
La tecnologia è sempre servita nella sua evoluzione a rendere la vita delle persone più facile. Oggi questa sua destinazione di scopo è diventato un mantra che nasconde in realtà qualche trappola e comporta alcuni costi economici da tutti accettati come se facessero parte delle cose naturali della vita tecnologica odierna.
Quando si osserva l’uso ossessivo e persistente che le nuove generazioni fanno del loro dispositivo ci si chiede quanto siano consapevoli dei costi ad esso associato e di quanto siano diventate semplici target consumeristici di garndi marche e aziende della grande distribuzione. Il social network aiuta a socializzare ma è sempre più veicolo potente di messaggi promozionali e subliminali finalizzati a promuovere prodotti e soluzioni e a suggerire accompagnandoli nuovi processi decisionali di acquisto. Alla fine del percorso il social networker felice della socialità sperimentata si ritrova ad avere acquistato un prodotto non necessario e a elencare nel conto delle uscite una spesa imprevista da sommare alle molte altre che seguiranno.
L’innovazione sociale dei media della rete e delle sue applicazioni è in realtà una contesa aperta e competitiva tra grandi marche per conquistarsi l’attenzione, la volontà di spesa, la fedeltà di social netwroker trattati come semplici consumatori e profili inanimati ricchi di utili informazioni marketing e commerciali quali appartenenza generazionale, di classe e di reddito, stili di vita e abitudini, propensioni e comportamenti all’acquisto, amicizie e soprattutto disponibilità di budget. La contesa non mira necessariamente a vendere prodotti ma è spesso collegata alla proposizione di servizi continui e duraturi per i quali viene richiesto un abbonamento o una sottoscrizione.
Il tutto avviene in un contesto nel quale dire di NO sembra essere diventato impossibile, ritenuto quasi stupido e soprattutto ritenuto non conveniente. Forse non ha molto senso scaricare decine di APP al costo di 1.99 euro se poi non le si usano e diventano tante icone zombie che popolano i nostri dispositivi mobili. Ma perché non farlo se tutto è alla portata di un semplice click, se la carta di credito è già nota e agganciata ai sistemi di pagamento dei produttori e se tutti, o quasi tutti, fanno la stessa cosa? La sorpresa finale che si presenterà sotto forma di estratto conto online potrà sempre essere giustificata con auto-spiegazioni capaci di fugare ogni tristezza o preoccupazione. Ci si riprometterà di terminare alcune sottoscrizioni, di scaricare meno APP, di fare minori acquisti e poi, con un semplice click, si riprenderà a fare ciò che si era fatto prima, in attesa del prossimo estratto conto che regalerà altre sorprese e perdite di denaro.
Vietato anche attivarsi con soluzioni drastiche di abbandono. Essendo i nostri profili online un semplice cambio di abitudini scatenerà robot e emailifici vari che segnaleranno sulle nostre pagine del muro delle facce o con semplici cinguettii e messaggi illustrati WhatsApp offerte scontate di nuovi gadget tecnologici e applicazioni ma anche di prodotti farmaceutici e di largo consumo e perché no anche di dentifrici, carta igienica e cure specializzate per emorroidi e verruche. Continueranno la loro attività promozionale finchè battuti dalla insistenza e dalla creatività dei messaggi e delle proposte non ricominciamo a fare nuovi acquisti. L’unica alternativa di difesa totale vera esiste e comporta la cancellazione degli account Facebook, Twitter, Foogle Plus, WhatsApp ecc. ma questo sembra sinceramente troppo…..
Chi cercasse spiegazioni e riflessioni approfondite sul tema, non ne troverebbe molte, tanto siamo tutti intrappolati nelle nuove tecnologie della comunicazione e nei media sociali tecnologici che ci hanno convinti che le relazioni digitali online siano più importanti di quelle nella vita reale. Queste relazioni in realtà sono veicoli potenti e virali di passaparola consumeristici che non generano benefici reali ma assottigliano, realmente, portafogli e conti correnti. Non è un caso che su queste reti di relazioni gli investimenti siano sempre più elevati e che nulla viene lasciato intentato nell’azione mirata a far spendere sempre qualche dollaro in più. Uno qui, uno là, due per una APP e tre per un ebook e siamo già a sette euro che graveranno sul bilancio mensile finale. E meno male che la tecnologia e Internet in particolare dovrebbere essere il paradiso delle libertà, dell’autodeterminazione e del libero arbitrio e del potere decisionale di ognuno finalizzato alla propria felicità, senza alcun disastro economico incombente.
A proposito di caverne e centri commerciali...da Platone alla Cina.
Fuggire sarà sempre più complicato e difficile. Le grandi marche tecnologiche (Google, Amazon, Apple, Facebook, ecc.) si stanno coalizzando con la grande distribuzione e i produttori dei marchi più conosciuti per rincorrerci in ogni luogo (i vantaggi della mobilità e della tracciabilità) con nuove allettanti proposte e servizi capaci di trasformare bisogni impliciti o inesistenti in bisogni espliciti e urgenti. Se non prenderemo decisioni drastiche e rapide il rischio è di finire intrappolati in celle dalle quali neppure il Conte di Montecristo riuscirebbe ad evadere. A quel punto saremo tutti social networker felici ma solo un po’ più poveri e con le case intasate di beni di consumo di cui abbiamo scoperto presto l’inutilità.
Chi ritiene di non avere la forza o la volontà per staccare la spina può ricorrere agli amici perché aiutino a farlo. Ciò che conta è di non inoltrare la richiesta di aiuto tramite un cinguettio o Facebook. Potrebbe arrivare la proposta di un assistente personale che interviene per strappare di mano lo smartphone già attivato per la nuova transazione.
Il servizio dell’assistente personale sarebbe naturalmente a pagamento, una tantum o sotto forma di sottoscrizione, anche a tempo, a progetto, pagato a voucher, ecc…
PS: Spunto tratto da articoli di Techpinions