemico
L’indagine non ha preso in considerazione le altre piattaforme Facebook (Instagram, WhatsApp e Messenger), ha coinvolto 3400 persone rilevando che il 44% dei giovani con un’età tra i 18 e i 29 anni, nel corso del 2018, ha cancellato l’APP di Facebook dai loro smartphone (alcuni pentiti potrebbero poi averla reinstallata!). Sul campione complessivo, la cancellazione è stata eseguita dal 26% degli intervistati mentre il 42% ha dichiarato di essersi preso una pausa lunga, lontano dal social network. Il 54% ha dichiarato di essere intervenuto per verificare i criteri definiti per la Privacy e apportare le opportune modifiche finalizzate a una maggiore riservatezza e protezione.
I risultati suonano un allarme significativo per Facebook anche se non intaccano probabilmente i numeri complessivi, in termini di crescita a livello globale e guadagni. Indicano però un cambiamento in atto nel comportamento degli utenti che si traduce in maggiore attenzione prestata alla privacy e sicurezza dei dati e delle informazioni personali e in un minore utilizzo della piattaforma.
A nulla sembrano servire gli sforzi fatti e quelli in essere che Facebook sta compiendo per cercare di recuperare la reputazione perduta con lo scandalo legato all’abuso del social network perpetrato ai danni degli elettori americani durante la campagna elettorale del 2016 e che ha coinvolto Cambridge Analytica.
Gli scandali e gli abbandoni stanno incidendo anche sui risultati finanziari. In Borsa a luglio Facebook ha perso più del 20% in un solo giorno dopo la comunicazione di un rallentamento di fatturato e utili e la situazione non è migliorata nei mesi successivi e nonostante gli investimenti fatti per combattere l’uso della piattaforma a scopi di misinformazione.
A marzo 2018, un’indagine simile aveva rilevato che il 34% dei giovani della Generazione Zeta (nati tra la metà degli anni 90’ e i primi anni 2000) ha deciso di lasciare in modo permanente i social network e il 64% di essersi presi un pausa nel loro utilizzo. La maggioranza del campione intervistato ha evidenziato i benefici e i vantaggi dei social network ma anche i loro effetti negativi in termini di ansia e depressione (41%), relazionali (22%), autostima (29%). Le motivazioni addotte all’abbandono sono da ricercarsi nel troppo tempo passato online (41%), dai contenuti negativi in circolazione (35%), dai timori per la privacy e la riservatezza dei propri dati (22%), il non frequente uso che ne viene fatto(31%), l’eccessiva pubblicità (18%) e lo stare male (17%).
I dati riferiti a Facebook non a caso sono rilevati coinvolgendo la Generazione Zeta, una generazione di utenti tecnologici considerati competenti nell’uso dei media. Il loro sentimento nei confronti dei media è sintomatico di un cambio nel comportamento online che potrebbe estendersi da Facebook anche ad altre tipologie di media sociali.