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Tecnologia: temerla o esaltarne le opportunità?

Tecnologia: temerla o esaltarne le opportunità?

14 Dicembre 2015 Redazione SoloTablet
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La tecnologia evolve e cambia il mondo. Evolve anche il genere umano, cambiano le interazioni e le aspettative sociali degli esseri umani. Interrogarsi sugli effetti della tecnologia non è solo necessario ma utile a farsi largo tra le numerose opinioni negative che indicano nella tecnologia la fonte di quasi tutti i mali della modernità. Una sana riflessione è il solo modo per elaborare pensiero critico e sensato e di far maturare nuove forme di consapevolezza sulle molteplici opportunità della tecnologia.

Interrogarsi sulle difficoltà e le opportunità che nascono dall’interazione con la tecnologia non significa porsi facili domande ma interrogativi esistenziali e fondamentali per il futuro prossimo e lontano del genere umano. Il futuro non è prevedibile ma è certamente influenzato dal passato, dal quale eredita conoscenze, comportamenti, forme mentali, concetti e valori. Un futuro fatto di macchine intelligenti che hanno preso il sopravvento sul genere umano non è prevedibile, neppure augurabile perché il futuro non è mai monocromatico ma sempre pieno di contraddizioni così come lo è il presente, destinato come passato a dare forma al futuro in divenire.

A prevalere è oggi la paura del potere della tecnologia, una tecnoscienza che non ha più alcun timore a mostrare la sua bramosia di potere in ogni ambito di vita individuale, sociale e lavorativa. E’ una paura certamente motivata dai numerosi inganni delle nuove tecnologie dell’informazione e dal loro essere piegate a interessi sempre più commerciali ed economici. E’ un timore che deriva da un’errata concezione e interpretazione della parola tecnologia e che non valorizza la componente pratica, del saper fare come direbbe il genetista Boncinelli.

All’origine di molte opinioni negative sulla tecnologia c’è la paura del cambiamento, il timore a lasciare le strade conosciute per quelle ignote, a inoltrarsi nel caos del disordine lasciandosi alle spalle l’ordine dettato da regole, abitudini e consuetudini comportamentali che garantiscono lo status quo e sembrano allontanare qualsiasi mutamento ‘disruptive’ perché radicale e/o rivoluzionario nelle sue potenziali conseguenze. Questa paura diffusa mal si accorda con l’evoluzione della tecnologia e della scienza che da sempre  sono state capaci di mutare in profondità società e civiltà. Non da ieri ma fin da quando l’essere umano nella sua evoluzione ha inventato il linguaggio, le selci affilate per cacciare, le pitture murali nelle caverne paleolitiche, il fuoco, la ruota, l’agricoltura, la scrittura e le numerose altre tecnologie che sono seguite. Tutte queste rivoluzioni hanno prodotto grandi cambiamenti ma mai hanno impedito al genere umano di adattarsi e continuare a evolvere. La situazione attuale è certamente molto diversa da quella di secoli fa. Il potere della tecnologia si è fortemente accresciuto, è diventato pervasivo ma nulla lascia intravedere un suo ruolo tendenzialmente negativo sull’evoluzione umana. I prodotti tecnologici odierni, esattamente come i manufatti del passato, non sono altro che strumenti da noi costruiti e utilizzati per raggiungere scopi pratici specifici.

 

Una narrazione unidirezionale che guarda alla tecnologia come potenziale terminator è troppo limitata per spiegare la complessità della realtà umana nella sua evoluzione biologica, simbolica e tecnologica. La complessità emerge anche dal semplice dilemma sulla capacità della tecnologia di condizionarci e distruggerci rispetto alla nostra abilità di usarla e piegarla a scopi e obiettivi positivi e in grado di aprirci nuove opportunità future. Condizionati come siamo da valori religiosi (i processi a Galileo, all’eliocentrismo Copernicano, a Giordano Bruno non sono poi così lontani) e paure ataviche (fine dell’antropocentrismo) sposare la prima tesi è quasi una scelta naturale. Si paventa il determinismo tecnologico  e si finisce per diventare semplici osservatori passivi di una evoluzione che non può essere interrotta perché parte integrante dell’evoluzione umana.

Per uscire dal dilemma e allontanare le paure emergenti è sufficiente dotarsi di nuove lenti. Invece di vivere come se stessimo per finire subordinati e schiavizzati dalla tecnologia e dalle sue macchine robotizzate e intelligenti, e presto anche senzienti, conviene riflettere su quanto sia cambiato il contesto in cui oggi viviamo. E’ un contesto mutato dalla mutua relazione, interazione e collaborazione tra esseri umani e tecnologia, tra mente artificiali e umane, tra mondi virtuali e reali. E’ un contesto più ricco, fatto di integrazione tra realtà diverse, di realtà aumentate e di infinite nuove opportunità di espressione individuale, professionale e lavorativa.

Per vincere le paure a livello individuale è sufficiente informarsi, approfondire le proprie conoscenze del passato, elaborare pensiero critico e analitico. Farlo significa prendere nota che la scrittura non ha distrutto la memoria sulla quale si basava l’oralità del passato, la radio non ha impedito la lettura, lo smartphone non ha impedito la scrittura ed è anzi diventato lo strumento perfetto per la documentabilità. La tecnologia è sempre stata l’espressione di una data civiltà e società, della sua capacità di immaginazione e scientifica, delle sue elaborazioni cognitive, filosofiche e culturali.

Per evitare che alla fine di una evoluzione che sembra inarrestabile possa prevalere la macchina, il computer Hal del film 2001 Odissea nello spazio che prenderà il controllo della missione spaziale determinandone l’esito fatale per gli umani a bordo, ciò che va evitata è la paura e la subordinazione al potere della macchina. Meglio cavalcare l’onda della trasformazione e del cambiamento, acquisire maggiori conoscenze tecnologiche e studiarne le sue concrete applicazioni e implicazioni, cogliere la sua interdipendenza, pervasività e utilità pratica.  

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