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Spegnere gli schermi per rigenerare la mente

Spegnere gli schermi per rigenerare la mente

18 Giugno 2015 Redazione SoloTablet
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L’idea potrebbe essere proposta ai nativi digitali ma vale anche per gli immigrati digitali, cresciuti per anni in compagnia del grande schermo televisivo. Potrebbe servire a verificare se è vero che l’eccessiva esposizione riduce la capacità di concentrazione e distrae l’attenzione. Aiuterebbe a individuare gli effetti imediati e a prefigurare quelli futuri.

Il tema è all’ordine del giorno e oggetto di ricerche e studi tesi a dimostrare che il troppo tempo passato davanti a uno schermo di computer stia modificando il cervello delle nuove generazioni e i loro processi cognitivi. A oggi nessuna ricerca ha provato in modo definito questa ipotesi, forse perché è ancora troppo presto per riuscire a misurare cambiamenti che, se avverranno, emergeranno in tempi medio-lunghi.

Il fatto che sociologi, psicologi e neurologi siano interessati al tema dell’eccessiva esposizione agli schermi deriva dalla osservazione di quanto sia cambiato il rapporto che lega le nuove generazioni ai dispositivi tecnologici. E’ un rapporto da cui derivano comportamenti, abitudini, preferenze che stanno cambiando il modo di pensare e di percepire la realtà ma anche il modo di leggere e scrivere, di apprendere e di comunicare.

Il problema non sembra essere legato alla dimensione dello schermo o alla televisione ma al fatto che disponiamo di una infinità di schermi e che li usiamo costantemente durante l’arco dell’intera giornata. Le generazioni dei Baby Boomers e X sono cresciute con lo schermo della televisione, optando per display sempre più grandi e adattandosi alle novità tecnologiche. Il grande schermo televisivo è stato sostituito o affiancato dalla presenza di infiniti schermi che stanno giocando un ruolo fondamentale nello sviluppo delle nuove generazioni, esposte fin dalla più tenera età a schermi tecnologici con i quali comunicano e interagiscono. Questi schermi hanno sostituito gli specchi dentro i quali ci si impara a riconoscersi e a identificarsi come persona e come essere umano. A differenza dello specchio, sempre muto e relegato in spazi precisi della casa, lo schermo è sempre acceso e sempre attivo, continua a comunicare e a catturare l’attenzione e, in definitiva, a formare la mente di chi ci si specchia.

A oggi non esistono prove certe che gli schermi tecnologici stiano cambiando la cognizione delle nuove generazioni, Chi lo sostiene o è un tecnofobo o uno scommettitore che punta sugli effetti della tecnologia sul lungo termine. Al momento le uniche certezze di verità scientifica sono legate all’impatto che le nuove superfici visive hanno nel breve termine nell’operatività di ogni giorno. Un impatto che si può verificare a scuola nei comportamenti e nel calo di attenzione dei ragazzi ma anche a casa dopo ore passate a navigare il web o a giocare con la playstation o il tablet.

Difficile provare che le nuove abitudini abbiano cambiato la testa delle nuove generazioni ma è evidente a tutti, insegnanti, genitori e psicologi, che le superfici riflettenti e lucide degli schermi hanno una elevata capacità attrattiva verso ragazzi che in quelle superfici si riconoscono perché i loro occhi vi sono attratti in continuazione e perché le loro dita non riescono a staccarsi da tastiere sempre più piccole ma efficienti e indispensabili, per comunicare e stare connessi con il mondo.

La proliferazione degli schermi induce alla superficialità e impedisce la profondità. La superficialità è quella degli schermi di smartphone e tablet ma anche quella dei monitor che ci inseguono ormai in ogni luogo. Negli aeroporti ci indicano quali siano i voli in partenza o in arrivo, sull’auto ci danno utili informazione per la guida, nella forma di gadget tecnologici indossabili ci danno informazioni in tempo reale sul nostro stato di salute cardiaco e nei centri commerciali, nella forma di totem digitali, ci suggeriscono percorsi preferenziali per fare gli acquisti e vivere le nostre esperienze utente in modo gratificanti. 

Nonostante la percezione diffusa degli effetti immediati degli schermi sui nostri comportamenti, nelle scuole abbiamo introdotto LIM, tablet e altri schermi perché offrono nuove opzioni e opportunità sia didattiche che di apprendimento e formazione. Le opzioni nascono dalle caratteristiche tattili e multisensoriali dei display dei nuovi strumenti tecnologici che aiutano a sviluppare nuovi processi cognitivi legati alla immediatezza del pensiero che nasce dal tatto e che trasforma le sensazioni, le percezioni e le rappresentazioni della realtà. Il display magnetico e emozionale di un iPad o di un tablet può aiutare la percezione spazio-temporale di un ragazzo o ragazza e velocizzare l’elaborazione del pensiero, allenando la mente al multitasking e a gestire processi decisionali senza errori e a fare delle scelte. Lo schermo tecnologico induce il ragazzo a pensare che tutto sia interessante e li porta a prestare più attenzione alle realtà virtuali che alla realtà della realtà nella quale sono comunque immersi. Ne deriva una disaffezione al mondo esterno e una crescente disattenzione, entrambe determinate dalla preferenza verso esperienze sensoriali percepite come eccitanti perché capaci di creare nuove inter-connessioni e contatti comunicando e vivendo nuove esperienze di senso. Il con-tatto tattile con la superficie di uno schermo ci permette di toccare sentendo fisicamente e di pensare al tempo stesso, non solo razionalmente ma anche emozionalmente.

Quanto tutto questo stia incidendo sul cervello dei ragazzi e come lo stia facendo sono due ambiti di studio che interessano sempre più psicologie e neurologi ma anche gli insegnanti, i primi ad essere testimoni degli effetti immediati delle nuove tecnologie sui ragazzi. Questi effetti si manifestano oggi in un calo di attenzione in classe, nell’emergere di comportamenti apatici e annoiati e nella dipendenza da schermo.

In attesa che gli effetti di lungo termine si manifestino, non rimane che sperimentare nuove azioni ora, ad esempio lo spegnimento temporaneo degli schermi e un uso limitato dei dispositivi tecnologici durante l’arco della giornata. La scelta di spegnere gli schermi è solo una tra quelle possibili. Rimane sempre la possibilità di lasciare completa libertà d’uso e di accesso agli schermi ma agire in modo da suggerirne un utilizzo critico, intelligente e consapevole. Nel caso in cui le tecnologie e le superfici degli schermi avessero realmente effetti sul cervello e la testa dei ragazzi questa scelta potrebbe incidere nel dare forma a una testa ben fatta e a un cervello capace di sfruttare in modo intelligente la potenza e le opportunità offerte dalla tecnologia e dai nuovi contesti umani che, insieme a noi, ha contribuito a determinare.

 

 

 

 

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