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Surplus cognitivo da uso di dispositivi tecnologici

Surplus cognitivo da uso di dispositivi tecnologici

23 Settembre 2015 Redazione SoloTablet
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Farsi strada nel sovraccarico di informazioni o staccare la spina non è semplice, soprattutto se si è abituati da anni ad essere sempre connessi e aggiornati. Non farlo significa alimentare il surplus cognitivo e impedirsi di guardare al mondo con occhi liberati dalla tecnologia e riposati. Per farlo bisognerebbe però rinunciare a gesti e abitudini che negli anni hanno finito per dare forma e piacevolezza alla vita di ogni giorno.

Solitamente si comincia al mattino appena svegli con un controllo veloce dello snartphone per verificare l’arrivo di eventuali messaggi SMS, WhatsApp o email. L’occhio offuscato è sufficiente a scorrere le icone colorate del display e a determinare quanto urgente possa essere fornire una rapida risposta o, al contrario, soprassedere. Facile immaginare che tutti i messaggi riceveranno una risposta, un modo per facilitare il risveglio di amici e conoscenti e l’esercizio mattutino dei loro occhi, anch’essi sicuramente offuscati. Probabilmente al mattino non si clicca su link o URL ricevuti ma, se lo si fa, la navigazione comincia rubandosi il tempo e il piacere della colazione.

Se si dispone di un tablet il tavolo da cucina attrezzato per una sostanziosa colazione offre lo spazio perfetto per rapide consultazioni della Rete che permettono di essere aggiornati sulle grandi notizie politiche italiane, sui migranti che sembrano moltiplicarsi ogni giorno e in ogni luogo e sul papa comunista che ha deciso di spiegare le pratiche sociali del cristianesimo ai cattivi capitalisti americani. Si comincia con la Repubblica e il Corriere, sempre molto simili ma con alcune differenze che servono a rallentare la colazione, per poi divertirsi con giornali schierati per definizione come la Pravda di Renzi o i giornali del cavaliere. Se resta tempo rimane pur sempre Il fatto quotidiano e per i nostalgici sessantottini il Manifesto. La lettura mattiniera dei giornali italiani contribuisce non poco al surplus cognitivo ma forse ancor più all’umore con cui si affronterà la giornata.

Appena arrivato al lavoro o preso possesso della propria scrivania, il laptop o tablet-Pc viene usato per lavorare ma anche per visitare altri siti di interesse, seguire link e percorsi suggeriti da messaggi o navigazioni ma soprattutto per verificare aggiornamenti e cambi di stato di contatti, conoscenti e amici che frequentano reti sociali, comunità e gruppi nei numerosi spazi sociali che si frequentano. Linkedin, Facebook e Google Plus diventano semplici finestre a cui dedicare attenzione di tanto in tanto per seguire aggiornamenti vari, notizie importanti e altri memi ridicoli e insignificanti. Cinguettando  ci si tiene in contatto con amici e si seguono argomenti che interessano di giornalismo, media, politica, tecnologia e letteratura.

La casella di posta elettronica non serve solo a comunicare e a interagire per lavoro o per piacere. In essa arrivano decine di messaggi di newsletter sottoscritte o semplicemente inviate a indirizzi email trovati o rubati nei numerosi Big Data che caratterizzano ormai il mondo della Rete e del Cloud. Scartato lo spam e individuate le potenziali email malevole, tanto per contribuire al surplus cognitivo, si scorrono le informazioni contenute nelle newsletter e ci si lascia catturare dalla capacità attrattiva di titoli, parole e concetti che invitano al click e alla navigazione online.

Terminata la giornata di lavoro e dopo cena tutti i dispositivi tecnologici diventano strumenti ideali per divertimenti e intrattenimenti vari. Si gioca con lo smartphone, si guadano video sul tablet e programmi televisivi sul grande schermo HD del televisore sfruttando i vari canali media di Apple e Amazon, in attesa che arrivi anche Netflix, in Italia a partire da ottobre. Qualcuno, pochi sicuramente, in alternativa al gioco e alla serie televisiva di turno, decide di leggere un libro, naturalmente in formato e-book che con i suoi link favorirà immaginazione ma soprattutto nuova navigazione e vita virtuale online.

In questa narrazione sono stati evitati riferimenti a videogiochi e selfie, a creazione e produzione di contenuti e narrazioni, a video YouTube e chat via skype, a giochi online multi-utente e molto altro, a talk show e spettacoli cinematografici vari. La normale attività di interazione con i numerosi dispositivi in possesso è più che sufficiente per generare quello che Clay Shirky ha chiamato surplus cognitivo, un effetto del tempo crescente prestato alla interazione tecnologica, rubato al tempo libero e ad altre attività umane come la relazione sociale, altrettanto interessanti e forse meno stressanti cognitivamente ed emotivamente. E’ un surplus non necessariamente negativo, prevede la interazione sociale online, non è passivo come quello vissuto dalle generazioni precedenti con la televisione e può servire a mettere in gioco i talenti e le consocenze personali, ad esempio attraverso la produzione e condivisione di contenuti, idee e progetti. E’ un surplus che condiziona, in negativo e positivo, la nostra vita reale e quelle virtuali, vite che ormai sono diventate inseparabili facendo svanire i confini del cybersapzio come lo conoscevamo prima dei social network, dei dispositivi mobili e delle tecnologie indossate.

Il surplus cognitivo dovrebbe servirci anche per fare nuove scelte e decidere, ad esempio, di cambiare abitudini trovando nuove risposte alle motivazioni intrinseche e estrinseche che spingono a usare gli strumenti tecnologici come si fa oggi. Magari puntando a creare piuttosto che semplicemente consumare, a selezionare invece di abbeverarsi a qualsiasi cosa arrivi in forma di messaggio, link o email, a sperimentare una partecipazione reale al posto di quella superficiale e virtuale di molti spazi pubblici della Rete.

Dotarsi di mille dispositivi può essere utile ma saperli usare con intelligenza per aumentare la quantità e la qualità di conoscenza posseduta può contribuire al cambiamento, anche di quei comportamenti che oggi creano assuefazione, dipendenza e inseparabilità dai dispositivi tecnologici e dalle loro molteplici magie. Per praticare il cambiamento è necessario fare quello che gli umani sanno fare da sempre, sperimentare nuove vie, provare e riprovare, fino a quando si trovi il giusto equilibrio, di uso dei dispositivi e di surplus informativo e cognitivo. Alcune sperimentazioni saranno determinanti nel creare nuove opportunità e aiutare a fare luce nel mondo ricco ma anche molto caotico e imprevedibile della tecnologia.

 

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