
A trarre il maggior vantaggio dalla quantità di dati prodotti online sono i protagonisti del mercato tecnologico, Google, Facebook e Amazon in testa. I dati che le loro applicazioni sono capaci di generare e i motori software da essi costruiti per archiviarli, organizzarli e analizzarli sono diventati un asset portante del loro business e un ambito di nuovi investimenti futuri in termini di Big Data e Cloud Computing. I dati da essi raccolti sono venduti a grandi Marche o a società che operano nel mercato commerciale alla ricerca di utili informazioni per calibrare meglio campagne promozionali e iniziative marketing e commerciali.
Senza memoria non c’è conoscenza
A trarre vantaggio dalla maggiore disponibilità di dati e informazioni possono però essere tutti. Ad esempio piccoli operatori indipendenti o agenzie di trading che sono interessate a fornire ai loro clienti le migliore esperienze nelle loro attività legate all’investimento e alla borsa dei titoli azionari. I dati che possono servire sono quelli raccolti durante le attività online del cliente e che opportunamente catalogati, archiviati e analizzati possono fornire utili conoscenze e indicazioni sui comportamenti, le motivazioni e i bisogni del cliente.
Disporre di dati numerosi e coerenti con il profilo del cliente può servire ad una agenzia di investimento o a auna banca a fornire le informazioni utili in ogni fase dell’attività online del cliente, anche attraverso l’analisi dei suoi comportamenti precedenti e delle sue attività al di fuori della banca. Ad esempio raccogliendo e analizzando i dati prodotti dal cliente nella sua frequentazione dei social network.
I dati e le informazioni sono disponibili in grande quantità e sono diventati economici. Grazie alle tecnologie di cloud computing e Big Data, aziende e realtà di ogni dimensione possono dotarsi di strumenti analitici e con investimenti limitati produrre nuove informazioni e conoscenze sul loro asset principale, la clientela. L’obiettivo è di riuscire a soddisfare al meglio i suoi bisogni e desideri. Il rischio è di cadere vittima del surplus informativo e di strumenti analitici inadeguati o insufficienti.
L’analisi dei dati è cosa seria che non può essere demandata semplicemente a strumenti tecnologici. Le aziende che puntano al dato come strumento e asset su cui investire devono dotarsi di nuove professionalità con competenze e talenti utili all’analisi approfondita dei dati o alla costruzione di opportuni programmi software da mettere a disposizione della clientela interna (ufficio marketing e customer service) e esterna (partner e clienti). Per analizzare transazioni ma soprattutto comportamenti, atteggiamenti e abitudini delle persone online servono ben altre competenze e conoscenze di quelle applicate nei primi anni delle applicazioni di business intelligence o dei programmi fedeltà della grande distribuzione.
La quantità e i volumi di dati disponibile richiede anche grandi investimenti in infrastrutture di cloud computing, storage e Big Data, oltre allo sviluppo di nuove applicazioni ad hoc.
A fare la differenza in molti casi è la capacità di raccogliere informazioni sia online che offline. Nel caso di una banca ad esempio la capacità di cogliere e memorizzare le azioni e i comportamenti del cliente allo sportello della filiale sotto casa, così come le attività di banking online eseguite da casa o dall’ufficio.